Mission possible: quattro volontari armati di phon
“Quando sono uscita da casa, ho visto un’altra Venezia: c’era un clima di rassegnazione e disperazione in tutta la città” racconta Giulia, studentessa della Ca’Foscari di origine catanese.
Insieme ai suoi tre coinquilini, Giulia si è improvvisata volontaria, aderendo all’associazione “Venice Calls”, per aiutare la dove ce n’era bisogno. Era il tredici novembre, giorno successivo alla catastrofe che ha coinvolto la Serenissima.
“Siamo andati in giro per la città per vedere chi avesse bisogno di aiuto. Arrivate in Campo Santa Maria Formosa ci troviamo davanti uno dei simboli di Venezia: la libreria Acqua Alta. Decidiamo di entrare, pensando che ci fossero all’interno già tante e tanti volontari. Varco la soglia, mi presento alla ragazza che lavora lì, Diana, le dico che siamo venuti per dare una mano armati di tre phon. A Diana le si è illuminato il viso, non mi scorderò mai quello sguardo. In quel momento ho capito che stavo facendo qualcosa di buono, serviva il mio aiuto e quello dei miei amici” -dice Giulia- “Diana ci ha ringraziati e poi ci ha mostrato le prese dove attaccare i phon. Abbiamo passato tutto il pomeriggio ad asciugare manifesti e interi volumi che grazie al nostro aiuto, adesso sono in vendita. Se non fossero stati asciugati in tempo avrebbero raggiunto il macero.”
“Il nostro gesto è stato apprezzato anche da Lino, il figlio del proprietario della libreria Acqua Alta. Quella sera ha deciso di sdebitarsi offrendoci una pizza. Ora abbiamo un gruppo su Whatsapp grazie al quale Lino e Diana ci tengono aggiornati sulla situazione della libreria. Da giorni la libreria riceve telefonate da tutto il Veneto, molti vogliono aiutare donando fascicoli ad Acqua Alta. Le difficoltà però continuano, domani sono previsti 140 centimetri d’acqua, di certo non paragonabili ai 187 cm della volta scorsa, ma questo sta a significare che lo stato di emergenza continua ad esserci.”
“I negozianti si sentono abbandonati dallo Stato, il famoso Mose che avrebbe dovuto difendere la laguna da tutto ciò, è in costruzione da più di dieci anni ormai: esiste, ma non funziona. Ha portato solo ad arresti e tangenti – afferma Giulia- questa mancata promessa produce solo frustrazione nei veneziani. A Venezia è diventato quasi un tabù la parola Mose, meglio non nominarlo, altrimenti svengono. In città, in questi giorni, ci sono state diverse proteste contro il sindaco e contro tutti questi appalti fasulli.”
Venezia è molto attraente agli occhi dei turisti, Giulia però è rimasta colpita dal loro atteggiamento di fronte al disastro ambientale: “Io ho visto turisti farsi selfie mentre io sgobbavo per la libreria, si parla di migliaia di euro di danni che nessuno restituirà. I veneziani si sentono abbandonati e i turisti se ne fregano. La città è a misura di turista ormai, è diventata un parco acquatico per divertimento.”