Bello ciao
La caduta di Salvini
Salvini questa estate se l’era immaginata trionfale. Era partito per il sud spavaldo, col petto in fuori, il ghigno del vincente, lo sguardo alle telecamera. È stato accolto da una lunga e sonora pernacchia. “Buffone, buffone, buffone”.
I codazzi di gente esultante attorno al ministro dell’Interno, che si erano visti fino a pochi mesi fa, si sono trasformati in cordoni di polizia per impedire alle persone comuni di prenderlo a insulti. I suoi sostenitori pronti a ore di fila per un selfie, ridotti a poche decine di dirigenti di partito interessati soltanto a qualche poltrona. I cori “Matteo, Matteo, Capitano, Capitano” tragicamente mutati in “Cornuto, cornuto”.
Da oggi Salvini non è più ministro: la Lega non è più al Governo.
C’è chi crede che si tratti soltanto di una questione di palazzo, fatta di equilibri parlamentari, di poltrone da salvare e cerimonie istituzionali. C’è chi crede che il consenso intorno alla Lega e a Salvini sia rimasto immutato. Qualcuno pensa che il Paese non sia cambiato, che bisogna essere prudenti nelle analisi e che bisogna guardare al futuro con sospetto e diffidenza, perché ancora cupo e pericoloso.
Domani forse, oggi no. Oggi festeggiano i cinquemila radunati al molo di levante del porto di Catania per liberare i centosettantasette naufraghi tenuti in ostaggio a bordo della nave Diciotti, sono lì felici e con una potente lampada mandano un messaggio in codice morse sulla banchina presidiata dalla polizia: “Salvini suca”. Festeggiano le centinaia di migliaia che hanno sfilato a Milano, a Roma, a Riace. Le ragazze e i ragazzi dei pride, le donne di Verona.
Non sarà più un ministro a gridare parole di odio verso chi è nero di pelle, chi è rom, chi è senza casa. Non sarà più un ministro a calpestare la Costituzione e a invocare pieni poteri. Niente più uniformi a casaccio, ruspe e conferenze istituzionali trasformate in comizi.
Salvini è caduto, sprofondato, affogato nell’odio che lui stesso ha generato. Colpevole di innumerevoli nefandezze, è stata infine la hybris, la tracotanza a risultargli fatale, come nella Grecia omerica. In altre parole “isti pi futtiri e fusti futtutu”.
Ora ci sarà da ricostruire. Bello ciao, bello ciao, bello ciao ciao ciao.