Il vento è cambiato
Salvini cacciato via dai catanesi.
Matteo Salvini a Catania si aspettava un bagno di folla, un “esercito del selfie”, un comizio da qualche predellino e un glorioso corteo per le strade del centro, con una massa acclamante al seguito. Se lo aspettava perché, in qualche modo, era già successo a dicembre, quando il ministro andò in visita a Catania dopo il terremoto che sconvolse le pendici dell’Etna. Se lo aspettava e lo pretendeva perché, secondo lui e secondo chi lo aveva invitato (Sindaco e Giunta di Fratelli d’Italia e Lega), avrebbe dovuto raccogliere inchini e ringraziamenti per quelle norme votate dal Governo Conte e dal Parlamento che cancellano parte dei debiti delle città in dissesto. Se già a dicembre i catanesi lo avevano osannato, dopo il “salva-Catania” si sarebbero dovuti prostrare ai suoi piedi.
Fratelli d’Italia e Lega avevano fatto in tutti i modi perché ciò si verificasse. Il Sindaco Salvo Pogliese, con una forzatura ora all’attenzione della Prefettura e della magistratura contabile, ha deciso di far tenere il comizio di Salvini nel Municipio in modo da schierare inequivocabilmente la città dalla parte della Lega. Gli esponenti della Lega, anche Sindaci e amministratori, avevano fatto carte false per convincere più simpatizzanti possibile a recarsi in piazza per accogliere Salvini, nonostante non vi fosse alcuna autorizzazione rilasciata alla Lega a tenere in piazza un comizio o qualunque altra iniziativa politica. C’erano magliettine col simbolo leghista, ventagli, cappellini e pure bandiere con la foto del Kapitano. Lo stesso Matteo Salvini e il suo potentissimo staff della comunicazione avevano riempito i social dell’appuntamento alle ore 16 in piazza Duomo.
Non è andata affatto come si aspettavano. Nonostante il grande caldo domenicale, scoccate le quattro del pomeriggio la piazza si è iniziata a riempire di persone e cartelli. Da una parte qualche decina di leghisti “siciliani”, dall’altra una folla di centinaia di persone che andava continuamente ingrossandosi: lì per contestare la presenza di Salvini e la scelta del Sindaco di ospitare il comizio della Lega in Municipio.
Partono i cori contro la Lega, si canta Bella Ciao, si grida che “siamo tutti antirazzisti”. Il palazzo del Comune è assediato. Da un balcone su piazza Duomo, la Rete Restiamo Umani srotola un grande striscione “Catania non si Lega”. Parte un enorme applauso. Alle quattro e mezza i manifestanti contro Salvini sono talmente tanti che occupano anche la porzione di piazza riservata ai leghisti, che sono così costretti a ripiegare verso via Etnea e ad abbandonare piazza Duomo. Le macchine del Kapitano non possono entrare per via della gran folla e fanno ingresso in Municipio di nascosto, da un ingresso laterale. Nonostante i cori si sentano forte dentro il palazzo, Salvini e il Sindaco Pogliese si ostinano a tenere il comizio, camuffato da “riunione di lavoro”, in Sala Giunta. Salvini al centro, il Sindaco alla sua sinistra, l’assessore leghista nonché responsabile siciliano della Lega alla sua destra. Al Prefetto, palesemente indispettito e imbarazzato, è destinato il posto di lato, all’ultimo, accanto all’assessore. I leghisti al comizio vengono prima delle cariche istituzionali.
Nulla ovviamente di istituzionale nelle parole del ministro, che ripete il discorso preparato per “l’Estate italiana tour” della Lega, di cui Catania è tappa: l’Italia del sì, l’Italia del no, la necessità di dare il voto alla Lega. Poi, con tono solenne, il discorso al popolo di Catania: “abbiamo salvato il Comune di Catania, senza essere degli eroi. Ora gli autobus funzionano e i dipendenti sono al lavoro. Io rispondo coi fatti”. In cuor suo avrebbe voluto spalancare le finestre, affacciarsi al balcone e pronunciare quelle parole dall’alto, su una piazza piena di bandiere leghiste. Ma da piazza Duomo l’unico grido che si alza è: vergogna, buffone!
I cittadini che un anno fa in migliaia avevano manifestato al porto per liberare gli ostaggi di Salvini a bordo della nave Diciotti, le cittadine che non possono accettare l’ipocrisia di un politicante che ha sempre insultato il sud e i siciliani, i tanti che avevano confidato in alcune misure sociali del Governo Conte e che ora vedono Salvini far cascare quel governo, i tantissimi che non sopportano gli oltraggi alla democrazia e alle istituzioni del capo della Lega spontaneamente hanno riempito le strade intorno al Municipio, talmente tanti che Salvini è dovuto scappare, annullando passeggiate e comizi in piazza. Una bottiglietta di plastica vola sul cofano della sua macchina al momento in cui, sgommando, fugge dal Municipio. Buttata giù dall’alto, da qualche finestra del Comune.
La scelta di far cadere il governo, di credersi forte e invincibile, per Salvini è stata un clamoroso errore. Il bagno di folla aspettato si è tramutato in un assedio. Per la prima volta Salvini è costretto ad annullare un evento per via del numero enorme di contestatori e del numero troppo esiguo di suoi sostenitori. Il Sindaco della città che aveva appena lasciato Forza Italia per approdare in Fratelli d’Italia con la speranza di approfittare del vento di destra estrema, ora è imbarazzato e umiliato. Catania che è stata la città d’Italia che per prima indicò la sconfitta politica di Renzi, votando al 76% No al Referendum costituzionale, ora caccia fisicamente Salvini dalla sua piazza principale. Il vento è cambiato.