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La guerra al precariato continua

Bologna: i Riders Union un anno dopo la Carta dei diritti

Il 31 maggio 2018 è stata firmata la “Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano”, con l’obiettivo di far crescere le piattaforme digitali senza abbassare le tutele dei lavoratori.

A un anno dalla firma, dopo scioperi reiterati, sotto sole, pioggia, perfino neve, controvento e contro il tempo, il tavolo di trattativa è saltato e si è giunti ad un punto morto. La Carta, firmata da sole tre piattaforme, Sgnam e MyMenu (oggi fuse in Meal srl) e Domino’s Pizza, non ha nessun valore legale. Per tutte le altre piattaforme di food delivery, come conferma l’assessore al Lavoro del Comune di Bologna Marco Lombardo, “la Carta dei diritti dei riders non ha nessuna forza coercitiva, rimane un atto di soft law che allo stato dei fatti è praticamente ignorato”. Si è cercato in tutti i modi di estendere questo modello a livello nazionale. La Carta è stata inviata al ministero del lavoro, sperando che potesse essere la base per una futura legge di tutela forte, ma oggi, nonostante Di Maio abbia detto che “i riders oggi sono il simbolo di una generazione abbandonata dallo Stato”, nulla di concreto è stato ancora fatto. Si devono a questo le numerose proteste dei riders bolognesi, e non solo, dell’ultimo periodo.

Se si è arrivati a qualche risultato lo si deve a tanti ragazzi e ragazze come Leonardo, rider di Deliveroo a Bologna. Lui è entrato nel mondo dei riders e delle consegne a domicilio sette mesi fa per ottenere una parziale indipendenza economica dai genitori. “Le difficoltà sono molteplici – ci dice Leonardo – e spesso dovute alla scarsa gestione dei ciclofattorini. Si lavora anche in condizioni climatiche avverse, sempre in mezzo al traffico e soprattutto in periferia non è semplice orientarsi in bicicletta”. Fa in media cinque sere alla settimana per sette euro netti all’ora con altri centocinquanta colleghi, la maggior parte studenti universitari come lui. “Continuerò a svolgere questo lavoro, ormai ne ho accettato le logiche ma spero che siano fatti passi avanti sui diritti fondamentali che ogni lavoratore dovrebbe avere e che oggi i riders non hanno”.

Lo dobbiamo a Riccardo, collega di Leonardo, che ha iniziato la battaglia per i propri diritti il 13 novembre 2017, quando una forte nevicata ha paralizzato Bologna con diversi gradi sotto zero e le strade ghiacciate. Quel giorno è caduto, si è fatto molto male e non ha ricevuto un euro di assicurazione, perdendo anche il compenso di quella giornata.

Di Maio ha ribadito che farà una legge. Ha dichiarato “guerra al precariato” e nel frattempo i riders rischiano la vita. È successo a uno studente dell’Alberghiero, a Bari. Alberto Piscopo Pollini aveva 19 anni, voleva guadagnare qualcosina e invece è stato travolto da un’auto, una sera di dicembre, mentre consegnava una pizza. Lo dobbiamo anche e soprattutto a lui.

Non c’è più tempo, ministro Di Maio. A Bologna si continua a scioperare, a Roma si lavori per dare a questi lavoratori e queste lavoratrici la giusta dignità.

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