Venerdì per il futuro
Anche a Catania i giovani avvertono gli “adulti” che bisogna dare una mano a cercare di salvare il pianeta, che è nei guai. Ascoltiamoli…
“Sono una studentessa del terzo anno del Liceo Scientifico Boggio Lera e faccio parte di Fridays For Future”, si presenta Emma. “Il nostro vantaggio è di essere inclusivi, non solo nei confronti di tutte le realtà che ne fanno parte, ma anche di tutti i singoli, indipendentemente dalla fascia d’età e dall’estrazione sociale. Le conseguenze delle scelte distruttive che sono state adottate le pagheremo noi delle nuove generazioni, ed è proprio questo che ci dà la spinta per cercare una soluzione.
La responsabilità è soprattutto politica, di chi è stato al governo negli ultimi anni e ha ignorato il problema. E in misura minore è anche personale, perché ad esempio dovremmo cercare di fare la raccolta differenziata, ma a Catania purtroppo è garantita solamente nella zona di Corso Italia, mentre per tutte le altre persone risulta impossibile provvedere in altro modo. Ma in ogni caso dobbiamo ricordarci che sono le grandi aziende a produrre la maggior parte delle emissioni. Ora siamo in un momento critico e non abbiamo più tempo, perché fra dodici anni non ci sarà certo la fine del mondo, ma i cambiamenti climatici saranno irreversibili, non potremo più tornare indietro.”
Luca è uno studente del quinto anno dell’Archimede, di cui è rappresentante d’istituto, ma fa parte anche di Liberi Pensieri Studenteschi, un collettivo cittadino, e racconta in che modo si sono attivati nei luoghi della formazione. “Fridays For Future a Catania si è costituito dopo un’assemblea cui hanno partecipato moltissime associazioni, spazi sociali, collettivi studenteschi, che hanno aderito perché credono in tutto ciò di cui parla Greta. Da subito ci siamo mobilitati con assemblee in Università e nelle scuole, per poi incontrarci ogni venerdì in Piazza Università in momenti formativi ma anche ludici. Fino al 15 Marzo, quando il corteo, partito da Villa Bellini, ha percorso Via Etnea concludendosi con una grande assemblea. Erano presenti tantissimi studenti da tutte le scuole di Catania, ma hanno partecipato anche i genitori, studenti universitari, insegnanti, lavoratori, artisti di strada. E’ stato un corteo molto eterogeneo. Nelle scuole abbiamo puntato sulla sensibilizzazione, promuovendo la pulizia di spazi comuni cittadini, come quella di Parco Falcone, insieme al Collettivo Galilei, o quella di Piazza Cutelli e zone limitrofe, insieme a Legambiente. In più sosteniamo dei progetti di raccolta differenziata, dato che come studenti ogni giorno produciamo tantissimi rifiuti, e cerchiamo di indirizzare gli studenti verso il consumo di cibo alternativo a quello dei distributori, dato che è confezionato in plastica monouso. Come collettivo siamo stanchi anche di tutte quelle grandi opere che devastano il territorio inutilmente, come il MUOS, che è l’emblema dell’imperialismo americano e che è stato costruito all’interno di una riserva naturale come la sughereta di Niscemi. Ma anche per la TAV in Val Susa vale lo stesso ragionamento.”
“Io studio Fisica, e le connessioni che ci sono con il mondo della scienza mi sono molto care”, conclude nuovamente Paolo. “Purtroppo abbiamo avuto in passato la visione di una scienza contrapposta alla volontà popolare, come se la scienza avesse fatto gli interessi dei pochi. Oggi invece, per la prima volta, abbiamo la possibilità di affermare una concezione della scienza, della conoscenza e dei saperi come di qualcosa che sta dalla parte di chi sta subendo le decisioni politiche. E’ vero che ci sono tante teorie che negano i cambiamenti climatici, però io sono convinto che il tema della tutela dell’ambiente sia molto intuitivo, gli effetti possiamo osservarli direttamente con i nostri occhi. E voglio fare un appello agli studenti: noi siamo la prima generazione che sta subendo l’impatto dei cambiamenti climatici, ma allo stesso tempo siamo l’ultima generazione che può fare qualcosa per fermarli, quindi per noi è ancora più importante continuare a lottare”.
“Fridays For Future nasce da Greta Thunberg, una sedicenne svedese che qualche mese fa ha iniziato a protestare ogni venerdì davanti al parlamento del suo paese” racconta Paolo, studente dell’Università di Catania. “Da quell’azione hanno tratto spunto migliaia di studenti e, giorno 15 Marzo, più di due milioni di persone sono scese in piazza in tutto il mondo per il primo sciopero climatico, quattrocentomila solo in Italia, per chiedere un cambio delle strategie politiche sul tema dell’ambiente, per ridurre le emissioni di gas serra, e per contenere l’aumento della temperatura entro la soglia di 1,5 gradi. Il problema è stato ignorato per tanti motivi, legati alla difficoltà di immaginare un modello economico alternativo, e soprattutto perchè il sistema ha una sua inerzia, cioè noi oggi stiamo vedendo gli effetti delle scelte che sono state prese tanti anni fa. I politici, che hanno come orizzonte un mandato di appena cinque anni, non si sono preoccupati di ciò che sarebbe potuto succedere dopo dieci, venti o trent’anni. Il successo dello sciopero del 15 Marzo è stato frutto di una grande voglia di partecipare da parte di tutti i giovani che fino ad ora sono rimasti inascoltati, e che hanno visto in questo tema un modo per manifestare la loro volontà di pesare sulle decisioni che vengono prese. E poi siamo la fascia di popolazione che ha il futuro più incerto di tutti, sotto tutti i punti di vista: dal punto di vista economico, sociale e anche dal punto di vista ambientale ovviamente. Fridays For Future è anche un modo per combattere l’insicurezza che abbiamo nei confronti del futuro.”
SCHEDA
FRIDAYS FOR FUTURE
Fridays For Future è un’idea di Greta Thunberg, una sedicenne svedese che da mesi ogni venerdì protesta davanti al parlamento del suo Paese per chiedere leggi incisive per la salvezza del pianeta. Il suo esempio è stato seguito da giovani di tutto il Pianeta Terra – più di due milioni, 400mila in Italia, alla grande manifestazione del 15 marzo – e continua a diffondersi dappertutto. Gli obiettivi? Leggi serie antinquinamento, riduzione dei gas serra, contenimento dell’aumento di temperatura al minimo (vitale) di quattro gradi e mezzo. Ciò significa immaginare un modello economico alternativo, cosa non facile ma urgente, visto che oggi stiamo pagando le scelte politiche contingenti di dieci, venti, trent’anni fa. Le pagano soprattutto i giovani, il cui futuro è oggi – da ogni punto di vista – veramente incerto. Forse per questo fra loro Fridays For Future ha tanto successo.