Il dissesto è arrivato
49 milioni di euro di tagli al Comune di Catania
Quando il Consiglio Comunale di Catania ha dichiarato il dissesto finanziario non molti hanno capito che conseguenze ci sarebbero state per la città. L’atto era ineluttabile, hanno detto, e a cuor leggero i consiglieri si sono allineati e fidati. La responsabilità del disastro finanziario era imputabile alle amministrazioni precedenti, la richiesta perentoria della dichiarazione di dissesto veniva dalla Corte dei Conti, e così il centrodestra ha votato a favore e pure il Movimento 5 Stelle. Con l’unica eccezione del capogruppo in consiglio comunale.
Ma passati quattro mesi da quel voto, archiviata la bufera mediatica su chi è il responsabile del crac e in attesa che la magistratura intervenga, restano sul tavolo i problemi della città, i soldi che mancano e i tagli da attuare.
La road map del dissesto è tutta scritta in una decina di articoli del Testo Unico degli Enti Locali. Ai sensi dell’articolo 252 del TUEL l’8 febbraio 2019 è stato emanato dal Presidente della Repubblica il decreto di nomina dell’Organismo Straordinario di Liquidazione, una commissione formata da tre persone che dovrà gestire tutti i debiti accumulati dal Comune fino al 31 dicembre 2018. Fanno parte del cosiddetto Osl il Dottor Antonio Meola, la Dottoressa Teresa Pace, con l’incarico di Presidente, e il Dottor Giuseppe Sapienza. Per facilitare i lavori dell’Osl il Comune ha indicato una decina di dipendenti, ratificati dalla commissione, che costituiscono l’Ufficio di supporto.
L’Osl ha pubblicato un avviso intimando a tutti i creditori del Comune (aziende, privati, lavoratori) di presentare entro sessanta giorni un’istanza per essere ammessi alla “massa passiva”. In questo modo si verificherà a quanto ammonta precisamente il debito del Comune di Catania verso i privati.
Tutto ciò che riguarda gli impegni di spesa precedenti al 31 dicembre 2018 verrà gestito dall’Osl, le nuove entrate del Comune saranno invece gestite normalmente dalla Giunta e dal Consiglio Comunale attraverso un nuovo bilancio, non più gravato dai debiti e fedele solo alle entrate certe dell’ente: il bilancio stabilmente riequilibrato.
L’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato deve essere approvata dal Consiglio Comunale entro novanta giorni dall’emanazione del Decreto di nomina dell’Osl, articolo 259 del TUEL. Entro i primi giorni di maggio 2019. L’ipotesi di bilancio verrà quindi, ai sensi dell’articolo 261 del TUEL, inviata alla Commissione per la stabilità finanziaria del Ministero dell’Interno che avrà quattro mesi per esprimere un parere sull’atto contabile. Qualora venissero formulati rilievi o richieste da parte della Commissione, il Comune avrà sessanta giorni per rispondere e i tempi per l’espressione del parere verranno sospesi. Qualora la Commissione esprimesse un parere favorevole toccherà al Ministero dell’Interno approvare il bilancio stabilmente riequilibrato tramite decreto.
Tuttavia vi è la possibilità che la Commissione non approvi la proposta di bilancio, in questo caso il Ministero emanerebbe un decreto di diniego all’approvazione. La Giunta dovrà quindi riscrivere l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato, di nuovo il Consiglio Comunale dovrebbe approvarla e ripartirebbe l’iter al Ministero. Una eventuale nuova bocciatura dell’ipotesi di bilancio sarebbe definitiva.
Nell’ipotesi di bilancio riequilibrato il Consiglio Comunale dovrà indicare tutte le misure volte alla diminuzione della spesa pubblica e all’aumento delle entrate. Da un lato quindi l’aumento delle tariffe per ogni servizio pubblico, l’aumento delle tasse, la lotta all’evasione fiscale. Dall’altro lato il licenziamento di personale delle società partecipate, il blocco del turn over degli impiegati comunali, la svendita del patrimonio immobiliare della città, la privatizzazione delle quote delle società partecipate. Ma anche la cancellazione di molti servizi e convenzioni, in particolare nell’ambito sociale.
“Per la riduzione delle spese correnti l’ente locale riorganizza con criteri di efficienza tutti i servizi, rivedendo le dotazioni finanziarie ed eliminando, o quanto meno riducendo ogni previsione di spesa che non abbia per fine l’esercizio di servizi pubblici indispensabili. L’ente locale emana i provvedimenti necessari per il risanamento economico-finanziario degli enti od organismi dipendenti, nonché delle aziende speciali”. “L’ente locale, ugualmente ai fini della riduzione delle spese, ridetermina la dotazione organica dichiarando eccedente il personale comunque in servizio in sovrannumero rispetto ai rapporti medi dipendenti-popolazione fermo restando l’obbligo di accertare le compatibilità di bilancio”.
La stima è di circa 49 milioni di euro di risparmi che dovranno essere inseriti nel bilancio stabilmente riequilibrato. Sì esattamente la stessa cifra che la Lega Nord, partito di uno degli assessori comunali di Catania, ha rubato e che dovrebbe restituire in ottantuno anni allo Stato.
Nell’attesa della macelleria sociale che scaturirà dall’approvazione del nuovo bilancio, Catania è già alla fame. Infatti indipendentemente dalla dichiarazione di dissesto il Comune non ha più soldi in cassa. Gli stipendi dei dipendenti delle società partecipate vengono pagati a singhiozzo, così come i servizi gestiti dalle cooperative. Asili nido, assistenza alle persone diversamente abili, assistenza agli anziani sono sempre più precari e rischiano di dover essere bloccati per mancanza di liquidità. Il Comune non ha più i soldi nemmeno per le spese essenziali.
Sindacati, lavoratori, funzionari e politici gettano gli occhi al cielo, nella speranza che da Roma arrivi qualche centinaio di milioni di euro per salvare la città. Nel frattempo tentano di tenere tutto sotto silenzio, in modo che nessuno possa incazzarsi e rivendicare i propri diritti di cittadino e lavoratore.
È necessario darsi una mossa per fermare il disastro. Il dissesto è arrivato.