Le macerie del gruppo Abate
Al centro popolare Colapesce la conferenza stampa dei lavoratori licenziati
Dalla crisi del gruppo Abate e dagli accordi di vendita con il gruppo Arena sono rimasti fuori circa quaranta lavoratori. Nel frattempo, a Catania, non si fermano le aperture di nuovi supermercati.
“Ho 43 anni. Praticamente sono nato con la Roberto Abate, già mio padre lavorava con loro” – racconta Guglielmo, un uomo robusto e dall’allegro accento catanese, mentre tiene una sigaretta nella mano destra – “Sono entrato come riparatore di frigoriferi e poi ho lavorato come magazziniere. Ho lavorato per Abate per più di vent’anni. Nel 2011 siamo stati trasferiti all’azienda LTM del gruppo Di Martino con un contratto di affitto tramite un concordato tra Abate e LTM. Abbiamo curato la logistica LTM per i prodotti che poi venivano venduti nei supermercati Abate. Il contratto d’affitto prevedeva il riassorbimento di Abate nel momento in cui il rapporto tra LTM e Abate si fosse concluso, come è previsto dalla legge. Invece LTM ci ha mandati a casa per esubero con un licenziamento collettivo.
Mentre il Gruppo Abate si dichiarava in crisi, noi continuavamo a lavorare a pieno regime, a caricare e scaricare merce. Un lavoratore lo capisce se l’azienda è messa male o bene. Nel 2016 Abate ha fatturato centinaia di milioni, ma nel frattempo ci veniva detto che l’impresa era in perdita. Avevamo così tanto lavoro in quel periodo che LTM ha assunto nuove persone da una cooperativa per aiutarci in magazzino.
Io in questa vicenda collettiva ho una storia personale. Mi hanno licenziato mentre ero a casa infortunato. Il 29 di ottobre dello scorso anno sono caduto mentre lavoravo con il muletto al magazzino e mi sono lacerato il braccio sinistro. A gennaio ho avuto la lettera di licenziamento. Per l’INAIL ancora non sono guarito, infatti sto prendendo il sessanta per cento dello stipendio dall’ente, mentre il rimanente quaranta per cento dovrei prenderlo dal datore di lavoro che mi ha licenziato”.
“La situazione che abbiamo davanti è schifosa. Quaranta lavoratori si sono trovati in mezzo alla strada per un motivo puramente commerciale e speculativo” – dice Lorenzo, dello sportello contro lo sfruttamento del centro popolare Colapesce – “Chi ha acquisito i supermercati di Abate non ha intenzione di assumere lavoratori che hanno contratti vecchi, più tutelati anche dall’applicazione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Quello che sta accadendo è un problema che riguarda tutti noi catanesi, è il riflesso di una classe imprenditoriale che se ne frega di quello che gli impone la legge. LTM e Abate erano per legge responsabili solidali del destino di questi lavoratori. I soldi in questa città girano e sono molti, il problema è che il denaro è nelle mani di pochi e i lavoratori sono sempre più sfruttati, anche a causa dei nuovi contratti lavorativi con minori tutele. Oggi è toccato a loro, domani toccherà a qualcun altro, per questo motivo invitiamo tutti a partecipare all’evento di finanziamento delle spese legali dei lavoratori che si terrà il 31 marzo qui al Colapesce, è una lotta di tutti”.