lunedì, Novembre 25, 2024
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“Erano solo centosettantasette negri”

Finalmente viene dinanzi a noi una questione che ci appassionava: la domanda di autorizzazione a procedere… Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento ad oggi”. Benito Mussolini, discorso alla Camera del 3 gennaio 1925 sull’omicidio Matteotti.

Dal 20 agosto al 26 agosto, per sette bollenti giorni, centosettantasette persone sono state trattenute a bordo della nave della Guardia Costiera Diciotti, ormeggiata al porto di Catania. Donne, uomini, bambini, questi fatti in scendere qualche ora prima degli adulti.

Donne e uomini liberi, che non avevano commesso alcun reato, contro i quali non era stato emesso nessun provvedimento della magistratura. Liberi di richiedere asilo e di essere condotti nei centri di accoglienza. Sequestrati a bordo di una nave dello Stato italiano, in condizioni igieniche e sanitarie precarie.

Questo è il fatto.

Non c’entra nulla la politica sull’immigrazione del Governo, non c’entra nulla il contenzioso politico con gli altri Stati dell’Unione Europea, non c’entra nulla neanche l’eventuale scelta di un Governo di chiudere le frontiere.

Per quanto le si possa reputare sbagliate è legittimo per un governo sostenuto dal parlamento, nelle forme e nei limiti della Costituzione, scegliere quali politiche adottare in tema di immigrazione, scegliere come agire nei confronti dell’Unione Europea, decidere le politiche di accoglienza.

Ma quelle centosettantasette persone con la politica non avevano nulla a che vedere. “Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge” recita l’articolo 13 della Costituzione italiana. “Chiunque sequestra una persona o la tiene in suo potere minacciando di ucciderla, di ferirla o di continuare a tenerla sequestrata al fine di costringere un terzo, sia questi uno Stato, una organizzazione internazionale tra più governi, una persona fisica o giuridica o una collettività di persone fisiche, a compiere un qualsiasi atto o ad astenersene, subordinando la liberazione della persona sequestrata a tale azione od omissione, è punito con la reclusione da venticinque a trenta anni” dice l’articolo 289 ter del codice penale.

Tenere bloccate su una nave centosettantasette persone o anche una sola, è un reato.

Qualcuno pensa che il fatto che quelle persone fossero migranti è un’attenuante. Qualcuno pensa che siccome il clima sociale nel paese è di crescente razzismo e insofferenza agli stranieri sia legittimo trattare i migranti come se non fossero persone con pieni diritti. E dunque si sostiene che il sequestro di persona possa legittimamente essere adoperato come strumento di azione politica di un Governo.

Questo è il fatto.

Appare incredibile che nell’Italia dove questo accade il punto politico circa la scelta del Tribunale dei Ministri di processare Matteo Salvini per sequestro di persona aggravato, non sia l’indegnità e la gravità del reato commesso, bensì l’eventuale incoerenza del Movimento 5 Stelle nel rifiutare l’autorizzazione a procedere verso un politico. Un disastroso capovolgimento della morale pubblica.

Ancora più grottesca la posizione di chi pur di non generare una crisi di governo avalla politicamente il reato, lo rivendica, se ne dice complice.

Quelle centosettantasette persone sono i nuovi Matteotti. Ne scriveranno i libri di storia quando non sarà più possibile giustificarsi dicendo che in fondo erano soltanto centosettantasette negri.

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