Processo Beta e la mafia urbanistica. L’ingegnere che non vede e l’obolo del 3%
Processo antimafia Beta, udienza dell’8 gennaio
Decine di immobili da destinare alle famiglie che popolano le baraccopoli di Messina sud; alloggi di edilizia popolare e residenziale nelle aree più ambite ma geologicamente fragilissime di Torrente Trapani e San Licandro; un maxiparcheggio e l’ennesimo centro commerciale in pieno centro città; finanche il progetto per il nuovo Palazzo di giustizia.
Sono alcuni degli affari speculativi che la famiglia di mafia Romeo-Santapaola sperava di portare a termine a Messina anche grazie gli uffici di un sin troppo compiacente funzionario del dipartimento di Urbanistica del Comune e di qualche suo più stretto collaboratore e sodale. È quanto emerso l’8 gennaio all’udienza del processo antimafia Beta durante il lungo esame del neocollaboratore di giustizia Biagio Grasso, il costruttore originario di Milazzo già partner economico e imprenditoriale di punta del clan peloritano organico alla potente organizzazione criminale dei Santapaola di Catania.
A specifica domanda del pubblico ministero Liliana Todaro, Biagio Grasso si è soffermato inizialmente sulla vicenda relativa al bando di gara per l’acquisto da parte dell’Amministrazione comunale di Messina di 64 alloggi a Fondo Fucile, da destinare all’assegnazione in locazione definitiva ai fini del programma di sbaraccamento di Fondo Fucile. “In quel momento, il bando di acquisto del Comune lo seguimmo io, Vincenzo Romeo e Carlo Borella, quest’ultimo poi estromesso dall’operazione, fermo restando che per l’acquisto dei 64 alloggi la parte legale l’ha curata l’avvocato Andrea Lo Castro, non entrando realmente in quota parte ma avendo promesso un appartamento di cui ci dovrebbe essere anche un compromesso a nome suo nei miei atti, che poi non si è concretizzato perché sono arrivati gli arresti”, ha spiegato il costruttore. “L’operazione ci venne proposta a fine 2012, inizio 2013, da Italcase, società di intermediazione immobiliare facente capo a Giuseppe Giuliano e un’altra persona di cui ora non ricordo il nome. Attraverso il socio fittizio, tale Vittorio Lo Conti della R.D. Costruzioni ma socio alla pari, al 50% in quel momento e attraverso la Italcase, mi viene proposta l’acquisizione di questa operazione che sulla carta girava molto bene, in quanto terreni tutto sommato in posizione sì svantaggiata, però popolare, perché in quel momento storico era più facile vendere quel tipo di appartamenti che altri, soprattutto in un bacino molto grande come il villaggio Aldisio. In più l’operazione era interessante perché aveva una parte di edilizia ospedaliera che la vecchia proprietà, Rosario Di Stefano e Lo Conti, neanche se ne erano accorti”.
“Loro due erano i soci, li avevo conosciuti perché sono stati anche loro fornitori della Se.Gi. S.r.l. nella costruzione del primo lotto che stavo realizzando con la società Pet sempre a Torrente Trapani, quindi già sapevo da tempo che erano in società”, ha aggiunto Grasso. “Il Lo Conti ad onor del vero è stato il primo a fornirmi le informazioni alterate, perché è arrivato con tutta una serie di schemi con nominativi e somme di denaro di acconti che poi non sono assolutamente risultati veritieri perché quando abbiamo ricontrollato e chiamato le persone singolarmente, c’ha detto la realtà delle somme che aveva versato, che erano più o meno il doppio e il triplo di quello che c’avevano dichiarato. Su tutto questo ci sono le dichiarazioni già firmate e una mia denuncia pendente presso Guardia di Finanza e credo ora un procedimento aperto presso il Tribunale. In virtù di questa vicenda ci ritroviamo anche lì per una valutazione sbagliata soprattutto mia, perché mi sono fidato molto delle persone, in una situazione però complicata, perché avevamo tutte le persone nuovamente addosso come c’era successo alla Se.Gi. S.r.l.. In quel momento avevamo un rapporto con Stefano Barbera in quanto c’era in corso un’operazione finanziaria farlocca; anche lì poi abbiamo scoperto che un tale Monteiro si era già incassato 175 più 25 mila euro. Gliel’avevamo dati a Barbera nelle more per altre situazioni, eravamo fuori di 200 mila euro e il Barbera si sentiva in colpa anche perché il Romeo l’aveva cominciato a pressare in maniera abbastanza pesante già in quel periodo. Il Barbera, sia per guadagnare qualche cosa, sia per rimettersi in bonis negli occhi nostri, ci disse: Guarda, c’è la possibilità, ci sarà un bando a breve per l’acquisizione di alloggi da parte del Comune di Messina, io ho un carissimo amico mio con cui ho fatto già diverse operazioni, lo conosce pure Monteiro, è persona di riferimento al Comune e si chiama ingegnere Raffaele Cucinotta, che comunque noi sapevamo che era a capo dell’Ufficio urbanistica, quindi chiaramente persona seria e di peso all’interno del Comune. Allora abbiamo deciso di incontrarlo. Effettivamente quasi immediatamente dopo, il bando è stato pubblicato con caratteristiche tutto sommato idonee alla nostra posizione e alla nostra tipologia di alloggi, ma per quanto riguarda noi con due grosse criticità: la prima molto importante, era che l’edificio sempre per un errore clamoroso della vecchia proprietà ricadeva per una porzione in un terreno dove eravamo comproprietari con altre tre persone, quindi nascevano complicanze del tipo che la concessone edilizia era stata rilasciata alla R.D. Costruzioni ma in realtà per quella parte eravamo senza concessione e fuori dalla possibilità di fare trasferimenti degli immobili. Il terreno su cui era stata edificata porzione dell’edificio non ricadeva cioè nella stessa proprietà del titolare della concessione edilizia. Avevamo un ulteriore problema per i tempi di consegna perché eravamo molto in ritardo. Il bando è stato improvviso, lo abbiamo saputo qualche settimana prima che uscisse da Barbera e da Cucinotta e quindi eravamo realmente un po’ in difficoltà per il completamento. Qui nascono i rapporti che porteranno poi all’aggiudicazione parziale del bando e il contatto attraverso Salvatore Boninelli presentatoci da Michele Spina e quindi entra in gioco le Costruzioni dello Stretto che dovevano venire in soccorso nostro per il completamento dell’edificio nei termini e nei modi che il bando aveva previsto”.
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