Sogno di un mattino di fine estate
“Hanno sequestrato La Sicilia”. “Chi? Come””. “Mah, il processo…”. “E allora?”. “Beh, potremmo provare a prendercela noi giornalisti antimafia. I beni confiscati… Non c’è una legge?”
E basta! Con tutti ‘sti processi di Ciancio non si campa più. Voglio dire, che voi giustamente ve ne fregate (avete cose più serie a cui pensare: i lavavetri ai semafori, i ragazzini che fumano nei gabinetti delle scuole). Ma io purtroppo faccio il giornalista, e il giornalista dei Siciliani, e me ne devo occupare per forza. E indovinate che cosa ho sognato stanotte? Il processo.
Ho sognato che stavamo uscendo dal palazzo di giustizia, giornalisti e avvocati, e qualcuno diceva: “E’ finito il processo”. “Alè! – ho pensato io, sempre nel sogno – domani finalmente mi metto a fare il giornalista sportivo”. “E quanto gli hanno dato?” ho chiesto, sempre nel sogno. L’avvocato ha bofonchiato qualcosa, che non ho capito bene. Non ho capito nemmeno se l’avevano condannato o assolto. Ho capito benissimo – sempre nel sogno, eh – la frase successiva: “Comunque, gli hanno sequestrato tutto”.
“Tutto?” ho chiesto estraendo il taccuino (anche nei sogni, se sei giornalista il taccuino ce l’hai sempre dappresso). “Tutto”. “Anche… anche il giornale?”. “La Sicilia? Ma certo. Stanno mettendo i timbri in questo momento”.
In quel momento, arrancando sullo scalone del palazzo, ti spunta il nostro direttore, sventolando tutto eccitato un’Ansa. “Ehi ehi! Hai visto! Cominciamo a preparare la richiesta!”.
“Che richiesta?”
“Ma ai beni confiscati, per la malora! Ci hanno dato il giardino, adesso vogliamo il giornale!”.
“Ma… si può?”.
“Non lo so, sto andando dall’avvocato! Comunque, è più di vent’anni che lo diciamo!”.
“Chiamami appena parli con l’avvocato!”.
“Certo! E tu intanto prepara l’assemblea!”.
E se ne va felice, sempre agitando il foglietto e roteando con aria chapliniana il bastone.
Ma guarda te. E ancora debbo sapere se Ciancio l’hanno condannato o assolto. Ripiglio il taccuino e mi dirigo verso un magistrato. In quel momento scivolo su un gradino e… casco per terra. “Ahi!”.
Ma in realtà son caduto sul morbido… dello scendiletto. Muovendomi nel sonno, ero finito giù dal letto. Condannato, assolto? Non lo sappiamo ancora. E sequestrare il giornale? Chi lo sa?
Nel caso, però, noi siamo già preparati.
E non mi par vero! Quanti anni son passati da quando a Milano andavo a cercarme l’ultimo numero del Mensile “I SICILIANI” x divorarlo. Parola x parola.
Nel frattempo sono invecchiata e mi sono anche seriamente ammalata.
Ho perso l’unico figlio messo al mondo in due settimane.
Ma ho sempre progetti.
Appena sarò in grado di farlo il vecchio sogno di iscrivermi a LIBERA e poi una capatina in Sicilia, a Catania che aspettava dall’assassinio di Giuseppe Fava questo momento!