Gli ascari di Salvini
I siciliani veri e i portaborse degli anti-siciliani
Il pregiudicato De Luca, “criticando” un articolo del Siciliano Matteo Iannitti, scrive fra l’altro:
“Che ne sai del sangue carsico? Di tutti i giovani del Sud, che sono morti, anche più giovani di te, senza chiedersi se difendevano “i confini della Padania”?.
Mio nonno, capitano di fanteria, è morto difendendo esattamente quei confini, i confini del nostro Paese, e la nostra bandiera.
Due generazioni dopo, il ladro Bossi, già capo di Salvini, ha gridato in un pubblico comizio che lui su quella bandiera ci cacava. La Lega della cosiddetta Padania voleva “liberarsi” dalla maledetta Italia, sbraitava: pagato dai soldi di Berlusconi, come ora Salvini da quelli di Trump e di Putin.
Dopo aver insultato la Sicilia, i siciliani e tutti i meridionali “sporchi e terremotati”, adesso il successore del ladro Bossi e amico dei ‘ndranghetisti calabresi ci alliscia per guadagnarsi il voto dei più fessi.
“Terrone! Vieni qui a Pontida e leccami gli stivali!”. E il capomanipolo “siciliano”, da buon ascaro, risponde obbedientemente “Si, buana!”.
Noi Siciliani veri, che abbiamo rischiato la vita per il bene indivisibile della Sicilia e della Patria, che abbiamo dietro di noi decine e decine di caduti – comunisti e preti, giornalisti e magistrati – per la libertà dalla mafia e da tutti i padroni di questa terra, noi non ci degniamo di rispondere al crucco Salvini e ai suoi poveri servi. Solo, non si permetta di nominare i giovani siciliani come mio nonno, traditi dai generali e dal re ma pronti a dare la vita per quel pezzo d’Italia che i rinnegati e i vigliacchi adesso chiamano, alla faccia dei morti, col ridicolo nome di Padania.