E via un altro pezzo della citta
L’ex collegio dei Gesuiti (che fino a poco tempo fa ospitava l’Istituto d’Arte) secondo l’Unesco sarebbe un “patrimonio dell’umanità”. E secondo le autorità siciliane? Vediamo…
«Ci sono gravissimi reati: la violazione della proprietà e di un’ordinanza del sindaco. E, a margine di questo, c’è probabilmente anche una mancanza di sorveglianza. Che è responsabilità della provincia di Catania, non della sovrintendenza». Gesualdo Campo, massimo dirigente della Regione Sicilia per i Beni culturali, interviene sull’accesso libero al collegio dei Gesuiti di Catania documentato da un video di Unaredazionesottosfratto. I cronisti di Unaredazionesottosfratto sono stati gli unici ad entrare nell’edificio, tra cortili allagati, soffitti pericolanti e disegni abbandonati, ripercorrendo i passi di 4 ragazzi, che a inizio novembre hanno pubblicato su facebook un video della loro libera scorribanda all’interno dell’ex istituto d’Arte.
Secondo Campo, del caso sarebbe responsabile la provincia di Catania che, dal 2009 a oggi, non ha ancora concluso i lavori di sgombero dei materiali di proprietà dell’ex Istituto d’arte. La provincia non ha «mai consegnato ufficialmente alla sovrintendenza l’immobile – continua Campo – che è di proprietà regionale». Acquistato circa 15 anni fa per farne la sede della nuova Biblioteca universitaria regionale. La provincia, dal canto suo, rimanda le accuse al mittente. «Non dovevamo consegnare nulla, perché la sovrintendenza era già in possesso delle chiavi ed eravamo noi a chiedere il permesso di entrare. C’è un’ampia documentazione a dimostrarlo» rispondono dall’assessorato alle politiche scolastiche.
Patrimonio dell’Umanità Unesco, l’edificio dovrebbe essere chiuso da due anni dopo una «ordinanza di pubblica incolumità» arrivata dall’ufficio protezione civile del Comune di Catania e firmata dal sindaco Raffaele Stancanelli per scongiurare i pericoli che potrebbero derivare dallo stato della struttura a chi vi entrasse. Tutto questo proprio nel periodo in cui era sovrintendente per i Beni culturali a Catania lo stesso Gesualdo Campo. Fino ad oggi nessuno aveva messo in dubbio la responsabilità diretta della sovrintendenza. Nemmeno Vera Greco, attuale sovrintendente ai Beni culturali di Catania. «L’accesso all’edificio non è consentito a nessuno, per via dell’ordinanza, ma se qualcuno si facesse male all’interno ne risponderei io personalmente», commentava fino a pochi giorni fa.
Dagli uffici della sovrintendenza l’architetto Giovanni Laudani, attuale direttore dei lavori per gli interventi di restauro – non ancora effettuati – sullo storico edificio, tenta di chiarire l’inghippo. «Lo stato dell’immobile che avete documentato è quello che è stato lasciato dal trasloco non terminato, nessun vandalo o ladro di rame». Resta il degrado di una struttura lasciata a se stessa, con tetti e muri cadenti. Perché aspettare tutto questo tempo prima di iniziare i lavori? L’architetto mostra un foglio di carta datato 15 novembre 2010, proveniente dal servizio Edilizia della provincia di Catania. Oggetto: i traslochi mai completati. «Aspettiamo da due anni la conclusione dello sgombero, abbiamo sollecitato la provincia più volte. Rispondendo a una nostra richiesta dell’11 novembre 2010 – continua l’architetto – il servizio Edilizia dichiara che il trasloco non è di sua competenza ma della direzione Politiche sociali e scolastiche».
Tuttavia la stesura del progetto in questi due anni è andata avanti senza problemi, con gli operai dentro all’edificio per effettuare rilevazioni autorizzati dalla sovrintendenza. «Le ultime rilevazioni sono state effettuate un mese fa, richieste dal Genio civile – continua Laudani – I risultati sono stati consegnati da pochi giorni e tra quattro mesi dovremmo aver concluso l’iter per l’avvio lavori di restauro». Fine dei lavori? «Tra non meno di un anno, e sarà riaperto solo il Chiostro». Consegna dei lavori teoricamente prevista in concomitanza con l’adiacente chiesa di San Francesco Borgia.
Per la messa in sicurezza dell’edificio, nel 1998 la Protezione civile ha stanziato circa 5 milioni di euro, tramite i fondi della legge 433/91 per il terremoto di Santa Lucia. Ad oggi è stata realizzata solo una parte dei lavori, nella parte dell’ex Collegio già di proprietà della Biblioteca universitaria, per una spesa complessiva di circa 800 mila euro. Concluso il progetto, i restanti fondi verranno impiegati per il resto dell’edificio. «Ma per completare e renderlo fruibile al cento per cento – conclude l’architetto Laudani – è necessaria una somma molto maggiore, almeno di 20 milioni di euro. I fondi necessari a questa operazione definitiva di recupero verranno da un bando per la realizzazione della nuova sede della Biblioteca regionale universitaria, i cui finanziamenti verranno chiesti dopo la fine dei lavori». Se non ci saranno intoppi, quindi, «da qui a tre o quattro mesi» inizierà la messa in sicurezza dell’ex collegio. Parola della sovrintendente Vera Greco.