“Mio padre ucciso da tre colpi”
Una figlia che non ha conosciuto il padre
“Era una persona di quartiere che si faceva rispettare anche se io non lo conoscevo. L’assenza di queste persone nel quartiere pesa, perché per esempio tu venivi a Picanello e trovavi le persone per strada, tutti quei ragazzi con gli scooter, cioè c’era più vita. Adesso invece è più vuota”.
Cos’è cambiato secondo te?
“Adesso sono venute a mancare le persone che davano un certo timore al quartiere. Il che è una cosa brutta da dire, tra virgolette, però comunque sono venute a mancare delle persone che rendevano il quartiere più vivo. Perché per esempio c’è il cretino che oggi si permette di buttare in aria un bambino? Perché non c’è più quella persona che, no comanda, ma ti dà il freno. Ora non ci sono più queste persone. L’assenza di certe persone pesa, nel mio caso pesa perché è l’assenza di un padre. Al di là delle guerre che si sono fatti, io voglio far capire la mia mancanza di figlia. E la sensazione che ci abbiamo perso tutti alla fine”.
Parlaci di te.
“Sono cresciuta in un paesino sull’Etna, avevo due anni quando sono rimasta senza padre. Sono nata da una relazione clandestina, quindi sono cresciuta da sola con mia madre. Quando mio padre morì non mi è rimasto niente di lui. Non l’ho mai nemmeno conosciuto, questa cosa mi ha fatto soffrire molto. Perché quando ti ritrovi all’asilo o a scuola e gli altri fanno la letterina per il papà il 19 marzo, queste sono cose che ti segnano da dentro. Mia mamma ha scelto di non sposarsi più, ha deciso di crescermi da sola e ha lottato per far sì che crescessi bene”.
Cosa sai dell’uccisione di tuo padre?
“Quello che so l’ho saputo attraverso le dicerie. Gli hanno sparato. In quel periodo, negli anni Novanta, era un periodo di guerra dove non esisteva famiglia, non esisteva niente e si ammazzavano tra di loro. Mio padre l’hanno ucciso un po’ per invidia un po’ non so per cosa perché io ero troppo piccola all’epoca. Quindi di queste cose non so niente di preciso ma solo ciò che mi racconta la gente”.
Le persone che versione ti hanno dato di questo episodio?
“Me ne hanno date diverse. Quella che mi ha toccata di più e che mi ha raccontato una persona grande del quartiere, è che mio padre aveva grosse possibilità finanziarie e quindi rappresentava un pericolo perché poteva finanziare le armi”.
Come mai aveva buone possibilità finanziarie? Che lavoro faceva?
“Il soprannome che gli hanno affibbiato fa pensare che facesse truffe. È morto giovane, aveva ventotto anni. Io all’inizio non sono stata rivelata, ma solo in un secondo momento. Perché quando mia madre scoprì che era sposato, non ha voluto. E quindi mio padre ha deciso di darmi il suo cognome dopo”.
Come sei cresciuta?
“Da sola. Mia madre si è ritrovata a fare la badante per riuscire a vivere e a mantenermi. Ho una madre con le palle, questo scrivilo a caratteri cubitali perché mia mamma è un po’ come me: io sono separata e ho due bambini, e per i miei figli ho fatto di tutto. E ne sono fiera”.
È stato un bene o no il fatto che non avete percepito nulla di tuo padre?
“Sotto certi punti di vista è stato un bene perché così mia madre è uscita da tutto questo. Mia mamma alla fine è stata solo un povero cristo che si è innamorata dell’uomo sbagliato. È la donna più dolce del mondo. Dall’altro lato, tra tutti i figli, io sono quella che ha avuto di meno. I miei fratelli hanno una casa, io no, ma non mi interessa questo perché io ai miei fratelli voglio bene. E quindi accetto serenamente il fatto che si godano le case”.
Quando hai cominciato a fare domande a tua madre?
“Non ho mai fatto domande a mia madre. Però all’età di dodici anni mi ha raccontato che mio padre è morto in un incidente stradale con il camion mentre faceva consegne a un supermercato. Alle scuole superiori ho iniziato a captare questa cosa quando per i corridoi e le aule mi hanno iniziato a dire ‘tizio è to’ parenti’. E io mi chiedevo chi fossero queste persone. Una volta, visto che ero cugina di una ragazza, se la sono presi con me e io non capivo. Però io ero la classica ragazza che mia madre mi ha cresciuto con sani principi, di non litigare e non essere scurrili, e quindi ero ‘guarda e passa avanti’. Poi un giorno i compagni di scuola mi hanno detto ‘tu sei la figlia di …’”.
Cos’hai saputo dopo?
“La cosa più triste è stata la descrizione dell’omicidio. Mio padre si trovava a transitare in una piazza del quartiere, gli hanno sparato il primo colpo e lui ha iniziato a tirare il freno a mano. Poi altri due colpi” prosegue tra le lacrime “e questa è una cosa che non accetto. Credimi, possono passare mille anni ma queste cose non te le dimentichi, specialmente quando te le raccontano così dettagliate”.
Quindi qualcuno ha assistito a questo omicidio?
“Non lo so se ha assistito, però la cosa che mi fa rabbia e che non capisco è: come fai a sapere che mio padre ha tirato il freno a mano? La cosa che mi fa più male in assoluto è che la gente sa e non parla. Se avessi avuto l’età di oggi quando l’hanno ucciso, non mi avrebbe fermata nessuno… Avrei ottenuto giustizia e scoperto la verità, ma non perché io sono una mafiosa ma perché questa fine non la dovrebbe fare nemmeno la persona più cattiva al mondo. Molte persone su queste cose ci giocano, non dicono mai le stesse cose”.
Qual è stato il momento più difficile nella tua vita legato all’assenza di tuo padre?
“Il matrimonio. Mio padre diceva sempre a mia madre ‘dio mi deve dare la grazia che campo fino a quando la vedo sposare’. Ma questa grazia non gliel’ha data nessuno, manco il diavolo. Il mio desiderio era quello, cioè una figlia che si sposa… mi ha accompagnata mia madre all’altare. Mi sono detta che mio padre avrebbe vissuto questa gioia attraverso di lei”.
Che vita hai scelto per te?
“Io avevo scelto il ragazzo sbagliato, che oggi voglio comunque bene perché è un bravu carusu. Ma appena ho visto quartieri e cose di quartiere, ho detto no. Non è la vita che voglio. La vita che voglio io è essere onesta, lavorare onestamente e avere accanto a me un uomo che lavora, anche se mi mancano tante cose. Qualsiasi cosa mi possa mancare ho la cosa più importante: l’amore, di mio marito e i miei figli. E mia mamma ovviamente, che per me è un pilastro. Quando sentivo che mio padre mi mancava, chiamavo lei papi, infatti mi ha fatto da madre e da padre”.
Hai qualche foto di tuo padre?
“Io quando rivedo le foto mi sento felice perché vedo che mia madre aveva una luce negli occhi che oggi purtroppo non ha più. Mio padre deve averla amata tanto…”
E allora perché le ha nascosto di essere sposato?
“Per timore di perderla, perché mia madre è una bersagliera, una donna molto determinata. Non avrebbe mai accettato una situazione del genere perché per mia madre la famiglia è un valore davvero importante. Quand’ero adolescente mi diceva ‘se devi sbagliare che devi andare a letto con qualcuno, quello deve essere tuo marito’. Mia madre mi ha dato tutto anche se per farlo ha dovuto fare lavori faticosi. Avrei potuto scegliere di vivere fuori dalla Sicilia ma questa è la mia terra e quella dei miei figli. Li proteggerò come mi ha protetta mia mamma per farli crescere sani qui. Chi ti vuole bene non te lo dice, te lo dimostra”.
Cosa ti auguri per i tuoi figli?
“Il meglio. Il mio sogno era quello di laurearmi in medicina ma mia madre non poteva sostenere una spesa del genere. Ma oggi ho un sogno più importante: far sì che i miei figli non passino quello che ho passato io”.