Fra mafie e antimafia
Casalesi, ‘ndranghetisti, russi, cinesi, rumeni, albanesi, nigeriani… Bologna oramai da diversi anni ospita le diverse mafie “nostrane”, quelle con la doc Italia e le molteplici mafie straniere
E’ passato più di mezzo secolo da quando la mafia entrò in questa regione, in punta di piedi, da “sorvegliata speciale”. Mafia che è cambiata, mafia che si è adattata alla pelle di questa città. Poco, ma non troppo, rumore e tanti affari. Le diverse mafie presenti sul territorio hanno raggiunto degli accordi tali da spartirsi affari e territorio senza pestarsi i piedi.
In uno degli ultimi rapporti di Sos-Impresa Confesercenti emerge che il 5% dei Commercianti bolognesi è sottoposto a pizzo, non mancano le intimidazioni e gli attentati incendiari che per molti si chiamano autocombustione.
Abbiamo assistito nell’ultimo anno a diversi arresti ed a molteplici operazioni delle Forze dell’Ordine.
La regione ha varato un paio di leggi in materia ed il Comune lavora alla costituzione di un Osservatorio.
20 beni e 18 aziende confiscate.
“La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale” diceva Paolo Borsellino, l’antimafia giudiziaria allora non basta per contrastare il fenomeno criminale, è necessaria un’antimafia sociale anche a Bologna, dove le mafie sono d’importazione. Parafrasando potremmo dire che le mafie si contrastano nelle “aule”, da quelle bunker e quelle universitarie, anche a Bologna.
Così a Giurisprudenza, nell’Università più vecchia d’Europa è nato un corso vero e proprio, “mafie e Antimafia”, della Prof.ssa Stefania Pellegrini. Un insegnamento a scelta dello studente, un corso di 48 h diviso in due parti. Nella prima parte viene affrontato il fenomeno dal punto di vista storico, nella seconda gli studenti incontrano testimoni illustri della lotta alla criminalità organizzata, giudiziaria e sociale.
Per tutta la durata del corso l’aula straripa di studenti che seguono con un’attenzione altissima.
In questo percorso ci siamo inseriti anche noi con Diecieventicinque, un giornale on-line che prova a raccontare la realtà avendo come strumento principale l’informazione e come obiettivo ultimo l’informazione stessa.
Tra le diverse erealtà presenti sul territorio si distingue l’associazione “Rete NoName – Antimafia in movimento”, nata quattro anni fa qui a Bologna e che, in collaborazione con la cattedra di “mafie e Antimafia” , studenti e altri sta lavorando ad un nuovo dossier sulle mafie in Regione che sarà presentato il 9 maggio, giorno del 34esimo anniversario della morte di Peppino Impastato.
Una rete, una piccola rete che crede fermamente che il cancro mafioso debba essere estirpato e non gli si debba concedere la possibilità di crescere ancora, soprattutto con le nuove generazioni.
Cari bolognesi, aprite gli occhi che di guai ne abbiamo fin troppi.