Il nostro quartiere
Catania. San Cristoforo alza la testa ogni giorno
“Manca arreri l’acqua! Ma io gliel’ho detto alla dirigente: così non si può continuare, ogni anno, che i bambini non possono lavarsi neanche le mani!”. Ogni mattina l’esercito delle mamme di San Cristoforo si mobilita, tra mille difficoltà, per accompagnare i figli a scuola.
Scuole. Come fuori, così dentro. Scuole che per arrivarci ci sono le stradine che si inerpicano tra di loro, e qualcuna nascosta nasconde meglio cumuli di spazzatura, con cui si continua a convivere. Materassi logori, divani sfondati, mobili vecchi, frigoriferi arrugginiti. Cumuli di monnezza in cui molti ormai frugano per sopravvivere.
Scuole. Inaugurate anche quest’anno con scassi e furti. “Qui l’unica istituzione presente sul territorio sono io…” diceva l’anno scorso il preside della scuola Livio Tempesta, dopo l’ennesimo scasso.
Scuole, ma anche case.
“Signora, ma mi hanno detto che qui c’è una casa… ”
“No, signora, che io sappia qua non ci sono case in affitto …”
“Ma è sicura? M’ha staiu passannu mali. Sono a casa di mia cognata coi bambini, e cerco una casa con duecento euro… “.
“Forse può chiedere a quel signore se ci fa la cortesia…”.
Case ce ne sono tantissime invece. Molte abbandonate. Molte occupate da mafiosi. Molte affittate a condizioni disumane. Dove l’unico contratto che firmi è di schiavitù.
Conosciamo bene le lacrime di chi subisce. “Qui il Comune, la legge, cose così non ne esistono. Devi stare attento con chi ti ritrovi ad avere discussioni, perché può essere pericoloso. Infatti i miei figli da soli non li faccio uscire mai”.
Al riscatto di San Cristoforo noi ci crediamo. Non crediamo affatto sia già avvenuto. Alle mamme di San Cristoforo noi continuiamo a crederci: a quelle che stringono i denti, e cercano di fare da scudo ai loro ragazzi, per strapparli ogni giorno dalle grinfie della strada. Nonostante la povertà, il degrado.
Nei ragazzi di San Cristoforo ci continuiamo a credere disperatamente, e lottiamo insieme ogni giorno fianco a fianco, perché per domani li vogliamo immaginare felici e forti. Non entrare e uscire dalle galere, o schiavi di ricatti. Ma vittoriosi e onesti. Senza paura di essere liberi.