domenica, Novembre 24, 2024
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Matrioske e scatole cinesi

Operazione Beta. A Messina ha vinto il cemento

“Le indagini relazionate nella presente informativa hanno consentito di far luce sull’operatività della famiglia mafiosa Santapaola-Romeo, attiva a Messina ed effettivamente in stretto contatto con Cosa Nostra catanese, nonché sulla gestione del cospicuo patrimonio economico ad essa riconducibile grazie all’appoggio di imprenditori ed amministratori pubblici locali”.

Esordiscono così i militari del Raggruppamento Operativo Speciale – ROS dell’Arma dei Carabinieri – nell’informativa di reato inviata ai giudici della Direzione Distrettuale Antimafia il 7 settembre 2015 e che in meno di due mesi è scaturita nella cosiddetta “Operazione antimafia Beta” con l’emissione di una decina di mandati di cattura ai danni di più o meno noti imprenditori edili peloritani, piccoli subappaltatori e “colletti bianchi” provenienti dal mondo dell’avvocatura e dell’amministrazione pubblica.

ArchivioNapoliMonitor (1)

Figura chiave nelle attività di collegamento tra la criminalità organizzata e la controversa borghesia imprenditrice locale, secondo gli inquirenti, Vincenzo Romeo, figlio del pregiudicato Francesco “Ciccio” Romeo e cugino dei fratelli Pietro e Vincenzo Santapaola. “Romeo è l’attuale figura di riferimento per il funzionamento del complesso sistema sopra descritto che è connotato, peraltro, da una gestione finanziaria del patrimonio con caratteristiche transfrontaliere e legami con il paradiso fiscale di Malta”, scrive il ROS. “Sul territorio d’origine, l’associazione continua a sfruttare ed accaparrarsi importanti risorse economiche, grazie all’asservimento di scaltri imprenditori capaci di integrarsi nel tessuto di Cosa Nostra e di compendiarsi nei suoi sistemi per evitare di essere intercettati, scoperti, identificati; soggetti che emersi dall’analisi di una serie di fatti storici documentati attraverso indagini di Polizia Giudiziaria, hanno dimostrato di possedere la condizione di mafiosi manifestando conoscenze, ponendo in essere comportamenti, utilizzando determinate espressioni proprie delle dinamiche di un’associazione segreta e clandestina quale è appunto la mafia o che, comunque, hanno dato il loro apporto a tale organizzazione in modo stabile e continuativo”.

Secondo gli inquirenti, tra coloro che avrebbero offerto collaborazione al gruppo Romeo-Santapoala, spiccherebbero le figure dell’imprenditore di origini milazzesi Biagio Grasso, “soggetto già emerso in pregresse attività di indagine del R.O.S. perché vicino alla criminalità organizzata barcellonese”; Stefano Barbera, già factotum del boss Carmelo Ventura (personaggio di assoluto spessore della consorteria criminale del Rione Camaro); Carlo Borella, ex presidente dell’A.N.C.E. di Messina, titolare insieme ai familiari di un grosso gruppo societario nel settore dell’edilizia; Raffaele Cucinotta, dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale di Messina ed a sua volta titolare di un’impresa nel settore edili, ecc..

Le indagini, in particolare, hanno provato l’esistenza di diverse imprese “intestate ad individui in grado di non destare sospetti o allarme sociale e di reinvestire grosse somme di denaro provento di illecito operato anche attraverso le predette attività”. Un ruolo centrale nelle “presunte” operazioni di mascheramento dei capitali di provenienza illecita sarebbe stato assunto in particolare da Biagio Grasso, già amministratore della LG Costruzioni con sede a Roma e socio di minoranza del gruppo imprenditoriale Grasso Costruzioni di Pace del Mela, società subappaltatrice nella realizzazione del Centro Commerciale ex Carrefour di Olivarella (Milazzo), opera realizzata per conto della Grande Distribuzione Russo & C. Srl alla Procoge Spa riconducibile all’imprenditore messinese Antonino Giordano.

“Nel corso delle indagini, Grasso ha manifestato in più occasioni la propria potenza economica ed imprenditoriale celata mediante l’utilizzo di interposte persone nell’intestazione delle proprie società e l’occultamento di capitali all’estero”, riporta il ROS. Ancora una volta a Messina sono l’edilizia pubblica e privata e le opere di cementificazione del territorio a rappresentare il pozzo di san Patrizio dei vecchi e nuovi gruppi criminali mafiosi. Nelle mire, in particolare, ci sono alcuni dei progetti fiore all’occhiello dell’Amministrazione comunale di Renato Accorinti sindaco: lo sbaraccamento e il risanamento di alcuni rioni ultrapopolari; il trasferimento delle cubature dalle aree collinari al centro cittadino grazie ad una variante al PRG in via di approvazione; la “messa in sicurezza” di una delle aree più saccheggiate e ad elevato rischio idrogeologico, il Torrente Trapani, tramite un tavolo tecnico del Comune con alcune società di costruzione e la conseguente sanatoria de facto dei reati ambientali ed urbanistici commessi da quelle stesse e già sanzionate in sede penale con pesanti condanne in primo grado.

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