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Una piazza a misura di bambino

Genova: piazzetta Unicorno, uno spazio restituito alla collettività

Genova piazza Unicorno - 03

Francesca ha nove anni, in un disegno ha immaginato come vorrebbe che fosse la piazza davanti casa sua. C’ha messo degli alberi, dei cestini per la spazzatura, un campo da calcio “per i maschi”, uno scivolo e delle panchine.

Pensando al suo disegno, guardo i posti in cui vivo: non ci sono spazi verdi, né parchi, le strade non sono sicure e non ci sono centri di aggregazione.

Giambattista Scidà ponendo l’attenzione sulla costruzione delle città osservava come, gli alti palazzi e la mancanza di luoghi d’incontro, non dessero spazio ai bambini. Affermava che le città dovessero essere a misura di bambino.

È partendo dall’idea che una città dovesse essere a misura di bambino, che è nata la piazzetta Unicorno, di fianco la scuola elementare Maria Mazzini, di Genova. La piazzetta è colorata, ci sono dei ragazzini che giocano a calcio, ci sono i murales ai muri e sulle panchine dei mosaici e c’è anche un grande risseau in fondo. “È la nostra piazzetta, questa! – mette in chiaro Matilde, dieci anni – è la piazzetta dei bambini, uno spazio nostro, dove non è pericoloso giocare”.

La storia della piazzetta Unicorno inizia nel 2007, quando il consiglio di circolo dell’Istituto Maria Mazzini, preoccupato per l’affollamento che si creava all’uscita della scuola, unica per seicento bambini, inizia a interrogarsi su come poter gestire meglio lo spazio.

“Al posto della piazzetta c’era un parcheggio abusivo – racconta Roberta, una delle mamme del Consiglio – al suono della campana d’uscita, i bambini si affollavano, un rischio per tutti, per non parlare dei disagi che si creano con il cattivo tempo. Come madre mi sono arrabbiata, la scuola aveva molti problemi, le classi erano a pezzi e quando chiedevo perché non s’intervenisse, mi rispondevano che c’erano situazioni peggiori. Abbiamo iniziato a parlare della mancanza di sicurezza nella scuola al Consiglio di Circolo, dove s’incontrano i genitori, gli insegnanti, il dirigente e il personale ATA della scuola. Abbiamo pensato fosse necessario un altro spazio per l’uscita più sicuro, un luogo d’incontro tra i bambini e tra i genitori”.

Dal catasto è emerso che lo spiazzo era annesso alla scuola già al tempo del fascismo, poi nessun’altra notizia: è terra di nessuno, un parcheggio abusivo.

Nasce così il progetto “Una piazza a misura di bambino”, che prevede la pedonalizzazione e la sistemazione di quello spazio e che ha semplici e chiare parole chiave: partecipazione, coinvolgimento dei bambini e dei cittadini, massima condivisione, collaborazione tra scuola, municipio e Comune.

“Abbiamo deciso che il lavoro doveva nascere da un dialogo, tra scuola e quartiere e una progettazione partecipata con i bambini. Questo, per insegnare a noi grandi ad ascoltare i bambini e ai bambini a essere cittadini responsabili. Mi ricordo di quando da piccola giocavo per strada – sorride Roberta –, mentre oggi le città non sono a misura di bambino”.

Una volta vinto il bando del Concorso di idee: partecipazione e bene comune promosso dal Comune di Genova, i lavori del Consiglio di Circolo, iniziano, con molte difficoltà e ostacoli.

“Avevamo chiesto, attraverso un questionario, come i bambini immaginassero uno spazio a loro dedicato” – continua Roberta. I bambini risposero che desideravano fosse abbastanza grande e sicuro per poterci giocare, che fosse pulito e ci fosse un giardino.

La piazzetta venne riasfaltata e chiusa da panchine. I bambini iniziarono ad avvisare i grandi che “quel posto adesso era loro”, ponendo sulle macchine disegni, finte multe e avvisi, come fanno i “grandi appassionati di calcio” che chiedono lo spazio per giocare.

Genova piazza Unicorno - 01

I bambini hanno partecipato attivamente al progetto, accompagnati da insegnanti e mamme, hanno deciso come costruire la piazza, colorarla e studiando lo spazio. Accanto alle panchine sono stati piantati dei fiori: “mi piace la natura – racconta oggi Giulia, dieci anni – e ogni volta che vedo che qualche bambino più piccolo calpesta i fiori, gli dico di non farlo”.

“Io dico sempre a mamma e papà di non sporcare – incalza Odette, alzando la mano – con la piazzetta Unicorno abbiamo imparato a rispettare le cose, se tutti le rispettassero, rimarrebbero belle pulite”.

“Però la piazzetta è quasi sempre sporca – fa notare Filippo, nove anni – a me piace tanto, vorrei che venissero più spesso a pulire. Perché quelli che giocano a calcio sporcano, poi buttano le cartacce, vengono un sacco di cani a sporcare e nessuno passa a pulire. Però quando vedo i ragazzi che sporcano gli dico che non devono farlo”.

“Siamo noi i custodi della piazza – conclude Angelica, che frequenta la quinta elementare e mostra delle piastrelle attaccate al muro della piazza, a fianco del grande murales blu.

“La piazzetta è un lavoro che hanno fatto altri bambini qualche anno fa, ora il lavoro lo continuiamo noi”. Sulle piastrelle, colorate di blu, sono scritte alcune poesie. È Caterina a raccontarmi il lavoro: “Le piastrelle le ha fatte la mia classe con dei laboratori lo scorso anno. Le poesie le abbiamo scelte noi, tra quelle di alcuni poeti genovesi come Montale, Caproni, dopo averle lette e studiate in classe le abbiamo scritte. Abbiamo scelto quelle che ci piacevano di più, così chi passa può leggerle e conoscere Genova attraverso i suoi poeti”.

L’anno scorso è partito un ulteriore progetto di cittadinanza attiva, che coinvolge le quarte elementari: “piano piano aggiungiamo dei pezzi alla piazza – spiega la maestra Gabriella – e i prossimi pezzi saranno un angolo sulla musica genovese, uno sulle tradizioni e uno sulla cucina tipica”. Così i bambini, in classe e a casa, ascoltano le canzoni di De André e Bindi, visitano i musei e i luoghi storici di Genova e studiano le ricette dei marinai e attraverso i laboratori, le storie, la musica, i bambini imparano a conoscere la città in cui vivono, ad apprezzarla e poi a raccontarla, ma soprattutto a rispettarla, imparano che è importante che sia pulita, che è bella ma che la sua bellezza deve essere custodita.

“Ho chiesto a papà di portarmi a vedere la lanterna di Genova, perché l’abbiamo studiata e da fuori sembra bellissima – dice Stefano, nove anni.

Grace, Elisa e Giuliana invece raccontano di come erano eleganti le donne di una volta, che si vestivano con il mezzero, anche se forse era un po’ scomodo da portare.

“Quando le nuove piastrelle, dove scriveremo le canzoni e le ricette e disegneremo i posti di Genova, saranno pronte, faremo una grande festa con i coriandoli – dice Daniele – e poi ovviamente puliremo tutto”.

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