Faide politiche in terra di mafia
Trapani, campagna elettorale per le amministrative del 2012, appuntamento alle urne a maggio. La città che dice di volere cambiare si presenta indicando come area maggioritaria gli impresentabili
E’ tornato a mettere il naso fuori dalla sua fattoria, dove ha collocato in bella vista l’insegna luminosa del suo partito, Nuova Sicilia, che gli ha fatto raggranellare tanti soldi dal rimborso elettorale garantito dallo Stato, l’ex vice presidente della Regione ed ex assessore regionale al Territorio, Bartolo Pellegrino bis prescritto per corruzione.
Ha cercato di ricandidarsi a sindaco di Trapani l’ex primo cittadino Nino Laudicina sotto processo per corruzione: Laudicina che ha rotto con gli alleati di un tempo – quelli che organizzarono una fiaccolata il giorno del suo arresto – a cominciare dal senatore del Pdl Tonino D’Alì, ha preferito l’abbraccio con Gianfranco Miccichè e con Grande Sud e sarà così capolista per il Consiglio comunale. Candidato a sindaco del Grande Sud è il presidente del consorzio per l’area di sviluppo industriale, l’ex deputato regionale di Forza Italia, Giuseppe Maurici.
Maurici è avversario intanto più del senatore D’Alì che del Pdl, si dice nemico di D’Alì e su questo inciucia con il Pd che non a caso si ritrova senza candidato. Ma il Pd non è in ambasce. Direte, e la faida dove sta? Sta nel fatto che il Pd il candidato con tanto di tessera di partito in tasca lo ha a disposizione, si è già presentato, è la prof. Sabrina Rocca che con una parte di attivisti e sostenitori hanno rotto col Pd quando si andava palesando che la grande alleanza con Mpa, Udc e Fli portava acqua al mulino dell’on. Maurici.
In campo ci sono anche altri volti, presentabili, come l’avv. Giuseppe Caradonna, e il maestro Marrone D’Alberti, Idv il primo, verdi il secondo, ma che volete fare in una città dove l’onestà non premia loro, Rocca, D’Alberti e Caradonna, sono gli outsider. Punta a contarsi per alzare il prezzo a fronte di eventuale ballottaggio l’ing. Stefano Nola che corre per il Pid. La faida vera e propria è però quella dentro all’area di centrodestra, Pdl e Grande Sud. Gianfranco Miccichè con Maurici. D’Alì col generale dei carabinieri Vito Damiano. Damiano e Maurici, il cuore della faida è tutta qui.
Fare eleggere Maurici per cacciare via il senatore D’Alì, un mal potere che va via e uno non meno ingombrante che vi subentrerebbe. D’Alì è oggi indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, Maurici è saltato fuori in diverse indagini a proposito di mafia e impresa, D’Alì si dice vittima di un complotto, Maurici afferma che è dispiaciuto che la stampa scriva certe cose di lui. Maurici nel frattempo governa il territorio anche senza essere sindaco, è legato all’ing. Salvatore Alestra, amministratore dell’Ato rifiuti e anche lui con qualche amicizia ingombrante sul groppone. In piena campagna elettorale esauriti i posti a disposizione presso l’Ato vengono svolti colloqui finalizzati a future assunzioni.
Poi nella rete del potere Grande Sud-Miccichè-Maurici c’è l’Asp, con il manager Fabrizio De Nicola, e la Serit, col direttore Salvatore Ciaravino. A Trapani è cosa nota che bisogna passare, per avere da questi buoni uffici, dalle maglie dell’on. Maurici.
A Trapani c’è anche da dire che i metodi per la cattura del consenso sarebbero anche nuovi: ci sarebbe chi raccoglie casa per casa, nei rioni popolari, le bollette da pagarsi, ritornandole pagate…; Trapani cambia, dalla borsa della spesa al saldo delle bollette di luce, telefono, gas e di affitto delle case popolari. Buon voto, nonostante le faide.