Il primo martire di mafia
L’eredità di Padre Pino Puglisi
“Il primo martire di mafia – L’eredità di Padre Pino Puglisi”, dedicato al parroco di Brancaccio ucciso da Cosa Nostra il 15 settembre 1993.
E’ un libro scritto a quattro mani da Salvo Ognibene, già autore del saggio “L’eucaristia mafiosa – La voce dei preti”, e Rosaria Cascio, che con il beato palermitano ha instaurato un rapporto di amicizia terminato solo con l’assassinio del sacerdote.
Il libro, già nella top ten dei 10 libri più venduti nelle librerie cattoliche secondo Toscana Oggi, è stato pubblicato per le Edizioni Dehoniane, casa editrice cattolica che, nata subito dopo il Concilio Vaticano II, conta oggi più di 3.000 pubblicazioni e tante firme illustri trova nella prefazione di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, una sorta di spinta ad essere coerenti perché ciò che viene ereditato va meritato e custodito. Anche e soprattutto in questo caso.
Il libro si interroga su cos’è cambiato dopo la morte di padre Pino Puglisi, ucciso a Palermo da Cosa nostra il 15 settembre 1993 per il suo impegno evangelico e sociale? Il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia, proclamato beato nel 2013, ha lasciato una sfida da raccogliere: l’elaborazione di una pastorale più vicina agli ultimi e capace di fronteggiare i fenomeni mafiosi, soprattutto quelli di natura culturale. Dalle parole di condanna di Giovanni Paolo II a quelle di scomunica di Papa Francesco si è realmente passati, nella Chiesa, «dalle parole ai fatti»? I sacerdoti e le comunità cristiane sanno come comportarsi in modo evangelico di fronte alla prepotenza mafiosa? Esistono esempi di buone pratiche cristiane, che potrebbero essere riprodotte in contesti simili?
In occasione dell’uscita del libro viene lanciato il sito www.chiesaemafia.it