Naufragio 18 aprile 2015
Recuperato il relitto con i 700 morti.
Il tutto è stato portato nella rada di Augusta. Un’ operazione tecnicamente molto complessa che ha visto coinvolte molte attrezzature e specializzazioni. Il relitto con il suo tragico “contenitore di umanità”, uomini, donne, bambini, stava posato sul fondale marino a 370 metri di profondità
Al di là dei tanti nodi ( grossi ed imbrogliati) al pettine, in auge in questa triste fase storica in Italia, e non solo, e le correlate violente contraddizioni in essere, mentre impazza la fobia razzista e nazionalista ( i fascismi non si manifestano mai nella stessa identica maniera) ben alimentata ad arte da tanti moderni stregoni più o meno travisati ed organizzati con logo, è doveroso segnalare il ruolo operativo della “struttura pubblica nazionale” che ha permesso il recupero del relitto della nave/peschereccio naufragata il 18 aprile dello scorso anno nel Canale di Sicilia, contenente i corpi dei 700 migranti morti affogati.
Non è solo doverosa pietas, ma servizio civile e democratico, per un Paese che dopo vent’ anni di dittatura e di efferate guerre, ha riconquistato la sua libertà contribuendo in maniera diretta a sconfiggere sul campo il nazifascismo.
In memoria dei migranti annegati nel chiuso della nave, e dei tanti altri, a migliaia, definitivamente scomparsi in questi anni nelle acque del Mare Mediterraneo. Sperando che dai corpi recuperati si possano ricostruire le identità , gli affetti, il volto comune della fratellanza.
Un monito solenne per tutti, per l’ Europa intera!
Venerdì primo luglio, giorno del recupero, altre nuove vittime. Al largo delle coste della Libia è affondato un gommone. Le vittime, almeno dieci, tutte donne, si aggiungono al lunghissimo elenco dei morti in mare.
Domenico Stimolo
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Il comunicato di Rete Antirazzista Catanese del primo luglio 2016
Meno migranti si accolgono da vivi più ne arrivano morti
A Catania la nave con 10 salme
Questa amara constatazione si conferma ogni giorno di più, i morti accertati sono migliaia ma chi ci governa è più interessato a demagogiche operazioni di facciata, ben sapendo che sono le politiche securitarie della fortezza Europa e di Frontex a causare i naufragi ed a favorire i lauti profitti delle mafie mediterranee.
Stavolta, nonostante la banchina fosse militarizzata dalla presenza di Polizia scientifica ( che sollecitava il rilascio delle impronte), Carabinieri, Guardia di Finanza ed ispettori di Frontex, la stampa e le associazioni solidali hanno avuto la possibilità di avvicinarsi alle transenne a poche decine di metri dallo sbarco e di seguire la conferenza stampa del comandante della Diciotti Gianluca D’Agostino.
Particolarmente straziante il racconto del salvataggio del secondo gommone, “collassato” appena preso il largo da Tripoli, le 10 donne migranti decedute insieme a 38 donne superstiti e 2 bimbi, stavano al centro del gommone, mentre i 68 uomini stavano sui bordi esterni, quando, imbarcando acqua inquinata da benzina, chi stava al centro è stato risucchiato sotto, calpestato da chi cercava di salvarsi. Fra le superstiti 2 donne sorelle di 2 donne decedute.
Il sindaco Bianco, presente all’inizio dello sbarco, ha garantito che verrà offerta sepoltura alle 10 vittime nel cimitero cittadino e che ci sarà una cerimonia inter-religiosa nel palazzo della cultura nei prossimi giorni: segnale positivo, che andrebbe esteso a reali politiche d’accoglienza dei migranti , che sopravvivono ai frequenti naufragi. Stanno partendo i primi bus che trasferiranno i/le migranti fuori dalla Sicilia, può essere che nella nostra isola non ci siano realtà sociali disponibili ad offrire un’accoglienza degna almeno ai/lle superstiti dei naufragi?
Nel frattempo, al porto di Augusta è da poco arrivato il peschereccio della strage del 18 aprile 2015, riportato a terra dopo mesi dall’inizio delle attività di recupero e diversi tentativi andati falliti. A far discutere nelle ultime settimane, sono state soprattutto le denunce del sindacato Usb sulla inadeguatezza delle attrezzature messe a disposizione dei vigili del fuoco coinvolti in prima linea nell’operazione e sui rischi per la salute a cui gli stessi sono stati esposti.
L’arrivo del peschereccio ad Augusta poteva essere l’occasione per far toccare direttamente alla popolazione siracusana e ai cittadini solidali la drammatica realtà delle stragi del Mediterraneo, dei naufraghi senza nome e dei dispersi. Sarebbe stato un momento di raccoglimento e condivisione, per poter sentire profondamente il peso di quelle esistenze spezzate, delle speranze e dei sogni annegati nei fondali di un canale trasformato in un muro invalicabile dalle politiche liberticide e securitarie della fortezza Europa.
E invece no. Si è preferito sollevare ancora un muro, fisico e ideologico, per tenere lontani i cittadini dalla vista di qualcosa che, magari, avrebbe potuto smuovere le loro coscienze, animare e interrogare collettivamente.
In queste ore siamo impegnati nel rintracciare alcuni superstiti ed un’associazione di familiari dei dasaparecidos del Mali di quel naufragio per verificare la loro disponibilità a tornare in Sicilia per offrire il loro determinante aiuto nell’attività di identificazione dei corpi deceduti.
https://nmenzulastrada.blogspot.it/2016/05/atteso-ad-augusta-il-peschereccio-della.html