Dalle città all’Europa
30 giugno 2012
Non funziona proprio più, l’Europa ufficiale. Chiacchiere, banche e sacrifici ineguali. Sta facendo più danno, all’idea di Europa, di qualunque altra cosa.
Eppure di Europa abbiamo più bisogno che mai. La Francia non è più una nazione, è – nell’epoca delle Cine e delle Indie – semplicemente una città-stato. E così l’Italia, la Germania, l’Inghilterra. O uniti o niente. E uniti non vuol dire solo euro, ma proprio uno stato comune.
Eppure un’ Europa che funziona esiste. Un’ Europa bella, giovane e produttiva, e soprattutto non ostile ai poveri europei. È l’ Europa di Erasmus. La conoscete.
“Ma cosa c’entra Erasmus? Mica questa è politica. Mica comanda”.
La politica, viceversa, bisogna cercarla proprio lì. Dove i giovani fanno cose, le fanno con civiltà e credendoci, e le fanno insieme, la politica è là. Chiamatela movimento antimafia oppure – se siete vecchi – sessantotto. È lei che muove il mondo. Perché non farci un pensiero?
Sono Erasmus, in questo senso, anche i nostri ragazzi dei campi confiscati. Da paesi diversi, con un’obiettivo comune. Non mutrìa di politici, ma allegria e lavoro. Mentre gli intellettuali chiacchierano (Saviano ad esempio consigliava di vendere i beni confiscati) e i politici sono paralizzati dai privilegi di casta, loro fanno sul serio e costruiscono le cose.
Ricordate “il partito di Falcone e dei ragazzini”? Ne sentite parlare spesso, da queste parti. Non c’è partito più serio di quello dell’antimafia, qui. Perché l’antimafia è politica, è la sola politica reale.
È cresciuto moltissimo, questo partito, in questi trent’anni. È cresciuto ignorato, perché nessuno ha voglia – e cultura – di studiarlo. Però, se un ragazzo di Trento sta zappando in un campo di Corleone (o se una donna si incazza se le dicono “zitta”, o se al bar sport Abdul tifa con Gennaro, o se le due che si baciano sono due ragazze) vuol dire che qualcosa è successo, oltre alla politica “ufficiale”.
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Certo: con difficoltà, e lentamente. Ma in modo molto più solido, e in definitiva più realistico, rispetto alla politica ufficiale. Pensa un po’: in Sicilia (dove forse si vota) arriva un ragazzo e dice: “Bene, uno è in galera e l’altro ci si avvicina. Facciamo un governo nostro, di noi Erasmus. Un governo antimafia, ovviamente. Con Rita alla cultura, Fava alla trasparenza… Tutti con noi, apertamente, ma da soldati stavolta, disciplinati e uniti, non da generali”.
Non è successo, stavolta. Ma se fra qualche anno succedesse?
Orlando, De Magistris, Pisapia sono l’interlocutore naturale di Erasmus. E di quel 57 per cento d’italiani che l’anno scorso ha votato contro il nucleare, l’acqua privata, l’impunità di Berlusconi. Non perché sono politici (e men che mai di partito) Ma perché rappresentano – e Orlando proprio nel segno dell’antimafia – tre Città. Si parte dalle città, per arrivare in Europa.
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Ma queste, naturalmente, sono chiacchiere… “L’antimafia inutile! I cosiddetti militanti antimafia! L’antimafia non serve a niente!” starnazzano a gran voce i corvi.
Non è una novità: una volta scrivevano sul Giornale di Sicilia, attaccando secondo i secoli Falcone o Garibaldi; o sull’Uomo Qualunque, per attaccare i partigiani esaltati e gli inutilissimi Pertini e Parri.