Riprende il “gioco dell’oca”
Minori eritrei alla disperata ricerca di un’accoglienza degna in Italia
Ieri pomeriggio siamo venuti a conoscenza della deportazione al Cara di Mineo di cinquantadue migranti, rastrellati il giorno prima a Ventimiglia e subito trasferiti con un volo da Genova a Catania.
Durante il nostro monitoraggio del transito e delle partenze dei migranti nella zona della Stazione catanese – attività che ci vede impegnati quasi quotidianamente – abbiamo avuto modo di dialogare con sei di questi, che erano minori eritrei non accompagnati, arrivati in Sicilia alcuni mesi fa. Alcuni di loro erano stati identificati e forzati al prelievo delle impronte nell’hotspot di Pozzallo. Partiti da lì erano giunti nelle ultime settimane a Ventimiglia, con l’intento di proseguire il viaggio per ricongiungersi ai loro familiari in Nord Europa.
Domenica, però, sono stati bloccati proprio a Ventimiglia, dove è in atto una vergognosa operazione poliziesca diretta al respingimento dei migranti che si trovavano anche solo di passaggio. Nei prossimi giorni, tenteremo di conoscere la situazione degli altri quarantatre migranti deportati dal confine francese e rimasti al Cara (non è chiaro se a titolo di richiedenti asilo o come nuovi “ospiti” dell’hotspot).
Parlare di “gioco dell’oca”, quando nei primi cinque mesi del 2016 i morti si contano a migliaia, ci sembra tragico per la vergognosa situazione dell’accoglienza, in particolare dei minori non accompagnati che, dopo aver impiegato mesi per attraversare tutta la penisola, in un solo giorno vengono rispediti in Sicilia, cioè al punto di partenza. Dall’Isola dovranno dunque ricominciare il loro viaggio, esponendosi con dignità e coraggio a nuovi rischi di violenze e abusi pur di raggiungere i loro cari. In risposta, le istituzioni anziché tutelare i minori, si dimostrano molto più efficienti nelle deportazioni che negano i diritti e affogano le speranze.