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Perché votare sì al referendum del 17 aprile

Incontro al GAPA con Claudio Colletti, del Comitato No triv

Quanto è importante andare a votare al referendum di domenica? Perché votare sì?

referendum 17 aprile 2016

 

Se n’è discusso ieri pomeriggio a Catania in via Cordai al GAPA facendo una chiacchierata con Claudio Colletti, componente del comitato No Triv, e le persone del quartiere di San Cristoforo. Andando a votare ci sarebbe un effetto immediato sulla legge che dà le concessioni alle compagnie petrolifere per continuare a trivellare i nostri mari: qualora vincesse il sì infatti questa legge verrebbe immediatamente abrogata.

Nonostante se ne sia parlato poco di questo referendum e siano arrivati da diverse parti inviti a non andare a votare, la responsabilità di questa scelta investe il nostro territorio e la nostra salute e quella delle generazioni future. Siamo chiamati a scegliere.

Nel volantino che viene distribuito durante l’incontro sono elencate diverse buone ragioni del perché votare sì: abbiamo bisogno di energie pulite perché il tempo delle fonti fossili è scaduto; trivellare i fondali marini alla ricerca di gas e petrolio mette a rischio i nostri mari e soprattutto li inquina: un vero e proprio sterminio per la fauna. Questi sono i tre motivi principali che da soli basterebbero per fare chiarezza sul rischio che corriamo qualora non si dovesse raggiungere il quorum domenica 17 aprile.

Una delle signore presenti, Maria, si espone e dice che è titubante perché ha sentito dire che votando sì ci sarebbe il pericolo di fare perdere tanti posti di lavoro, non proprio l’ideale visto il difficile momento economico che si sta attraversando.

Colletti al Gapa“Trivellare i mari è un affare per i soli petrolieri che in Italia trovano le condizioni economiche più vantaggiose al mondo” le risponde Colletti  “In Italia per le estrazioni in mare le royalties (le percentuali versate a stato e regioni) prevedono due diverse aliquote: 10% per il gas e 7% sul petrolio mentre altrove viene il richiesto addirittura l’80% come in Norvegia!”

“In ogni caso anche se si dovessero perdere posti di lavoro, ciò non accadrebbe subito ma allo scadere delle concessioni. Quando dicono che in Italia si perderebbero centotrentamila posti di lavoro è una bugia perché l’Arabia Saudita, uno dei paesi più ricchi al mondo di petrolio, impiega circa cinquantamila persone. Noi abbiamo delle riserve di gran lunga minori, e quindi meno posti di lavoro. Inoltre il settore petrolifero è già in crisi: si estrae da tempo il -46%. Questo significa che sono già in corso dei licenziamenti proprio perché non è un più un settore remunerativo.”

Ma non è solo una questione di risvolti economici: un eventuale incidente in un mare chiuso come il Mediterraneo provocherebbe un disastro talmente gigantesco da rendere inutile ogni intervento umano. “Il mare è nostro” recita lo slogan sul volantino che viene distribuito alle signore del quartiere. E loro cosa pensano alla fine di questo incontro?

referendum 17 aprile 2016, incontro al Gapa“Non andare a votare sarebbe come se non fossimo nessuno, come se non contassimo nulla. Invece è l’unico modo che abbiamo per far sentire la nostra voce e le nostre ragioni.” dice con fermezza la signora Francesca. “Io domani porterò questi volantini tra le mamme della scuola: è importantissimo spargere la voce e coinvolgere quante più persone possibile in questo voto.” le fa da eco la signora Mimma.

Invece che con la solita tiritera che “tanto le cose non cambieranno mai”, l’incontro al GAPA termina con la consapevolezza che se si può fare qualcosa, si deve farlo. Essere cittadini è soprattutto questo.

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