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“Alla redazione de I Siciliani Giovani”

Pubblichiamo le precisazioni di Addio Pizzo Catania al nostro articolo “Porte in faccia all’Antimafia”

Alla redazione de I Siciliani Giovani.

Con preghiera di pubblicazione ex art. 8 L. n. 47/1948, in riferimento all’articolo pubblicato sul vostro giornale il 12.3.2016 dal titolo “Porte in faccia all’antimafia”.

Ci dispiace dover perdere tempo in questa inutile “guerra tra poveri” fatta di notizie parziali e dovute precisazioni.

Avremmo volentieri impiegato il nostro tempo per mettere a punto la campagna sulla certezza della pena che partirà a giorni piuttosto che essere costretti dovervi rispondere su queste pagine.

Se lo facciamo, obtorto collo, è per il profondo rispetto che nutriamo verso il nome di questa testata e di coloro che, in buona fede, ci lavorano e la leggono. Un po’ meno nei confronti di coloro che la dirigono e con i quali in questi anni abbiamo inutilmente cercato di dialogare in nome di un nemico comune che dovrebbe unire e non dividere.

Tuttavia se i risultati sono questi da oggi preferiamo interrompere qualsiasi tipo di rapporto ed impiegare in maniera più proficua il nostro tempo.

Fatta questa breve ma doverosa premessa ci preme sottolineare che in sede di conferenza stampa, e prima dell’inizio della stessa, non abbiamo fatto nessun “siparietto”. Abbiamo semplicemente ritenuto necessario fare delle precisazioni in merito ad un articolo apparso su un giornale on line (diverso da I Siciliani giovani) dove l’autore usava volutamente il termine “connivente” per spiegare la mancata partecipazione di Addiopizzo Catania al corteo del 30 gennaio scorso.

Chiediamo scusa se dopo dieci anni di impegno per questa città proviamo un leggero fastidio nell’essere additati come conniventi.

Sul punto, per non tediare i lettori, ci sia consentito di far nostre le parole di Claudio Fava, il quale, a precisa domanda (min. 26 del video) di Giovanni Caruso “se questo lavoro che stai facendo dovrebbe essere supportato anche non solo dalle istituzioni ma anche da una società civile o dai movimenti sociali consapevoli che voi istituzioni avete bisogno di un appoggio dal basso(…)” , risponde che certamente questo tipo di attività istituzionale ha bisogno di essere accompagnata “non da cortei e manifestazioni ma da un’attenzione altrettanto vigile dell’opinione pubblica”.

Ovviamente di tale passaggio, al pari di quello di cui al minuto 37 del video della conferenza stampa (e relativo alla domanda sulla opportunità delle dimissioni del sindaco Bianco) non c’è traccia alcuna nell’articolo ed il motivo ci sembra facilmente intuibile anche se, ci sia consentito dirlo, lo riteniamo poco corretto – a meno che non si voglia giustificare la rimozione di tutto ciò che non è ideologicamente allineato su posizioni precostituite, le vostre, appunto.

Quelle stesse posizioni ideologiche che vi impediscono di comprendere (non condividere, si badi bene) l’idea di chi magari ritiene che fare politica dal basso non significa necessariamente partecipare a cortei e manifestazioni con slogan preconfezionati validi per tutte le stagioni magari a sostegno di politici in erba.

Ci scuserete quindi se per basso non intendiamo solo la piazza o la strada ma anche le scuole, le case famiglia, la solidarietà, la cultura. E’ meno scenico, ce ne rendiamo conto, ma ha un valore più efficace sul lungo termine. Gli unici “salotti” che frequentiamo come volontari, togliendo tempo alle nostre famiglie e alla nostra vita privata, sono il garage di via Righi 18 (dove da settembre a dicembre cerchiamo con il progetto “Regaliamo(ci) un sorriso” di donare momenti di serenità ai meno fortunati), e la nostra sede di Picanello .

Noi, a differenza di quanto riportato nel vostro articolo, non abbiamo legittimato nessun “documento, firmato a difesa di Bianco dal dott. Pistorio e da altri notabili catanesi, dove ci si appella ad Addiopizzo e a Libera (catanesi) per garantire l’antimafiosità del signor Bianco e la malvagità di coloro che lo accusano, istigati da chissà chi” ed il fatto di non aver voluto acconsentire alla vostra richiesta di inviare un comunicato stampa per prendere le distanze da chi in quel documento si limitava semplicemente ad esprimere apprezzamento per il lavoro svolto da Addiopizzo Catania (….soprattutto sostenere chi in questi anni, da Libera, ad Addio Pizzo, dalle forze dell’ordine alla Magistratura, combatte contro la mafia”) non vi autorizza a parlare di “legittimazione”. Diversamente, mutatis mutandi, dovremmo considerarvi “compagni di merenda” di chi non si fa scrupolo di additarci come “conniventi” dimenticando volutamente il lavoro fatto in questi dieci anni.

Non lo faremo.

Perché riteniamo che la logica del “con me o contro di me” non porta da nessuna parte ed ha come unico effetto quello di togliere energia alle forze sane di questa città, di fomentare strumentalizzazioni a vantaggio del nemico comune, di delegittimare chi quel nemico lo combatte anche con armi diverse.

Su una cosa però siamo irremovibili, chi fa giornalismo ha il dovere di pesare ed usare cum grano salis le parole, per evitare che le stesse diventino pietre nelle mani degli sprovveduti, o peggio, di chi ha interesse a strumentalizzarle.

Per questa ragione non accetteremo mai il giudizio sotteso nella frase “Non farsi ristrutturare la sede con i soldi pubblici regalati da un ex presidente della provincia di Catania, oggi indagato” che figura nel vostro articolo.

Proprio perché “pubblici” quei soldi appartengono alla collettività, quindi a tutti noi, non a chi ha la responsabilità politica della loro amministrazione.

Come associazione in questi anni abbiamo avuto ben chiara la distinzione tra l’Istituzione e chi la rappresenta in un dato momento storico ed è seguendo questa linea di demarcazione che, in questa, ma anche in occasioni diverse con protagonisti istituzionali diversi, abbiamo accettato il finanziamento proveniente dalla Provincia, allora rappresentata dall’On. Castiglione, necessario per ristrutturare un bene che ,a due anni dall’assegnazione ,che rischiava di essere l’ennesimo esempio del fallimento dello Stato nei quartieri di questa città. Finanziamento che è avvenuto a fronte dell’assordante silenzio delle istituzioni e degli antimafiosi della domenica.

Nessun regalo quindi ma utilizzo a fini sociali di fondi pubblici la cui spesa è documentata al centesimo sul nostro sito ed il cui utilizzo in questi anni ci ha consentito di lavorare con i ragazzi del quartiere, di ricevere ed impegnarci con i lavoratori delle imprese confiscate, gli imprenditori della lista pizzo free, e, da ultimo, di avervi come coerenti ospiti della conferenza stampa.

Se oggi la “ Casa di Beppe Ninni e Roberto” non è solo la sede di Addiopizzo Catania ma anche un luogo di aggregazione per il quartiere di Picanello forse il merito è di chi non si è limitato a fare crociate ideologiche ma a vivere il nostro tempo, questo tempo, e su questo vi invitiamo a riflettere serenamente per il bene di questa città, che è la nostra città.

Addio Pizzo Catania

***

Agli amici di Addiopizzo Catania

Gentili amici,

questa testata è quella che, secondo gli amici di Bianco, organizza manifestazioni contro il “sindaco antimafia” in nome di chissà che oscuri interessi, possibilmente mafiosi. Non vedo quindi come voi possiate rispettarla, dal momento che, richiesti, le avete negato la vostra solidarietà. Se rispettate i “Siciliani” (e quelli che, bontà vostra, “ci lavorano in buona fede”), difendeteli quando vengono calunniati. Se no è un rispetto ipocrita, di cui possiamo tranquillamente fare a meno.

Nessuno vi accusa di essere conniventi con la mafia, e se qualcuno ci provasse saremmo i primi a difendervi a spada tratta. Diciamo solo che il vostro impegno, di solito encomiabile, a volte viene offuscato da considerazioni politiche che vi spingono alla prudenza.

Quanto ai denari di Castiglione, è ovvio che li avete usati per fini lodevoli e civili. Avete però pagato una tassa altissima – un “pizzo”, si potrebbe dire – consistente nel dare involontariamente credibilità a un individuo, come il Castiglione, contro il quale avreste invece dovuto chiamare apertamente alla vigilanza e alla lotta.

Questo è quanto, e ci rincresce della polemica ma “oportet ut scandala eveniant”. Abbiamo sempre stima e simpatia per voi tutti, ma vi vorremmo, qui a Catania, un po’ più decisi e un po’ meno confusi.

Vostri (per vostra bontà, “in buona fede”)

Riccardo Orioles e Giovanni Caruso

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