SIAMO NOI I VERI COLPEVOLI
Lettera aperta alla città
Il 30 ottobre 2001 alle ore 15.30 la vita di un ragazzo di 23 anni, Luca Grillo, si interrompeva tragicamente tra i dedali del suo quartiere sotto i colpi inesorabili della pistola dei suoi assassini. Partono le indagini per individuare i colpevoli, si cercano moventi, le amicizie criminali, si cercano i collegamenti con gli ultimi delitti, ci si chiede: è di nuova scoppiata la guerra di mafia o è un piccolo regolamento tra spacciatori o assaltatori di TIR.
Probabilmente sarà difficile, e forse non interessa a nessuno, trovare chi impugnava l’arnese mortale che ha interrotto la tua disperata corsa verso la vita (“tanto l’importante è che si ammazzano fra di loro”), ma in queste ore credo, forse, sia importante provare a capovolgere questo ragionamento e fare qualche passo indietro. Chi ha armato il tuo esecutore? Perché la tua corsa non è durata solo quei pochi minuti, ma, avendo avuto la possibilità di conoscerti, da ben 23 anni? Già scappavi a 10 anni! Ce lo ricordiamo, scappavi da una scuola che già ti considerava un delinquente, scappavi da una famiglia piena di problemi, scappavi dalla polizia che facendo irruzione a casa tua prima di arrestare tuo padre ti faceva vedere come si picchiava un essere umano, scappavi anche da un centro di aggregazione che hai frequentato in quegli anni. Ma forse in quel periodo nessuno ti ha “rincorso” per provare a fermare la tua di corsa, cercando di entrare in comunicazione con il tuo mondo. Già eri etichettato e senza speranze ed era inutile inseguirti. Altri hanno pensato di inseguirti per proporti ben altro e tu lì hai conosciuto il tuo mondo, assumendoti i rischi che questo mondo produceva ogni giorno.
Chi sono allora i veri colpevoli che hanno fermato la tua corsa, i veri mandanti del tuo assassinio e di quello di tanti giovani come te?
In un periodo in cui: si decapita il fronte antiracket; si tolgono le scorte ai magistrati antimafia; si “processa” a Catania il Presidente del Tribunale di Minori (unico punto di riferimento per chi lavora da anni nel disagio minorile); si abbandona a se stessa l’unica scuola media del tuo quartiere; si fa credere che l’evasione scolastica è stata debellata; si considera quasi vinta la lotta alla mafia sol perché non si ammazzano più 100 persone l’anno a Catania; si riaffaccia l’appetito per la cascata di miliardi che arriveranno in Sicilia dall’Unione Europea; si realizzano politiche per i minori quasi tutte all’insegna dell’assistenzialismo e non verso la promozione e senza alcuna progettualità.
In un periodo in cui la forbice tra le due città (quella dei “pub”, dei Master Universitari, dell’Etna Valley e quella dei quartieri abbandonati, delle scuole fatiscenti, dello sfruttamento del lavoro minorile) è sempre più aperta, non ci viene difficile trovare i veri colpevoli.
SIAMO NOI I VERI COLPEVOLI, con la nostra indifferenza, con la nostra voglia di sicurezza, con la paura di tutto quello che è diverso (dall’immigrato al ragazzino difficile di S.Cristoforo, dall’omosessuale a chi non vuole la guerra in Afganistan).
Eccoti, Luca, la città matrigna (come la chiama il Presidente del Tribunale dei Minori il Dott. Scidà) che ti ha condannato a morte.
Ma, cari concittadini catanesi, non c’è da avere paura, le indagini seguono altre piste.
Catania, novembre 2001
GAPA (Giovani Assolutamente Per Agire)