Da mesi dentro la nave per non perdere il lavoro
Garibaldi doveva sbarcare a Trapani, dicono, non a Marsala. Un grande porto, rifinanziato da poco per Coppa America: e tuttavia è in crisi, coi creditori non pagati e gli operai senza lavoro…
Trapani. Qualcuno li potrebbe anche chiamare i “forconi” del mare. La loro è una protesta per il giusto lavoro, per vedere riconosciuti i propri diritti dopo che hanno fatto fino in fondo il loro dovere. A differenza però dei “forconi” certamente nessuno può venire in mezzo a loro dicendo di avere sentito “odore di mafia” e poi loro non hanno fermato alcuna attività, non hanno determinato chiusura di aziende, cassa integrazione, file ai distributori.
Stiamo parlando dei 30 operai che da quasi tre mesi vivono dentro una petroliera costruita dal Cantiere Navale di Trapani e che occupano, abitandovi giorno e notte, una parte del piazzale del Cnt, sotto una tenda. Il Cantiere ha conosciuto una crisi improvvisa dopo feste e festicciole, bottiglie di champagne stappate, attorno alla petroliera che adesso è diventata la casa della manovalanza del cantiere.
D’improvviso lo stop, il Cnt è in crisi, non ci sono soldi per pagare gli stipendi, non ce ne sono per mantenere i livelli occupazionali di prima. L’annuncio di nuove commesse di colpo è come se si fosse sciolto come neve al sole, il Cnt deve sbaraccare e deve fare subentrare nella concessione demaniale una nuova società, la Satin.
Come in tutte le cose siciliane c’è un risvolto: Cnt e Satin sono due società che vivono sotto lo stesso gruppo imprenditoriale, quello della famiglia D’Angelo, Salvatore è un anziano capitano, per anni consigliere comunale della Dc a Trapani, a prendere le redini però della società è stato presto suo figlio Giuseppe. Ad affiancare il gruppo D’Angelo è un ingegnere, Vincenzo Sorge,nel cantiere già da quando, tantissimi anni fa, era a gestione pubblica (regionale). E’ conosciuto anche come ex attivista prima del Pci e poi del Pd. Sorge, da direttore tecnico del cantiere, oggi con i D’Angelo è uno dei componenti del Cda del Cantiere Navale di Trapani. Praticamente i D’Angelo escono dalla porta con il Cnt e rientrano nemmeno dalla finestra ma dallo stesso cancello con la Satin, lasciandosi però per strada un bel po’ di operai. Nella nuova società infatti non c’è spazio per tutti.
Gli operai destinati alla mobilità (parola che fa intendere tante cose ma il cui vero significato è “licenziamento”) non hanno fermato nulla. A spegnere il motore del Cnt è stata la società imprenditoriale. Liquidità azzerata, impossibile tirare avanti nonostante annunci di nuove commesse (l’ultima da sette milioni e mezzo di euro da parte della Marina Militare).
La petroliera – Marettimo M. – appartenente a un gruppo armatoriale Mednav di Catania – doveva essere il fiore all’occhiello della società. Ma dopo un paio di vari (ha avuto come madrina l’avv. Antonia Postorivo D’Alì, moglie del senatore Tonino, ex sottosegretario all’Interno di Forza Italia; il sacerdote che la “benedì” fu monsignore Ninni Treppiedi, adesso al centro di indagini su vorticosi ammanchi di denaro in Curia) è rimasta incompleta. Quando fu varata, giugno 2009, si diceva che in due mesi sarebbe stata consegnata all’armatore;. L’armatore provò a prendersela, dopo avere saputo che la società era in crisi ed i lavoratori occupavano già il cantiere, ma gli operai quando capirono che la “loro” nave stava per essere portata via, sono saliti a bordo per bloccarla. Da quel giorno non sono più scesi a terra. A turno i 30 operai si danno il cambio, in attesa che la loro protesta sortisca l’effetto sperato, e la disoccupazione venga scongiurata.
Breve cronistoria. Il Cnt occupa una delle più estese aree demaniali del porto di Trapani. Qui si è fatta cantieristica navale da sempre. Un tempo a gestione pubblica, poi sono arrivati i privati. A disposizione fino a poco tempo fa c’erano anche due bacini galleggianti. Adesso ne è rimasto solo uno. La Regione ha mantenuto la proprietà, ha stanziato parecchi soldi, 9 milioni di euro, per la manutenzione facendo re “regalo” alla società che gestisce il cantiere. Sullo sfondo non mancano cronache giudiziarie. Si dice che quando, molti anni fa, ci fu da mettersi d’accordo su quale cordata imprenditoriale dovesse prendere in gestione il Cantiere, si mosse il capo mafia Vincenzo Virga per “mediare”.
Voci. Nei fatti fu il gruppo D’Angelo, assieme al gruppo Morici, a prendere in gestione il cantiere. Morici è uno dei più grossi imprenditori edili della città, ha fatto i lavori più importanti, poi uscì dal cantiere (anche per vicissitudini nei rapporti familiari) per tornare ai lavori edili. Nel frattempo i Morici, padre e figlio, Francesco e Vincenzo, sono citati nelle pagine dell’indagine per mafia nei confronti del senatore D’Alì, a proposito di rapporti tra mafia, politica e impresa. Francesco Morici ha anche in tasca un avviso di garanzia.
Non si può certo dire che questa sia un’altra storia. La politica ed i rapporti politici fanno più che capolino nelle vicende odierne. Questa protesta non è solo una delle tante storie della nostra Italia colpita dalla crisi. E’ una storia di lavoratori che di colpo hanno visto svanire lavoro e stipendi, ma non solo per colpa della crisi. Il che, a Trapani, è paradossale.