Il cinque gennaio non è una data qualsiasi
Anche a Torino, per i Fili di Canapa qualcosa si muove
In questo giorno, nel 1984, l’esperienza di Giuseppe Fava fu fermata. Non abbiamo l’arroganza di considerarci suoi “discepoli” e neppure ci paragoniamo ai “carusi” de I Siciliani. Da quelle ceneri si è formata non la stessa fenice, ma un’energia che si è incorporata in altre esperienze.
Noi ci auguriamo di poter rappresentare, almeno in piccolo, quello spirito se non di giornalismo almeno di racconto: per questo siamo in rete con “I Siciliani Giovani”.
Quest’anno il 5 gennaio porta con sé un altro nome, quello di Elena Fava, figlia di Giuseppe, espressione di quell’amore per l’umanità che spinge ad agire e lottare contro ciò che non va.
5 gennaio 2015. Anche per noi di Fili di Canapa “Qualcosa si muove”. Quel qualcosa è stato il primo vagito ufficiale del nostro blog. A un anno di distanza, siamo andati avanti: i primi momenti sono stati ricchi di pubblicazioni, poi abbiamo rallentato sino a giungere ad una fase in cui abbiamo lanciato giusto qualche segnale di vita.
A seguire abbiamo pubblicato il 9 gennaio 2015 “Caro Charlie”, uno smarrimento di coscienza. Le emozioni non dovrebbero far parte del giornalismo perché ne devierebbero l’oggettività. Ma solo un idealista accecato può credere veramente questo. Siamo uomini, parliamo di uomini e di cose fatte da uomini.
Si sono susseguiti altri articoli nei mesi successivi. La tentazione di guardare il passato, osservando cosa abbiamo scritto nel nostro blog, è molto forte. Ci poniamo questa domanda: ne sarà valsa la pena? Nella mitologia a molti eroi è stata imposta come prova il non guardarsi indietro. Qualcuno è riuscito a superare la prova, altri non ce l’hanno fatta e si sono voltati all’ultimo. Noi, per fortuna, non siamo sottoposti a questa prova e possiamo prenderci il lusso di guardare ciò che è stato. Nel voltarci vediamo delle orme: alcune molto profonde, altre talmente leggere che si possono appena percepire. Nel riconoscerle sai che qualcuno è passato da lì. Scrutiamo la valle dalla quale siamo partiti: si riescono ancora a distinguere i dettagli. Ci sono altre fasi in cui invece si possono distinguere perfettamente le strade che ognuno ha scelto. C’è qualche traccia più avanti, qualcuna più indietro, altre più oblique ma sempre insieme. Chissà che tra quelle orme non ci siano anche le tue, caro lettore, che tu decida, anche per un tratto, di camminare con noi. Porta e braccia sono sempre aperte e la strada è ancora tanta.
Ci si guarda indietro non per rimpianto ma per prendere l’energia che c’è in quello che si è fatto. Poi si va avanti e lassù, in lontananza, si vedrà anche questo: due orme in senso contrario che si incontrano.