“Ogni notte ha un’alba”
E perché, invece di fare l’ennesima (e sacrosanta) denuncia, non dare ai “Siciliani giovani” una bella notizia che in fondo li riguarda? Eccola: al Piccolo Teatro di Milano dal 3 al 21 dicembre è già tutto esaurito.
C’è la fila d’attesa, si è dovuta allungare la programmazione di un giorno e si sono dovute prevedere doppie rappresentazioni in più giornate. Tema dello spettacolo? La mafia al nord. Titolo: “Ma io dico no”. Sottotitolo. “Ogni notte ha un’alba”.
Ideatori della sceneggiatura: gli studenti e i neolaureati di Scienze Politiche dell’Università Statale, già allievi del corso di Sociologia della criminalità organizzata.
Sceneggiatori: gli studenti
Tutto nasce una sera di marzo del 2013. Vengono presentate alla città le migliori tesi dell’anno precedente sulla materia. C’è anche il rettore, ci sono diversi assessori. Il rettore viene colpito dalla qualità dei lavori e dall’entusiasmo dei ragazzi. Il giorno dopo ne parla con il direttore artistico del Piccolo, Sergio Escobar. Gli suggerisce di dedicare una serata a loro.
Uno spettacolo collettivo
Escobar immagina subito uno spettacolo vero e proprio. L’università, che compie l’anno successivo novant’anni, decide di finanziarlo proprio per l’occasione. Escobar coinvolge un suo bravo regista, Marco Rampoldi. Che ci sta subito e si butta nell’avventura.
I giovani nel frattempo fanno la loro prima esperienza di università itinerante con il sottoscritto. In una ventina all’Asinara. Guide turistiche alle ex carceri speciali di giorno e seminari notturni (e mare, e mirto, e musica…). Mettono la loro esperienza, le loro sensazioni ed emozioni negli incontri con il regista. Hanno in testa le albe vissute (da qui il sottotitolo). Ci mettono poi le loro speranze, e le loro conoscenze, le loro ricerche.
Tutto viene seguito per un anno. Prima incontri di gruppo, poi singole scritture, invio delle tesi di laurea. Rampoldi ci lavora con Paola Ornati, una sua giovane assistente che si appassiona e studia la materia più di una laureanda.
Alle fine viene fuori il testo. Gli attori (professionisti) stanno già provando lo spettacolo. Che sarà, dopo quello di Ronconi, il secondo evento in cartellone della stagione del Piccolo, ovvero di uno dei due teatri europei italiani.
La voce si diffonde e prima ancora della conferenza stampa di presentazione è già tutto esaurito. Abbonati, scuole, studenti universitari, associazioni.
E’ la prima volta che succede: che uno spettacolo così, non di quelli di beneficenza, abbia per autori degli studenti. Che uno spettacolo sulla mafia stia in cartellone per diciotto giorni. In un teatro così prestigioso. A Milano.
Se l’ho raccontato nei singoli passaggi è per far capire che nella nostra società ci sono le catene virtuose oltre quelle massoniche o corruttive o criminali.
Corso, tesi, testo teatrale…
Un corso universitario, degli studenti entusiasti, un rettore, un direttore artistico, un regista. E le tesi di laurea, destinate in genere a finire in archivi dimenticati, diventano testo teatrale, divulgano la realtà e i motivi di una lotta in una regione che ancora spesso si ostina a non vedere, a non voler sapere. E si ritroverà raccontati i fatti rimossi, con la forza insuperabile che le parole acquistano in teatro. Lasciatemelo dire: che bello…
Lascialo dire anche a me Nando, CHE BELLO! ! !