Black Monkey: la cosca emiliana
Riparte a Bologna uno dei processi più importanti sull’intreccio tra criminalità organizzata e gioco d’azzardo: alla sbarra il boss Nicola Femia
Continua a Bologna il processo denominato Black Monkey, che vede imputato il presunto boss Nicola Femia (detto Rocco) accusato di aver costruito e gestito una rete di slot machine e siti on-line di gioco d’azzardo illegale, con base in Emilia-Romagna e ramificazione in altre 11 regioni italiane, e un paio di Paesi esteri (in particolare, Inghilterra e Romania).
Nella decima udienza s’è ripreso quanto era stato interrotto prima della pausa estiva: l’esame da parte della pubblica accusa di numerosi soggetti che possono riportare informazioni utili per delineare il quadro dell’intera vicenda. In particolare sono stati ascoltati come testi alcuni appartenenti alle forze dell’ordine, nello specifico della Guardia di Finanza, che tra il 2010 e il 2011 partieciparono ad operazioni di ispezione e controllo a Bologna e provincia, nei confronti di alcuni locali che presentavano numerose postazioni di gioco d’azzardo on-line e slot machine: uno a Maranello (provincia di Modena), uno a Pieve di Cento (provincia di Ferrara), e uno a Bologna.
“Associazioni sportive”
Tutti e tre i locali sottoposti ai controlli (quasi sempre gestiti da cittadini di nazionalità cinese), si dichiaravano come associazioni sportive dilettantistiche o circoli ricreativi: nessuno, però, presentava i nulla osta che autorizzano l’utilizzo sia delle slot machine, sia dei siti di gioco d’azzardo, e che vengono emessi dall’AAMS (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli).
Il quadro che emerge dalle dichiarazioni rese appare quasi sempre lo stesso, salvo qualche piccola diversità nelle modalità di gestione: gli agenti arrivati sul posto si trovavano di fronte una sala, accanto al bar, dove erano dislocati numerosi personal computer per l’accesso ai siti di gioco. Tutti questi computer erano collegati fra loro, e allo stesso tempo, ad un altro computer dietro il bancone, ad uso esclusivo del gestore dell’esercizio.
Questo computer isolato fungeva da server principale per il funzionamento degli altri computer e per permettere ai clienti di poter giocare d’azzardo on-line: infatti su richiesta del cliente, a seconda dei casi, il gestore forniva un foglio con user name e password già pronti (per essere digitati sul computer); oppure su delle smart card già inserite nei computer, sempre a richiesta del cliente, veniva caricata la somma di denaro per poter giocare e scommettere. Accanto al “server principale”, o in un file contenuto nello stesso, veniva ritrovato un registro contabile che segnava gli username e le password già utilizzate (nella stessa giornata o in periodi precedenti) con le voci dei relativi incassi economici.
Mancando l’autorizzazione dell’AAMS relativa a quello specifico sito (in quasi tutti i casi viene riscontrato il sito di gioco d’azzardo “dollaro-pk”), i computer utilizzati per le scommesse non avevano accesso libero alla rete: era sempre necessario richiedere al gestore, o al cassiere, username e password, oppure la ricarica della smart card già presente nell’apparecchio.
Normalmente le piattaforme di giochi d’azzardo on-line legalizzate dall’Agenzia, sono accessibili da qualsiasi postazione (con la previsione di un meccanismo per verificare la maggiore età del giocatore): è questo il modo in cui è possibile ritracciare i movimenti di denaro delle macchinette e dei siti da parte dei monopoli di stato. Cosa che non poteva avvenire nel momento in cui mancavano le autorizzazioni statali: provando a digitare lo stesso indirizzo web da un altro computer “libero”, non si sarebbe potuto accedervi. Per aggirare il blocco (se mancano le autorizzazioni i siti vengono oscurati/bloccati già a partire dall’accesso) basta, come riporta uno dei testimoni, modificare l’estensione del sito: da .it a .com. E il gioco è fatto.
Il gioco d’azzardo on-line
Altra apparecchiatura presente nei locali era il c.d. “totem”: il totem, normalmente, permette, tramite l’inserimento di una smart card personale, di acquistare varie tipologie di gadget su siti di shopping on-line; nel caso specifico, invece, le apparecchiature venivano utilizzate per la raccolta di scommesse (tramite giochi come bacarà, black jack, roulette e così via).
Per questa finalità, veniva inserita direttamente dal cassiere del locale una scheda prepagata: in questo modo la schermata del totem passava dal sito di compere al sito di gioco d’azzardo on-line; e una volta sottratta, tornava automaticamente al sito d’origine di shopping.