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3 ottobre. I funerali dell’operaio Salvatore La Fata – Catania

La grande chiesa dei Cappuccini, a ridosso dell’antico ospedale Vittorio Emanuele, è ubicata in un luogo notoriamente abitato e frequentato dal “volgo”. Così dice la “gente per bene”. E’ il quartiere di San Cristoforo.

 

Ieri pomeriggio (per chi scrive n.d.r.), per i funerali di Salvatore La Fata, era piena di tanto “umile popolo”. Parenti e amici (numerosissimi), cittadini indignati ( non molti), rappresentanti delle organizzazioni sindacali ( in piccola schiera). Le istituzioni, – a parte la presenza di un assessore comunale -, come se fosse ovvio” per la nostra “elefantiaca” città, erano assenti. Come se si sentissero “rappresentati” dall’ Arcivescovo, presente alla funzione. La Chiesa ha sentito il dramma umano, ed ha adeguatamente risposto. Evidentemente nei nostri luoghi non è ancora arrivata la “ rivoluzione ” civile e democratica…. Nella distinzione dei fondamentali ruoli che caratterizzano la nostra Repubblica.

 Mancavano i rappresentanti, da singoli o per strutture organizzate, di “ arti, mestieri ed armi”, della media- alta borghesia, dei “censi” e professioni in generale, delle intellettualità di qualsiasi titolo, rango e specialità, “professori del verbo” – in cattedra o meno -. Non da meno, i nostri preposti politici locali: di partiti o di assise istituzionale, catanese, sicula e nazionale. Tutti rigidamente assenti. A salvare “l’onore” delle nobili aule all’esterno stazionava una deputata catanese degli scanni nazionali, dell’opposizione.

La tragedia, dall’alto della loro tranquilla sicumera quotidiana, non tange. Non turba. Un normale incidente di guisa popolare…..” sapesse contessa, ne succedono proprio tanti”. In continuità, quasi, della “tradizione”……. del compari Turiddu. “Roba loro, del rozzo popolino, dedito all’illiceità, non nostra,”…si è sentito mormorato in distinti e facoltosi salotti. La festa, per i non pochi beneficiati, continua, sempre allegramente.

 

 La festa, per i non pochi beneficiati, continua, sempre allegramente.

 

Eppure il dramma è stato veramente grande. Un lavoratore edile di 54 anni, specializzato, senza più lavoro da due anni, spogliato indegnamente della dignità civile, per difendere l’ultimo e più intimo livello del soggettivo decoro in quanto essere umano, espropriato della sua povera merce mercantile, assalito da “folle” disperazione, si rende torcia umana.

 

In una città strapiena di disoccupati, precari, poveri e reietti ( sono molte decine di migliaia), si mettono ancor di più a nudo i tanti e variegati “re” che altezzosi guardano dall’alto.

 

Una città ormai persa riguardo l’attiva e proficua rappresentazione dei fondanti valori civici, etici e democratici. A partire dal lavoro che ampiamente non c’è! Elemento fondamentale per dare risposta al requisito vitale: vivere.

 

Scomparsa – nell’enorme frammentazione artificiosamente creata e alimentata dall’indifferenza sempre più grande – la solidarietà umana e sociale, elemento prioritario della pratica pubblica e della coesione democratica. Le “classi”, lasciate sempre più chiuse nell’enclave di appartenenza, sono ritornate prepotentemente in auge. In rude ed imperioso modello ottocentesco, quello che ha preceduto la costruzione della nostra imperfetta democrazia politica e sociale. Da tempo ormai è scattato il “ si salvi chi può”, frammentando i cittadini in decine di migliaia di “pezzi”. Gli azzi sono esclusivamente di chi li ha!

 

Alla fine della funzione la salma di Salvatore, prima di essere recata al cimitero, con un corteo doloroso e afflitto è stata portata in piazza Risorgimento, luogo della tragedia cittadina. Corone, fiori e cartelli di saluto. Anche qui, come da vivo, per la rappresentazione politica – sociale, è rimasto. solo. Presenti unicamente la grande platea dei parenti ed amici.

 

Come già all’uscita della chiesa, una quindicina dietro un piccolo striscione. Si declamava lo sciopero generale come momento di ripresa della resistenza sociale, richiedendo “ VERITA’ e GIUSTIZIA per SALVATORE LA FATA.

Un pensiero su “3 ottobre. I funerali dell’operaio Salvatore La Fata – Catania

  • domenico stimolo

    APPELLO IN MEMORIA DI SALVATORE LA FATA

    MAI PIU’ “TORCE UMANE”. Verità e Giustizia per Salvatore. Giorno 19 settembre Salvatore La Fata di 56 anni, lavoratore edile specializzato – manovratore di escavatore-, con moglie e due giovani figli, disoccupato da due anni, si è immolato in piazza Risorgimento a Catania, “ gridando” DIGNITA’ E LAVORO.
    Cercava di arrangiarsi, in maniera non conforme, tentando di vendere prodotti ortofrutticoli con un piccolo banco improvvisato in un angolo della piazza. All’arrivo dei Vigili Urbani, a seguito del sequestro della sua povera mercanzia, attanagliato dalla disperazione, umiliato dalla sua forzata condizione di reietto, si fa diventare “ torcia umana”. E’ morto, dopo dieci giorni, con atroci sofferenze.
    L’ angoscia di non potere portare il “pane a casa” è lancinante, foriera di qualsiasi atto.
    In città e in provincia grande è la sofferenza della disoccupazione, accresciutasi nel corso degli anni in modo sempre più dirompente.
    Povertà, afflizioni, emarginazioni, diseguaglianze, sono cresciute in maniera gigantesca, assieme a precariato, lavoro nero e sfruttamento, nei diritti e nelle retribuzioni. Enorme la disoccupazione giovanile e l’emigrazione. Grandissimo il disfacimento di tutte le articolate attività produttive. Molti altri posti di lavoro sono sottoposti a incombente rischio.
    L’art. 1 della Costituzione: “ L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, è costantemente violato. Sono venuti meno i rapporti fondamentali della coesione sociale.
    Nella nostra area territoriale una parte grande di cittadini, uomini, donne e giovani, sono abbandonati alla loro tragica “sorte”, privi di qualsiasi forma si sostegno. Lasciati soli con la propria disperazione.
    C’è in atto una grande disfatta democratica, civile e sociale.
    In questo drammatico contesto da parte delle varie strutture pubbliche si ha la “perversione” di tenere fermi notevolissimi volumi finanziari di investimenti destinati alla città e alla sua provincia, disponibili per dare conforto di lavoro e dignità civile a tanti disoccupati.
    Sui tanti si innalzano i 600 milioni di euro destinati dal CIPE per realizzare le necessarie infrastrutture di fognature e depurazione delle acque reflue. Riguardano molte località dell’area del catanese, in particolare Catania.
    Le forze politiche e sociali per la stragrande parte sono vergognosamente assenti, silenti, paralizzati nell’agire.
    Grande è l’indignazione!
    Con prioritaria urgenza bisogna aprire una fase di sensibilizzazione, mobilitazione democratica, di lotte.

    Aderiscono ( in ordine di ricezione):
    Domenico Stimolo Saro Urzì
    Alberto Rotondo Mimmo Cosentino
    Circolo Città Futura Gaetano Ventimiglia
    Antonino De Cristoforo C.U.B. (Confederazione Unitaria di Base) Catania
    Cobas Scuola Catania Circolo PRC “Olga Benario”
    Giovanni Caruso Movimento 5 Stelle Catania
    Riccardo Orioles Gapa – associazione
    Redazione de i Siciliani Giovani Circolo SEL Graziella Giuffrida
    Francesco Giuffrida Rete associativa TILT Sicilia
    Barbara Crivelli Enza Venezia
    Gabriele Centineo Toy Racchetti
    Turi Giglio Comitato di base NoMuos/NoSigonella
    Open Mind glbt – associazione Alfonso Di Stefano
    VittorioTurco Carla Puglisi
    Marco Benanti Federazione SEL Catania
    Giancarlo Consoli Nievski
    Luca Cangemi L’Altra Europa con Tsipras
    Anna Di Salvo
    La Città Felice – associazione
    Mario Bonica
    Luciano Nigro
    Lila – associazione
    Giuseppe Strazzulla
    Lillo Venezia
    Titta Prato
    Goffredo D’Antona
    Claudia Urzì
    Nadia Furnari
    Giolì Vindigni
    Agata Sciacca
    Luca Rizzo
    Giovanni Messina
    Giovanni Piazza
    Andrea Calarese
    Elsa Arcidiacono
    Catania, 10 ottobre 2014

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