Corleone: operazione “Grande passo”, i carabinieri arrestano 5 persone
L’indagine dei carabinieri, ha fatto luce sugli assetti mafiosi attuali del mandamento di Corleone. Diversi gli imprenditori costretti a piegarsi al volere di Cosa nostra. Al vertice un “fedelissimo” di Riina: Antonino Di Marco, ex custode del campo sportivo
I carabinieri carabinieri della compagnia di Corleone e del gruppo di Monreale sono stati impegnati in una vasta operazione antimafia tra Corleone e Palazzo Adriano hanno arrestato cinque persone Antonino Di Marco di Corleone, Franco e Pasqualino D’Ugo, Nicola Parrino e Pietro Paolo Masaracchia tutti di Palazzo Adriano con l’accusa di associazione mafiosa.
L’indagine che ha portato all’operazione è stata avviata nel 2012 dalla Dda di Palermo e ha fatto luce sugli assetti mafiosi attuali del mandamento di Corleone. Attraverso pedinamenti, intercettazioni, sono stati scoperti l’ attività estorsiva a tappeto dai clan, l’ illecita gestione degli appalti, ma anche alcuni contatti tra i fermati ed esponenti politici siciliani.
Secondo gli investigatori, che hanno ricostruito ruoli e funzioni dei nuovi vertici della cosca di Palazzo Adriano, nel mandamento di Corleone, a svolgere le funzioni di capo sarebbe stato Antonino Di Marco, 58 anni, ex custode del campo sportivo e fedelissimo del boss Totò Riina. Gli inquirenti hanno accertato che sugli appalti Cosa nostra continuava a intascare il 3% dell’importo dei lavori e che, in alcuni casi, al posto della richiesta di denaro imponeva agli imprenditori assunzioni di personale e acquisto di mano d’opera nelle aziende vicine ai clan. Per convincere le vittime a cedere i boss sono ricorsi spesso a danneggiamenti e furti all’interno dei cantieri delle imprese taglieggiate.
Al centro dell’indagine dei carabinieri ci sarebbero anche i rapporti tra quello che viene ritenuto il capo del clan, Antonino Di Marco, dipendente comunale incensurato, e il deputato regionale dell’Udc, Nino Dina, attuale presidente della commissione Bilancio dell’Ars. Di Marco è stato pedinato mentre andava nella segreteria politica del parlamentare regionale: i carabinieri stanno cercando di capire l’ interessamento della cosca nella campagna elettorale del politico.
”Risulta dalle indagini che Cosa nostra ha indirizzato i suoi consensi verso Nino Dina, poi eletto all’Ars con moltissime preferenze proprio nella zona di competenza del clan”, ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci intervenuto alla conferenza stampa che ha illustrato l’indagine dei carabinieri. Ai giornalisti che gli hanno chiesto se il parlamentare regionale dell’Udc sia indagato per voto di scambio, il magistrato ha risposto: “Si tratta di fatti precedenti alla nuova formulazione del reato di voto di scambio. La vecchia norma prevedeva la contropartita economica che a noi, in questo caso, non risulta. Potendo ampliare la fattispecie, che ora parla genericamente di ‘altre utilità’ in cambio dei voti, probabilmente avremmo fatto valutazioni diverse”. Agueci ha anche detto che “non c’è la prova che Cosa nostra abbia ricavato dei vantaggi in cambio del certo sostegno elettorale a Dina”.
Il dipendente comunale con l’incarico di custode del campo sportivo, Di Marco, è il fratello di Vincenzo, che per anni ha svolto le mansioni di autista di Ninetta Bagarella, moglie del boss Totò Riina. Secondo i carabinieri sarebbe stato investito dai vertici del mandamento di Corleone del compito di controllare la gestione degli appalti nella zona del comune di palazzo Adriano.
Il clan, infatti, avrebbe messo le mani su una serie di lavori decisi dal comune.