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Le “chiavi” del potere

Immaginiamo un gruppo di ricchi e lesti fanti (leggi pure lestofanti) e tutt’intorno un brulicare di ossequiosi ed ammirati legulei che, presi dall’orgasmo del denaro, suggeriscono affari, indicano strade da seguire e le “chiavi” per aprire le porte ad altro denaro (che nel linguaggio pubblico usano chiamare “sviluppo” e “lavoro”).

Immaginiamo poi le “chiavi”. Anzi, guardiamoci attorno e cerchiamole tra di noi, perché se è relativamente difficile individuare per nome le “chiavi” più importanti, quelle che gestiscono il potere politico, amministrativo e legislativo, è senz’altro più facile individuare quelle degli apparati periferici, le chiavi che (leggi pure chiaviche) stanno in mezzo a noi e che spesso sono decisive per la realizzazione degli affari. Si tratta di gente “comune”, un po’ narcisista e non particolarmente ricca, ma che per ossequio alle indicazioni delle chiavi maggiori (i boss di partito) o per le briciole che le consorterie degli affari lasciano intravedere, si danno da fare nel loro ruolo istituzionale di approvare o rigettare, deliberare, decretare. Senza queste “chiavi” non è generalmente possibile aprire i territori alle operazioni degli speculatori. Sono proprio queste le chiavi del potere. Funzionano un po’ come gli eserciti senza i quali i generali non farebbero alcuna guerra.

Sembrerà ridicolo, ma senza queste chiavi società come la Maltauro costruzioni o come la SAI8 o come le compagnie che si occupano di discariche o ancora come i progetti di nuova speculazione edilizia non avrebbero potuto accedere nei nostri territori.

Se questo è l’andazzo ci sembra che il minimo da fare sia sbloccare le serrature!

L’offuscato Fusco e l’ORDINE pubblico

E ci fu anche una manifestazione contro la variante di Xirumi alla quale parteciparono le realtà di movimento siciliane e delegazioni da Vicenza, Pisa e dalla Val di Susa. manifestazi xirumi 24 marzo 2007La polizia, diretta allora dall’astuto commissario Fusco, ebbe rinforzi da Siracusa per vedere, fotografare e filmare i “sovversivi” in corteo. In quei giorni circolava un nostro dossier dal titolo Riecco i soliti ig-NOTI con gli americani pubblicato a pezzi su GirodiVite, e il solerte commissario, divoratore di informazioni sui potenziali pericoli, non mancò di farci sapere di averlo letto con interesse.

Vuoi vedere che il poliziotto si mette a indagare sui “lesti fanti” dell’affare Xirumi?- pensò per un fugace attimo qualcuno di noi.

Macché, l’astuto Fusco mandava astuti messaggi del tipo: “attenzione che vi tengo sott’occhio”. E chi ne dubitava? La polizia in fondo fa il suo dovere: difendere l’ordine pubblico. E l’Ordine nel nostro caso suonava un po’ così: dovete accettare il sistema esistente e le sue regole. Si, però accetta oggi ed accetta domani, non è che poi sia così difficile diventare “complici” del sistema esistente. Inoltre, onde evitare equivoci, occorre anche dire che polizia e ceto politico tengono sempre a precisare: “sistema esistente” e non “sistema sulla carta”. E il sistema esistente concretamente è quello che conosciamo tutti, quello della diffusa corruzione e concussione, quello della speculazione e dello sfruttamento più infami, quello che prevede la ricchezza spudorata e la miseria più nera, quello che vede i ladri di biciclette finire i galera ed i ladri di milioni, quando gli va proprio male, a gli arresti domiciliari a sorseggiare bevande nel giardino della propria villa o al servizio civile. Così il nostro Fusco, offuscato dall’ORDINE pubblico di controllare e reprimere quelli che non accettano il sistema esistente, anziché indagare sull’affare Xirumi, invia i suoi poliziotti ad indagare chi denunciò quell’affare, che in effetti risultava del tutto coerente col sistema degli affari esistente. Storie vecchie del resto, che si trascinano sino ai nostri giorni, con le perquisizioni e le denunce a chi manifesta contro il MUOS di Niscemi o a chi si incatena per fame nei corridoi del palazzo comunale: interruzione di pubblico servizio, che più correttamente dovrebbe dirsi “del servizietto al pubblico”.

 

Maltauro docet

 

La nostra visione della politica locale era davvero anacronistica. Avevamo pensato che l’affare Scirumi, portato in Consiglio Comunale dall’allora Sindaco Neri (allora tesoriere dell’MPA di Lombardo), poco prima delle sue dimissioni per incompatibilità con altra carica, fosse COSA LORO e dei loro amici, insomma una cosa del centro-destra. Caduta la giunta Neri, pensammo quindi che mai e poi mai la nuova giunta di centrosinistra avrebbe continuato sulla stessa strada. E ciò benché in Consiglio comunale NESSUNO si fosse opposto (anzi taluni del centro sinistra plaudirono al “grande affare”). Lo pensammo non soltanto per ingenuità, ma perché una considerazione e due fatti ci avevano fatto sperare nell’accoglimento dell’opposizione presentata insieme a Verdi e GirodiVite poco dopo la delibera di variante. Considerazione: perché mai la giunta di centro sinistra avrebbe dovuto approvare una variante così dichiaratamente speculativa e intestata al centrodestra?

1° fatto: il candidato sindaco Rossitto (DS, Agire solidale, Libera) nel suo programma elettorale si era dimostrato contro la lottizzazione di Xirumi-Tirirò-Cappellina. E sebbene perdente alla elezioni comunali entrava a far parte della Giunta Mangiameli (DS) in qualità di Vice Sindaco.

2°fatto: il segretario del DS Lidia Costanzo in un articolo comparso su Informa Sicilia si era apertamente dichiarata contraria a tutta l’operazione.

Allora ci sembrarono considerazione e fatti non trascurabili. Ma la prima si dimostrò assai poco lungimirante ed i secondi si dimostrarono fatti trascurabilissimi. Ciò che non si tenne di conto fu il potere delle consorterie “extraterritoriali” (Lombardo, Ciancio, Maltauro e soci dai vari colori), l’irrompere della trasversalità nelle politiche di spoliazione dei territori. “Su tutti i stissi” cessa di essere una battuta qualunquista e segna il quadro globale della “politica”.

Lezione: mai fidarsi delle apparenze e soprattutto delle parole del ceto politico la cui “flessibilità” e la determinazione a servire il padrone si rivela sempre più forte del colore di qualsiasi bandiera. Per capire, insomma, sarebbe bastato leggere il giornalino della società Maltauro (Maltauro/notizie) :“Determinazione e flessibilità per stare al passo con la globalizzazione”. Officium Maltauro docet!

 

Le tre scimmiette

 

Ecco alcune delle cose dette quel famoso giorno in cui si respinse la nostra opposizione e si votò definitivamente per la variante Xirumi-Sigonella.

[-] Robertino (De Benedictis), deputato Regionale, commissione ambiente e territorio. La Notizia del 16 ottobre 2006:

“Non entro mai negli aspetti tecnici delle questioni locali, …. A maggior ragione per questo progetto, di cui non so quasi nulla, e non nutrendo peraltro pregiudizi di sorta, bensì ritenendo che esso debba essere serenamente valutato nell’interesse della collettività”. Eppure Il segretario Lidia Costanzo aveva già espresso le sue valutazioni contrarie.

[-] Nuccia (Tronco), cons. comunale La Notizia del 16 ottobre 2006:

“Rimango sconcertata dinanzi alle affermazioni dell’on. De Benedictis sulla questione dell’insediamento residenziale in contrada Xirumi, quando dice di non saperne quasi nulla, di non avere l’abitudine di entrare negli aspetti tecnici delle questioni locali”.

[-] Luca (Marino), giornalista locale La Notizia del 16 settembre 2006:

“Comuni etnei … hanno optato per allocare nel loro territorio villaggi come quello che dovrebbe sorgere a Xirumi. Dunque, non ci sarebbe niente di male se anche a Lentini ne sorgesse uno: ovviamente ponderando il rapporto immateriale costi-benefici…”.

[-] Cirino (Cillepi), assessore all’urbanistica Consiglio Comunale del 16 ottobre 2006:

”… sono rimasto sorpreso dalla bontà di questa iniziativa urbanistica che definisco nuova e diversa dalle precedenti per la concezione nuova dei rapporti fra Pubblica Amministrazione e privato. Quindi, bene ha fatto il Consiglio comunale passato ad approvarla e benissimo farà questo consiglio Comunale a rigettare le osservazioni e a dare via libera finale alla variante Xirumi-Sigonella. Questa volta sì che abbiamo tutto da guadagnare e quasi niente da perdere come città”.

 

XIRUMI?

 

Xirumi? Per l’umanità di memoria fast food forse non significa più nulla. Per noi simboleggia ancora. Occorre riconoscerlo, per molti di noi fu anche una potente e magnifica “lezione di vita” dove fu possibile sperimentare nel concreto il dispiegarsi di forme di potere, dalle più meschine alle più infami: dal politico nazionale a quelli regionali e locali, da destra a sinistra, dal ruffiano dei militari americani ai tecnici imbroglioni, dalla legalità ipocrita di Libera ai manutengoli del “crimine locale”, dai nostrani piriti lisci dello “sviluppo” alle varie zecchette locali, e poi affaristi, magistrati con l’ammorbidente, sindacalisti e così via sino ai questuanti di briciole.

Ordinariamente divisi per bande, straordinariamente uniti per la “grande occasione”: “Una opportunità per il territorio” titolava La Sicilia di Ciancio del 14 dicembre 2006 (che avrebbe dovuto titolare “Una opportunità per Ciancio”).

La grande opportunità consisteva nel trasformare una zona agricola in speciale zona residenziale per i militari USA di Sigonella: “Trattasi di opere residenziali speciali, di rilevante interesse pubblico connesso alla difesa militare ed a esigenze di sicurezza nazionale”, così recitava la richiesta di variante al P.R.G. presentata dalla Scirumi SRL al Comune di Lentini.

Caspita, nientemeno che “sicurezza nazionale”! Si, questa è stata una vicenda in cui anche il senso del ridicolo è andato a farsi fottere. E il Consiglio Comunale di Lentini (Giunta Neri prima e Mangiameli dopo) –nessuno contrario- approvava, con più che sospetto zelo, la trasformazione di 91 ettari di terreni agricoli in “zona residenziale” per costruzioni pari a 670 mila metri cubi. Naturalmente tutto ciò alla faccia dei vincoli archeologici e paesaggistici, che la Soprintendenza di SR si preoccupava con serafico favoreggiamento di annullare in ossequio al grande evento. Gli interessati si prodigavano a narrare il bene che sarebbe venuto dalla grande opera che, tra elargizioni della Scirumi SRL ed entrate ICI sarebbe servita a “dare vivibilità e decoro ai quartieri di S.Antonio, Carrubbazza, Corderia e Porrazzeto”, come scriveva l’ing. Cillepi. La “munificissima” Scirumi SRL si impegnava a “rendere fa cilmente fruibile il Lago di Lentini, oltre al completamento di opere di urbanizzazione nel nuovo quartiere periferico di c.da S.Antonio per un importo complessivo di € 2 milioni”. E nelle controdeduzioni (ai nostri appunti) dell’Ufficio tecnico si spiegava che la Scirumi SRL era disponibile “a prevedere ed eseguire opere concordate per la valorizzazione delle aree archeologiche, compresa l’area denominata S. Basilio.”

Quindi: interventi in 4 quartieri + opere a S. Basilio + opere presso il Lago + 800 mila euro annui dall’ICI (poi ridotti della metà) + 4 milioni di opere di urbanizzazione + milioni dalla concessione edilizia. Che dire? Beh, a tutt’oggi, dopo 8 anni dall’affarone, non resta che dire: minchia che presa per il culo!

Non solo la Scirumi SRL, la “solidissima”, come la definiva il fan F.M. (solo le iniziali: forse sapeva che non valeva la pena sputtanarsi) su La Notizia, non ha pagato un centesimo al Comune, ma ha pure presentato ricorso contro le pretese comunali: “somme non dovute” sin quando, secondo La Scirumi SRL, non saranno realizzate le opere. Veramente edificante! Intanto se la gode la Scirumi che ha ricevuto da Neri-Mangiameli un discreto dono in valore (quanto valgono 91 ettari di terreno edificabile?) e se la gode Ciancio & C. che beneficia di 5 milioni di euro dalla vendita delle terre alla società che avrebbe dovuto edificare e di cui lo stesso Cavaliere fa parte.

E mentre loro se la godono, ecco che dopo 8 anni i magistrati del CGA (Sentenza CGA siciliano N.4-2014) annullano la delibera di variante. Hanno toppato alla grande! Tutto da rifare, sentenzia il giudice. Tutto da rifare? Ma loro hanno già fatto tutto. Non hanno costruito il villaggio militare, ma hanno beneficiato di quel discreto “regalo” in variante concesso da Neri e Mangiameli.

Come riflessione proponiamo qui di seguito quattro immagini: Prima immagine – lo stato del territorio: il processo apparentemente inarrestabile della sua mercificazione, il suo progressivo deteriorarsi in quanto tessuto relazionale e riconfigurarsi come deserto in cui solo gli “affari”, come cactus spinosi, primeggiano indisturbati.

Solo un esempio: lo stato di fatiscenza dei quartieri popolari e il contemporaneo prolificare di prezzolati progetti di ampliamento delle zone di speculazione edilizia (“per rilanciare l’economia” dicono il ‘nostro’ Sindaco e i suoi amici). Un non sense pieno di senso. Questa prima immagine è quella del territorio come merce vendibile, come “risorsa da sfruttare”, come ambito del saccheggio del dominio, che ha trovato ad esempio nella privatizzazione della gestione dell’acqua un eclatante ed altrettanto paradossale esempio di vergognosa speculazione.

Seconda immagine – lo stato di crescente impoverimento degli abitanti con il corollario di indebitamento e ricattabilità nei luoghi di lavoro (e non solo) e conseguente produzione di indifferenza, inimicizia ed egoismo.

Terza immagine- i “nostri” amministratori dalle facce di bronzo, che non si scompongono neanche un po’, non rischiano nulla (sempre che le dichiarazioni di Maltauro alla procura di Catania non si trasformino in processi), se ne strafottono delle regole che essi stessi producono (ma per gli altri), camminano per strada senza vergogna, continuano a promettere, ad ammiccare, a parlottare, a preparasi per le prossime elezioni, a giocare alle alleanze, a disputarsi le loro meschinità e l’utilizzo della dilagante povertà.

Quarta immagine – i gruppi di affaristi che continuano ad arricchirsi speculando sulle risorse (come le chiamano loro, umane o territoriali che siano) grazie ad un sistema di potere che ne garantisce legittimità e continuità. Quest’ultimi, erroneamente convinti che il mondo giri sempre dalla loro parte, ostentano le loro ricchezze e il loro potere, lo gridano acidamente ai loro operai “o mangi questa minestra o …”.

Ecco, invitiamo a considerare da vicino queste 4 immagini ed a chiedersi se valga davvero la pena di continuare ad accettare. Consideriamo il valore della rivolta.

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