Il giorno che Accorinti fermò i Tir
Bene pubblico vs/ padroni dello Stretto: chi vincerà, alla fine?
Fascia tricolore sulla consueta t-shirt free Tibet e tantissima pazienza per spiegare personalmente ai camionisti – uno per uno – che Messina non può più permettersi di farsi attraversare a tutte le ore dalle centinaia di mezzi pesanti che sbarcano ogni giorno nella Rada San Francesco e nel porto storico della città dello stretto diretti nel resto della Sicilia.
Renato Accorinti, anche da sindaco, non intende rinunciare ai metodi e alle battaglie di quarant’anni di attivismo civile e sta combattendo a modo suo l’ennesima puntata di un braccio di ferro che vede da una parte gli interessi di un manipolo di armatori e dall’altra il diritto alla sicurezza e alla salute per un’intera città.
Tutto ha avuto inizio il trenta giugno scorso, quando la società Cartour , della famiglia Franza- monopolista di fatto del traghettamento privato sullo stretto di Messina- ha dato unilateralmente il via agli orari estivi della propria autostrada del mare da e per Salerno. Una modifica che ha comportato nuovi disagi per la popolazione dato che lo sbarco dei tir avviene adesso in pieno giorno a poche centinaia di metri dal centro storico della città, al molo Norimberga, e il flusso di mezzi pesanti si aggiunge a quello, già massiccio, che l’ attraversa da quando l’approdo a sud è stato dimezzato dall’eterno cantiere per il ripristino dei moli danneggiati dalle mareggiate invernali.
La guerra dei Tir, ad ogni modo, per Messina è storia antica. Già nei primi anni 2000 in seguito a numerosi incidenti mortali avvenuti in aree densamente abitate, era cresciuta una forte mobilitazione popolare con l’obiettivo – in realtà solo parzialmente realizzato – di spostare il traffico pesante fuori città attraverso la costruzione di un nuovo approdo per i traghetti nella zona sud.
Le amministrazioni comunali che si sono succedute nel decennio in cui la vertenza ha avuto il suo massimo sviluppo hanno brillato per cerchiobottismo sviando l’ attenzione dell’opinione pubblica sul fantasma del Ponte sullo stretto oppure inventandosi le soluzioni più fantasiose- è rimasta negli annali quella del doppio approdo a nord e sud della città- pur di evitare di porre limiti agli interessi dei traghettatori.
“Il diritto a una città vivibile”
Completamente diverso l’approccio della giunta Accorinti. Massima disponibilità a trattare una soluzione in grado di soddisfare le esigenze di tutti, accompagnata però dal massimo rigore sui principi.
“Il diritto di duecentocinquantamila messinesi a una città vivibile, liberata dal transito dei mezzi pesanti è un valore non negoziabile”, ha tenuto a precisare il primo cittadino agli armatori come pure alle istituzioni di garanzia (Capitaneria di Porto e Autorità Portuale). I numerosi tavoli tecnici che si sono svolti quest’estate non hanno dato però gli esiti sperati.
“Avevamo chiesto a Cartour almeno l’impegno a rinunciare all’orario estivo diurno non da domani ma dall’estate del 2015 – spiega Accorinti – ma è stato risposto di no”. Aggiungendo al rifiuto di qualunque mediazione la non troppo velata minaccia di ridurre drasticamente le corse della Messina-Salerno e di conseguenza licenziare i marittimi in esubero.
E’ stato inevitabile a quel punto, il ventuno luglio scorso, emettere l’ordinanza che interdice al traffico pesante le principali vie d’accesso al porto storico di Messina fra le 7 e le 21. Un provvedimento fortemente contrastato non solo dai rappresentanti delle organizzazioni datoriali (Confindustria Messina e Aias, l’associazione dei piccoli autotrasportatori siciliani di Giuseppe Richichi) ma anche dai sindacati confederali e persino dagli organismi “terzi” come La Capitaneria Di Porto e l’ Autorità Portuale, i cui esponenti non hanno esitato a minacciare ricorsi “ ove si ravvisassero nell’ordinanza lesioni dei legittimi interessi economici in campo”.
La tutela dal basso dei diritti
Così Messina è divenuta teatro di un’inedita forma di tutela dal basso del diritto. Sono stati i cittadini, più o meno organizzati, a presidiare tutte le mattine insieme al sindaco e alla Polizia Municipale le vie d’accesso al molo Norimberga ed a vigilare sullo scrupoloso rispetto delle disposizioni previste dall’ordinanza.
“Nessuno di noi è contro l’impresa in quanto tale” raffredda così le polemiche Accorinti “ ma vogliamo che gli armatori rispettino le decisioni che il Comune ha preso a tutela di tutti”, in attesa che il 7 agosto sia riconsegnato alla città perfettamente funzionante l’approdo di Tremestieri, dove dovrebbe essere dirottato definitivamente il grosso del traffico pesante.