Le banche contro Bitcoin
Unicredit chiude il conto bancario a Bitstamp. Novità sulla Bitlicense a New York
Una delle cause della recente stagnazione di prezzo di bitcoin, attorno ai 500 dollari, viene attribuita ai problemi bancari di Bitstamp; il principale exchange bitcoin in occidente per liquidità e volumi (quanti soldi ci stanno dentro e quanti ne vengono scambiati).
Unicredit, nel dettaglio Unicredit banka Slovenija d.d., ha chiuso, sembra senza fornire spiegazioni l’account bancario di Bitstamp; compagnia slovena con sede nel Regno Unito, che utilizzava Unicredit come base europea per i bonifici, sostituita, ma non senza creare disagi per i bonifici già in corso, con la terza banca svizzera Raiffeisen (usando la sede austrica).
La scelta di questa banca ha suscitato stupore e perplessità nella comunità Bitcoin, proprio perchè un memorandum interno di Raiffeisen contro Bitcoin uscito su Reddit nell’aprile scorso; in cui si diceva tra le altre cose: “per la vostra sicurezza raccomandiamo a tutti gli impiegati di astenersi dal minare, comprare o vendere bitcoin”). Ora il principale exchange occidentale (ma Kraken e Bitfinex potrebbero in breve mostrarsi come piattaforme più mature) si poggia proprio su di loro.
Bitlicence
Mentre la California nel giugno scorso ha cambiato le poprie leggi monetarie vecchie di qualche secolo; prima era possibile accettare solo dollari in pagamento; adesso criptomonete come Bitcoin, Litecoin, Dogecoin, ma anche monete delle multinazionali: come Amazon Coin e Starbucks Stars.
New York invece propone una regolamentazione di Bitcoin (chiamata Bitlicense perchè le aziende che operano con bitcoin a New York dovranno registrarsi e attenersi alla regolamentazione).
La proposta ha creato subito aspre e estese polemiche. Tante nuove aziende, principalmente della Silicon Valley, hanno raccolto finanziamenti per centinaia di migliai di dollari, (nel solo 2014 più di 250 milioni di dollari) numeri superiori a quelli raccolti dalle aziende nei primi anni di Internet.
Le loro proteste hanno già portato il procuratore, Benjamin Lawsky, (del New York Department of Financial Services. NYDFS) a prendere altri 45 giorni di tempo e a fare una serie di precisazioni. Intervistato da Coindesk dichiara che “è stato impressionato dal numero di aziende e singoli che prendono seriamente l’industria e seguono con attenzione la tecnologia che gli sta dietro”. Il suo dipartimento – precisa – non cerca l’approvazione di ogni pezzo di codice creato dalle aziende che operano con Bitcoin, anche se le parole usate prima potevano lasciare questa interpretazione.
“I creatori di software non devono chiedersi se si applica a loro la Bitlicense, infatti non si applica a loro, ma vale per gli intermediari finanziarsi”. “Noi – aggiunge – non siamo il tipo di agenzia che pensa di avere il monopolio della verità e fare sempre la cosa giusta.
Ci sentiamo forti su molte delle disposizioni contenute nei regolamenti proposti ma sappiamo anche che ci potrebbero essere cose che possiamo migliorare”. “Se facciamo le cose giuste, penso che le prospettive per la monete elettronica in una forma o in un’altra sono ottime nello stato di New York, ma dovremo fare una cosa alla volta, giorno per giorno”.
Ue su Bitcoin e Iva
La Corte di Giustizia dell’Unione europea (Cgue) sta considerando se debbano essere aggiunte o meno tasse come l’Iva per gli exchange di monete digitali.
La domanda è stata presentata alla Cgue dalla Svezia a giugno di quest’anno. Estoban van Goor, avvocato specialista in tasse europee, avvisa che la corte potrebbe impiegare anche più di due anni per prendere una decisione; il risultato della dicisione avrebbe valore per l’intera Unione Europea. Altrove, sempre in Europa, il Regno Unito aveva già esplicitamente dichiarato a marzo che il trading di Bitcoin è esente da Iva.
Link:
http://www.coindesk.com/price-bitcoin-falls-500-lowest-level-since-may/
http://www.coindesk.com/ben-lawsky-bitcoin-regulation/
http://www.coindesk.com/europe-inches-towards-decision-bitcoin-vat/