venerdì, Novembre 22, 2024
-mensile-Editoriali

“Al gufo, al gufo!”

Guai ai magistrati che “remano contro”

I polemisti convertiti all’ornitologia (scarsità di argomenti?) strilleranno “al gufo!”. Ma nessuna invettiva esorcizzan­te può cancellare le angosce che suscita l’interminabile elenco dei record negativi che il nostro Paese è riuscito ad inanella­re.

Occupiamo il terzo posto nella classifi­ca mondiale per l’evasione fiscale (dopo Turchia e Messico).

E’ stato stimato in 154,4 miliardi di euro l’ammontare delle tasse non pagate nel 2012. Una perdita annua di 60 mi­liardi di euro colloca l’Italia fra i paesi più corrotti d’Europa, insieme a Roma­nia, Grecia e Bulgaria.

I record negativi

Nella classifica europea della libertà di stampa siamo terz’ultimi. La disoccupa­zione giovanile italiana è del 43,3%, contro una media europea del 22,5%. Siamo ultimi per gli investimenti nel set­tore culturale.

La nostra ricerca è in ginocchio. La fuga dei cervelli è diventata una valanga. Le imprese italiane sempre più spesso o chiudono o vengono assorbite da stranie­ri. La giustizia è un disastro completo.

Il “cambio di passo” del regime

Eppure, a sentire i nostri governanti dovremmo stare sereni perché nel giro di qualche settimana (massimo qualche mese) il “cambio di passo” del nuovo re­gime riuscirà a risolvere ogni problema.

L’impressione è che le formule magiche tendano a soppiantare le terapie realisti­che. O che addirittura si voglia partire re­golando qualche conto in sospeso, rin­viando ancora una volta gli interventi nel merito.

Il caso giustizia

Prendiamo il caso giustizia: il dato ine­ludibile da cui partire è lo spaventoso ar­retrato di 9 milioni di processi (5 nel ci­vile e 4 nel penale). O ci si libera da que­sto macigno o si continuerà ad esserne schiacciati, condannando al fallimento qualunque tentativo di riforma.

Occorro­no rimedi radicali, per esempio l’aboli­zione del giudizio di appello.

I magistrati ed il personale amministra­tivo dell’appello andrebbero destinati all’eli­minazione dell’arretrato nell’arco di due o tre anni.

Esaurito l’arretrato, quei magistrati e quel personale dovrebbero essere con­centrati sul primo grado di giudizio così da ridurne i tempi, mentre la soppressio­ne del secondo grado dimezzerebbe la durata complessiva del processo.

Una riforma a costo zero

Una ri­forma a costo zero, che oltretutto porreb­be il nostro Paese in linea con tutti gli al­tri paesi che hanno (come noi ci siamo dati nel 1989) un sistema processual-penale moderno di tipo accusatorio, creando finalmente anche da noi le con­dizioni necessarie per avere una giustizia rapida e certa, veicolo di garantismo autentico e non strumentale.

Il patto col Condannato

Senonché, invece di intervenire sui tempi vergognosi del processo, pare si vogliano prima di tutto sistemare alcune questioni coi giudici, rimodulando la re­sponsabilità civile e quella disciplinare. e se qualcuno osasse scorgervi un qualche riflesso del “patto del Nazareno” stipulato con un signore condannato ed espulso dal Senato, sappia che rischia la “promozione” da semplice gufo a nemico della Patria.

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