lunedì, Novembre 25, 2024
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Chi comanda a Reggio

Grazie all’Operazione Meta del 2010 sono emersi i nuovi assetti di potere della ‘ndran­gheta operante nella città di Reggio Cala­bria. Chi comanda dopo la violentissima guerra finita nel 1991? Che clima si respira a Reggio?

L’organigramma della ‘ndrangheta

Il 2010 è stato un anno giudiziario mol­to importante per decifrare l’organigram­ma della ‘ndrangheta. Il 13 luglio, attra­verso le operazioni congiunte Crimine-Infinito realizzate dalla Dda di Reggio Calabria e di Milano veniva svelata la struttura unitaria della ‘ndrangheta.

Venti giorni prima, però, scattava anche l’Ope­razione Meta, che portò all’arresto di 42 persone nella città di Reggio Cala­bria.

Nonostante le differenze sostanziali tra le due inchieste, entrambe dimostrano quello che il pentito Paolo Iannò, ex-affi­liato ai Condello, ha dichiarato ai pm: “la ‘ndrangheta è unica e sola, la ‘ndranghe­ta ordina i delitti, ci sono state le faide, ci sono stati omicidi fra di loro, faide fra lo­cali e tutte cose, ma una ‘ndrangheta… che esistano due ‘ndranghete no, esiste che la ‘ndrangheta è un corpo, ha regole sociali e nasce a Reggio e si radica in tut­te le parti del mondo ’’.

Questa e altre te­stimonianze dei collabo­ratori di giustizia delle due operazioni di­mostrano come il cuore pulsante della ‘ndrangheta si trovi nell’intera provincia di Reggio Calabria e il potere delle ‘ndri­ne sia spartito nei tre mandamenti provin­ciali: Jonica, Città e Tirrenica. Come ha affermato il Procura­tore sostituto della Dda di Reggio Cala­bria, Giuseppe Lom­bardo, padre dell’indagine Meta: “il Cri­mine a Reggio Calabria è Archi, così come sulla jonica è San Luca e sulla tir­renica Rosarno”.

L’eredità di Giuseppe Di Stefano

L’indagine Meta si focalizza sulle attivi­tà e i collegamenti dei gruppi mafiosi pre­senti nella città di Reggio Calabria. Attra­verso questa inchiesta è emerso come Giuseppe De Stefano abbia ereditato il potere del padre Paolo. A conclusione del­la prima guerra di ‘ndrangheta i De Stefa­no avevano sop­piantato i Tripodo in città: infatti, dopo le eliminazioni di Giovanni e Giorgio, a prendere le redini del clan fu De Stefano padre.

Grazie anche al capobastone di Ar­chi (quartiere di Reggio Calabria in cui i De Stefano sono egemoni), la ‘ndrangheta fece il salto di qualità: aveva rapporti con la destra eversiva, la politica, la massone­ria deviata, i servizi segreti e le élites cri­minali di Cosa nostra e della camorra.

Il mammasantissima di Archi fu assassi­nato il 13 ottobre 1985 con un’autobom­ba, in risposta al suo fallito tentativo di eliminare Antonio Imerti. Scoppiò così la seconda guerra di ‘ndrangheta tra il grup­po De Stefano ed il cartello Imerti-Con­dello. La pace, dopo oltre 700 morti, arri­vò solo nel 1991 e grazie anche all’inter­vento dei più influenti boss di Cosa No­stra, del calibro di Leoluca Bagarella.

In città, fino all’arresto il 18 febbraio 2008, il boss più influente era Pasquale Condello, detto il Supremo.

La struttura di comando

Attraverso l’Operazione Meta è emerso anche che le cosche più influenti della città avevano creato una struttura so­vra-ordinata capeggiata da Giuseppe De Stefano.

L’organismo strutturale citta­dino costituisce un’importante novità in­vestigativa perché dimostra come i clan più potenti della città di Reggio Calabria protagonisti della cruenta seconda guerra di ‘ndrangheta si siano pacificati e orga­nizzati per la ‘spartizione’ degli affari cit­tadini: dalle attività delittuose, alle azioni intimidatrie fino alla ‘torta’ degli appalti.

Il rampollo della famiglia De Stefano venne arrestato il 10 dicembre 2008, dopo 5 anni di latitanza. Con l’accusa di asso­ciazione mafiosa e traffico di stupefacenti.

Nel processo Meta viene indicato con la dote di Crimine, un “fiore” (riconosci­mento) concesso solo ai più meritevoli af­filiati alla mafia calabrese.

Il 31 maggio 2013, interrogato per oltre 5 ore dal pm Giuseppe Lombardo, De Ste­fano ha nega­to di essere il “capo-crimine”, dichiarando inoltre che i pentiti che lo accusano ‘‘sono dei buffoni […]

Nino Fiume è un viscido, Antonino Lo Giudice è un ragno spaccia­tore di angu­rie marcie’’.

La sentenza di primo grado

Il 7 maggio 2014 la Corte ha inflitto du­rissime condanne agli imputati. La pena più alta è stata inflitta a Giuseppe De Ste­fano, 27 anni. Questa indagine ha fatto emergere l’egemonia dei clan nei ‘locali’ di competenza territoriale.

La cosiddetta “zona grigia” non è stata toccata in quest’operazione. Nonostante ciò, il Pm Giuseppe Lombardo, che in 3 anni ha subito quattro pesanti intimidazio­ni, nella requisitoria ha sostenuto: “La ‘ndrangheta non finisce agli imputati di questo processo, questo è l’abito da lavo­ro del sistema criminale di cui fanno par­te, siamo sulle orme di chi veste l’abito da sera e frequenta salotti dove l’abito da la­voro non è ammesso”. 

La storia ci insegna infatti che la ‘ndrangheta si è sempre avvalsa di rap­porti di scambio con il potere costituito: sia esso la politica, la massoneria, l’imprenditoria o i servizi segreti. Le di­chiarazioni di Lombardo sembrano pro­prio dimostrare che la mafia calabrese non ha perso il capitale sociale che la contrad­distingue.

Scheda

CRONISTORIA DELLA VIOLENZA MAFIOSA A REGGIO CALABRIA

2010

• 3 gennaio: esplosione di una bomba da­vanti alla Procura Ge­nerale

• 21 gennaio: ritrovamento di un’auto pie­na di armamenti nel gior­no della visita di Napolitano a Reggio Calabria

• 25 gennaio: intercettata cartuccia caricata a pal­lettoni indirizzata al Pm Giuseppe Lom­bardo

•17 maggio: intercettato un proiettile spe­dito con frasi intimi­datorie al Pm Giusep­pe Lombardo

• 5 ottobre: ritrovato un bazooka davanti al tribunale di Reggio de­stinato all’ex Pro­curatore Capo della Dda di Reg­gio Cala­bria, Giu­seppe Pignatone

2011

• 1° marzo: intercettato proiettile di kala­shnikov spedito al Pm Giuseppe Lombar­do

• 31 marzo: ucciso al bar Carmelo More­na, pregiudicato repu­tato vicino ai Con­dello-Tegano

• 12 agosto: ucciso Giuseppe Canale, rite­nuto affiliato al clan Ser­raino, a Gallico Superiore

2012

• 9 ottobre: sciolto per infiltrazione mafio­sa il Comune di Reg­gio Calabria

• 10 ottobre: arrestato dopo 19 anni di lati­tanza Domenico Condel­lo, Micu ‘u pacciu

2013

• 8 marzo: ritrovato pacco bomba indiriz­zato al Pm Giuseppe Lombardo con scrit­to “se non la smetti ci sono pronti altri 200 kg”

• 6 giugno: Antonino Lo Giudice evade dal programma di pro­tezione

2014

• 3 marzo: ucciso il presunto boss Quirino Franco

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