venerdì, Novembre 22, 2024
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Tangenti alla Regione per ampliare le discariche

Giuseppe Antonioli, ad della discarica Tirrenoambiente di Mazzarrà Sant’Andrea, in provincia di Messina è stato arrestato nel corso dell’operazione “Terra mia” condotta dalla procura di Palermo che ha svelato un giro di mazzette legate allo smaltimento dei rifiuti e ai controlli nelle discariche siciliane.

Tra gli arrestati anche il nome più noto di Domenico Proto, 48 anni, proprietario della ditta Oikos di Misterbianco, in provincia di Catania. In manette anche i fratelli Calogero e Nicolò Sodano, titolari della discarica Soambiente di Agrigento.

Se qualcuno voleva ottenere le autorizzazioni per ampliare le discariche o allargare i propri affari doveva rivolgersi a Gianfranco Cannova, funzionario dell’assessorato regionale Territorio Ambiente che, in cambio di denaro e regali costosi e viaggi, rilasciava le autorizzazioni richieste per lo smaltimento dei rifiuti in Sicilia.

Nel corso delle indagini la polizia ha constatato che «questo settore amministrativo è caratterizzato da una stratificazione normativa e da un complesso e macchinoso apparato burocratico». Un complesso di norme che ha consentito al funzionario infedele – dicono gli investigatori – nelle diverse fasi della procedura amministrativa, di «giostrare» nella gestione delle procedure connesse al rilascio dei provvedimenti, agevolando gli imprenditori e preservandoli dall’ordinaria attività di controllo e monitoraggio della pubblica amministrazione circa le modalità di gestione delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti, consentendo loro in questo modo di bypassare indenni tutti i controlli. Il quadro di corruzione emerso è molto grave, secondo gli investigatori, in quanto ha messo a repentaglio la salute pubblica e alla preservazione del territorio da gravi danni ambientali.

“La corruzione si annida soprattutto – spiega Francesco Messineo procuratore capo di Palermo – nella mancanza di controlli efficaci nella pubblica amministrazione. Il funzionario non aveva un ruolo apicale, ma riusciva a controllare e gestire le autorizzazioni per l’ampliamento e il funzionamento delle discariche. Riusciva a dare anche consigli agli imprenditori per superare i controlli disposti dall’amministrazione regionale”.

Cannova alcuni mesi fa era finito nel mirino dell’ex assessore Mariella Lo Bello, in particolare per la convocazione, nel settembre 2008, di una conferenza dei servizi, presieduta dallo stesso Cannova, che aveva rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale per l’ampliamento della discarica di Mazzarrà, omettendo la vicinanza al centro abitato di Furnari. E, guarda caso, nell’ottobre del 2008 il funzionario acquistava un’Audi A6 in Lombardia, in una concessionaria che faceva riferimento a un amministratore della discarica in questione. «Abbiamo così trasferito il funzionario e presentato una denuncia sospettando un giro di tangenti per oliare alcune pratiche piuttosto che altre, il tutto in un assessorato noto per le sue lentezze e le improvvise accelerazioni», commentava la Lo Bello.

La collina della munnizza (libro pubblicato nel 2012) nel riportare la cronaca relativa alla concessione dell’Aia per un nuovo ampliamento della discarica di Mazzarrà a pagina 61 riporta: «La seconda conferenza dei servizi si tenne il 12 settembre del 2008 […] dal verbale della riunione risulta che nell’occasione fu chiesto alla Tirrenoambiente dai rappresentanti dell’Arpa di spiegare l’incongruenza di informazioni circa la quantità di abbancamento dei rifiuti rilasciato sulla precedente Aia nei confronti della ditta stessa. Il punto doveva essere di una certa rilevanza visto che, come risulta sempre dal verbale, sull’argomento ci fu un’ampia discussione sul quale si erano bloccati i lavori della conferenza. L’intervento del presidente Cannova [che evidentemente aveva fretta di concludere i lavori, N.d.A.] con la dichiarazione che sull’argomento in questione avrebbe preparato una memoria, pose fine al dibattito». Quel motu proprio del presidente Cannova diede il via definitivo all’Aia, oggi la procura di Palermo ci dice anche il perché.

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