E giunta la parola fine per la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea?
Marco Lupo, dirigente generale del Dipartimento Enegia e rifiuti della Regione, ha avviato il procedimento di “diniego all’istanza di rinnovo” delle Autorizzazioni integrate ambientali concesse a Tirrenoambiente nel 2009, e scadute lo scorso 21 maggio senza che l’attività di smaltimento venisse interrotta, con le quali si consentiva alla società partecipata del comune di Mazzarrà Sant’Andrea di ampliare, per la terza volta nell’arco di un decennio, la discarica di contrada Zuppà e realizzare un impianto di selezione e biostabilizzazione e al cui interno opera, dal 2008, anche un impianto di produzione di energia elettrica dalla combustione del biogas da discarica, impianto, ricordiamo, sequestrato per ben due volte dalla procura di Barcellona e “sanato” solo lo scorso anno da un provvedimento regionale.
Ricordiamo anche che i due provvedimenti per i quali oggi la Regione nega il rinnovo erano stati annullati da due sentenze del Tar di Catania per evidenti violazion nell’iter autorizzativo. Era stato cancellato dalle carte geografiche un intero paese che, complice la miopia delle istituzioni, da troppo tempo è costretto a subire l’inquinamento derivante da una discarica che non sarebbe mai dovuta nascere.
Oggi, nonostante il ribaltamento di quelle due sentenze da parte del Cga, che non aveva riconosciuto la legittimazione ad agire dei ricorrenti cittadini di Furnari, a seguito dell’istruttoria svolta dalla Commissione ispettiva nominata dall’ex assessore Marino sono state accertate “criticità tecniche nei provvedimenti autorizzatorie e “molteplici violazioni della normativa di riferimento” .
Gli ispettori della regione hanno evidenziato come “la discarica è stata gestita in fase operativa in assenza delle garanzie finanziarie obbligatorie e lo è tutt’oggi in assenza di autorizzazione all’esercizio a far data dalla scadenza del decreto AIA”. Inoltre viene contestata alla Tirrenoambiente “la mancata inclusione dei valori limite per le emissioni fissate per le sostanze inquinanti”, la “mancata indicazione degli opportuni requisiti di controllo delle emissioni, nonché l’obbligo di comunicare alle autorità competenti ed ai comuni interessati i dati relativi ai controlli delle emissioni”.
E infine, la “mancanza dei pareri degli enti preposti secondo il regime vincolistico, poichè l’area ricade nel Piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico del torrente Mazzarrà”.
Una discarica, sottolinea la Commissione ispettiva “realizzata in difformità al decreto legislativo 36/2003, nella zona di rispetto dove insistono i pozzi ad uso idropotabile (lo andiamo ripetendo, inascoltati, dal 1999) di approvvigionamento del comune di Furnari” e le cui “modalità di impermeabilizzazione” non sono “conformi” a quanto previsto dal decreto 36/2003,
Un quadro, quello rilevato dal Dipartimento, che avendo “forti ripercussioni di carattere ambientale nell’ambito della effettiva protezione messe in atto ed esistente nelle matrici, suolo, sottosuolo ed acque”, in aggiunta all’avvio delle procedure di infrazione per non aver ottemperato agli obblighi previsti da alcuni articoli delle direttive 75/442/CEE, 91/689/CEE e 1999/31/CE concernenti i rifiuti, quelli pericolosi e la gestione delle discariche, dovrebbe portare alla definitiva chiusura del sito.
Tirrenoambiente ha a disposizione solo dieci giorni di tempo per produrre le proprie contro-deduzioni. Poi la Regione esaminerà la documentazione prodotta e nella conferenza di servizi del 2 settembre presso gli uffici del Dipartimento Acque e Rifiuti.