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Santa Rosalia, dalla corruzione liberaci tu…

Piccola storia di “nor­malità” elettorale

Questo è il racconto di una vicenda accaduta realmente e realmente denun­ciata alle autorità. Questo però è pure il racconto di tante vicende accadute real­mente e realmente taciute. Qui la storia ha protagonisti veri chiamati con nomi fittizi, è ambientata in Sicilia per como­dità ma è spaventosamente perfetta an­che altrove, basta modificare un po’ il dialetto tra le virgolette. C’è il dito e c’è pure la luna. È questo il motivo per cui la racconto così.

Ore 23.00 del 25 maggio 2014. Chiudo­no i seggi e squilla il telefono: è una delle mie più care amiche, Rosalia, brillante neolaureata che vive in Sicilia, che cento euro per una giornata di lavoro come scru­tatore al seggio elettorale sembrano una fortuna.

Rosalia arriva al seggio e subito nota un signore che ne presidia il cortile e con un atteggiamento spavaldo conduce comizi spiccioli dell’ultimo minuto in un italiano stentato. La scrutatrice chiede al presiden­te e al segretario chi fosse quel tizio e loro, che al seggio ci stanno ormai ogni anno da dieci anni, rispondono distratte: “È uno che è sempre qua, ormai lo cono­sciamo, questo qualche anno fa si è pure candidato e ora è presidente della circo­scrizione, las­sa perdiri va”.

Il signore accompagna un elettore all’interno del seggio e comincia a rimpro­verarlo fermamente: “Ti rissi che devi scrivere i nomi che ci sono sul pizzi­no che ti ho dato!”.

Rosalia indignata chie­de di sospendere qualsiasi attività pro­pagandistica e di al­lontanarsi immediata­mente dal seggio. Sembra essere l’unica scandalizzata. La segreteria del seggio si limita a ribadire con molta più tranquillità l’invito ad allon­tanarsi dall’aula.

Il signore però non si arrende, perché se la vocazione politica chiama un devoto ri­sponde, e lui non demorde. Rimane fuori dalla scuola e chiama i rinforzi: cinque amici più giovani, ancora meno rassicu­ranti. Il “militante” si premura di fornire tutti i dettagli fisionomici della scrutatrice “esaurita”; così quando lei si avvicina loro possono smettere di fare proseliti. A que­sti signori è riservato un trattamento più che amichevole dagli altri presenti, che pure ben sanno chi hanno davanti.

Ecco che arriva un’anziana donna che va incontro al signorotto, stanca e provata dalla corsa fatta per arrivare in tempo al voto: “Sono stata ad un funerale, per que­sto ho fatto tardi, comunque tu nenti m’ha dari?“. Lui, che aveva notato la presenza della scrutatrice rompiscatole, esita, si spo­sta e tossisce nel tentativo di dare alla fedele sostenitrice un segnale d’emergen­za. Gli va male perché la fedelissima è mezza sorda, non lo sente e insiste. Si av­vicina un giovane amico nel tentativo di salvare il salvabile: “Signora sta cercando un posacenere? Venga con me”. Si sposta­no e la signora – che non stava neanche fumando – riceve un pizzino (bigliettino).

Questa scena è sotto gli occhi di tutti, che vedono ma non guardano. Rosalia è l’unica a intervenire: “Questa storia deve finire! Signora mi dia subito quello che ha in mano”.

L’anziana in un gesto rapido fa del pizzino una pallina e la lancia per ter­ra. Rosalia testarda lo raccoglie, lo apre e vede il simbolo di un partito segnato, e scritto in rosso il nome del candidato caldamente consiglia­to.

“Non abbiamo visto niente”

Tra le minacce, la scrutatrice chiama le forze dell’ordine, che a quel punto, co­strette a svegliarsi dal torpore e interveni­re, registrano la denuncia.

Nessuno dei colleghi di seggio si aggre­ga alla testimonianza. I commenti però si sprecano: “Rosalia hai esagerato, potevi evitare”; “È inutile perché tanto non cam­bia niente”; “Brava Rosalia ti stimo, qua tutti vedono e nessuno parla, tu sei stata coraggiosa”. I commenti che apostrofano il gesto come scorretto, inutile o addirittu­ra come eroico, convergono nel conside­rarlo ad ogni modo fuori dalla norma.

Fino a fine servizio gli amici degli ami­ci la guardano dall’esterno in cagnesco: lei non lo sa se la stanno aspettando. È un po’ angosciata. Il coraggio mica è man­canza di paura, questo ce lo hanno inse­gnato, ma piuttosto la capacità di non farsi condizio­nare dalla paura.

Di prudenza si muore, e di silenzio pure

Abbiate pazienza se la vicenda vi appa­re banale; e se è così, perdete la pazienza da­vanti alla normalità deviata a cui ci hanno abituati. Non siate pazienti, non verso chi vi ha di nuovo raccontato la stessa storia, ma contro chi ancora per­mette che si ripe­ta. Per denunciare i re­sponsabili non basta dare un nome al si­gnore che distribuiva pizzini e alla signora che li prendeva, non è utile descrivere il simbolo del partito: tutto ciò è stato già ri­ferito alla polizia, il cui compito è accerta­re se di reato si tratta.

Bisognerebbe nomi­nare ad uno ad uno quanti abbassano la te­sta in segno di con­senso, quanti, pur vi­vendo da cittadini onesti, avallano una si­tuazione generale disonesta. Gli stessi che retoricamente ti posano una mano sulla spalla se dici di no, ma loro al massimo dicono ni. Di pruden­za si muore, e di si­lenzio pure.

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