Un’assemblea antimafia a Marsiglia
“Banditismo pesante, ecco tutto”. Qua la parola “mafia” sembra ancora lontana. Tuttavia…
“Ma c’è anche a Marsiglia la mafia?” chiede, preoccupato, uno studente del Liceo don Bosco di Marsiglia. Ci troviamo nel capoluogo della Provenza, da molto tempo d’attualità per i numerosi omicidi, regolamenti di conti e problemi di criminalità organizzata legati allo spaccio di droga.
Siamo qui perché Valérie, professoressa d’italiano del liceo, vuole sensibilizzare i suoi allievi alle tematiche legate all’antimafia in Italia. Ha quindi invitato quattro membri di Libera France, l’antenna parigina dell’associazione Libera che dal 1995 si occupa di lotta alle mafie e promozione della legalità in Italia. Stando alla stampa francese, la risposta alla domanda del ragazzo sarebbe scontata: cinque omicidi per regolamenti di conti dall’1 gennaio ad oggi, i “quartieri nord” in preda agli spacciatori ed alle bande che si spartiscono territorio e poteri, insieme ad una politica locale sempre più debole parlano chiaro. Marsiglia è in una situazione pericolosa. Marsiglia è nelle mani della criminalità organizzata locale e straniera. Ma cosa rispondere al ragazzo? Ha usato proprio la parola mafia. Un tabù in Francia, salvo rare eccezioni
Ne abbiamo parlato anche con una magistrato francese che conosce molto bene le dinamiche e la situazione della criminalità organizzata.
“Marsiglia non ha niente a che vedere con la mafia che si conosce in Italia”, sono le sue prime parole. Ci ha detto, poi, che nel caso della Francia “si può parlare di banditismo “pesante” e ben organizzato. La sola analogia che si possa fare con l’Italia è con la malavita napoletana”, ha poi continuato. Qui, infatti, uno Stato forte esiste, a differenza dell’Italia.
“Il problema si risolverebbe con due azioni: rafforzando gli effettivi e le risorse delle forze dell’ordine e rilanciando l’economia di Marsiglia”.
I tanti modi di non dire “mafia”
Ma guai a pronunciare la parola mafia tout court in riferimento alla Francia. La versione ufficiale, che traspare dall’ultimo rapporto annuale del Sirasco (Service d’information de rensieginement et d’analuse stratégique sur la criminalité organisée), è che la mancanza di una gerarchia stratificata, sovversiva e segreta in questi fenomeni criminali francesi, contrariamente a camorra, ‘ndrangheta, mafia etc. sarebbe sufficiente per declassarli in “banditismo pesante”.
L’unica eccezione riguarda la presenza delle mafie italiane, russe, albanesi, cinesi ed il caso della Corsica. A proposito della criminalità organizzata corsa, infatti, la quasi totalità degli inquirenti ed esperti si trova d’accordo: in questo caso si può parlare senza problemi di mafia tout court. Addirittura un magistrato ci ha consigliato di indagare sui numerosi locali, bar, ristoranti ed attività commerciali corse che punteggiano la città di Marsiglia. Ma, come è noto, il rapporto tra la Corsica e Parigi è alquanto complesso. Quindi bisogna procedere con attenzione.
“Mentre lo Stato e le forze dell’ordine – nota un ragazzo – si dilettano in acrobazie linguistiche ed etimologiche per non parlare di mafia, la criminalità prolifera! Non sarebbe meglio fare qualcosa?”
“Meglio fare qualcosa…”
Fabrice Rizzoli, rappresentante di Flare France ed esperto della mafia italiana, sostiene che senza un associazionismo omogeneamente diffuso su tutto il territorio nazionale difficilmente si riuscirà a risolvere il problema. Effettivamente chiunque potrà constatare l’enorme numero di associazioni locali e di quartiere con sede nei degradati quartieri nord di Marsiglia. Tuttavia si tratta di tante piccole associazioni la cui portata, seppur importantissima e fondamentale, resta sempre a cortissimo raggio. E contro la criminalità transnazionale, l’associazionismo locale rischia di essere poco efficace.
“L’unica a non pagare il pizzo”
Un altro ragazzo ci ha raccontato con orgoglio che la madre, che gestisce un negozio in centro a Marsiglia, sarebbe la sola a non pagare il pizzo alla criminalità nel quartiere. Il pizzo a Marsiglia? Abbiamo fatto qualche domanda in alcuni negozi della zona Vieux Port e Opéra. Ma nessuno si è detto a conoscenza di racket in città. “Una trovata pubblicitaria della madre del ragazzo?”, mi suggerisce un commerciante scettico. Eppure non è un mistero che la brasserie David, un locale alla moda in posizione privilegiata sulla famosa Corniche, sia stata incendiata due volte. E gli inquirenti parlano di roghi dolosi. Un’altra donna, che preferisce restare anonima, ci ha confidato che molti locali ed attività commerciali del quartiere della Plaine sono vittime del racket, oppure i proprietari sono obbligati ad installare dello slot machine (vietate al di fuori dei casinò in Francia) da parte della criminalità organizzata.
Venendo da Parigi, da sempre diffidente nei confronti della più antica città di Francia, ci aspettavamo di vedere una città degradata e pericolosa.
Al contrario, mai una situazione di pericolo, mai un momento in cui ci siamo sentiti insicuri.
Ma allora la stampa si inventa tutto solo per fare notizia e vendere di più? E poi, perché le redazioni parigine non danno altrettanto spazio alla criminalità dell’Ile de France, addirittura più concentrata e ugualmente potente? Questo modo di fare giornalismo rischia di rivelarsi pericoloso poiché invece di spegnere un disagio aumenta la vergogna degli onesti cittadini del posto, con la conseguente chiusura in se stessi e l’isolamento di Marsiglia.
Quello che si può osservare facilmente è la scelta politica di spaccare Marsiglia in due parti: da un lato la zona turistica, del centro storico, ad est della Canebière, sicura, tranquilla e dinamica capitale della cultura 2013; dall’altra parte la zona dei quartieri nord, da sempre il bastione della sinistra, dove si concentrano gli alloggi popolari, dove si annida la miseria, dove le associazioni di quartiere lamentano l’assenza dello stato?
La sensazione è proprio questa. Quella di una sorta di ghettizzazione dei quartieri a nord ovest: quelli dal tredicesimo al sedicesimo arrondissement . Dove abita un terzo della popolazione. Non bisogna dimenticare che Marsiglia è il capoluogo della Provenza non solo nei quartieri centrali dove passeggiano i turisti e si vota UMP. Marsiglia si estende da l’Estaque ai calanchi.
L’incontro al liceo
L’incontro nel liceo Bosco, un istituto professionale, è durato due ore e mezza circa. Una settantina di ragazzi e tre ragazze hanno ascoltato con la consueta attenzione delle assemblee di istituto quattro interventi molto diversi ma con un filo conduttore comune.
Per rompere il ghiaccio, una presentazione emblematica del modus operandi della ‘ndrangheta tramite delle scene di documentari e reportage scelte e commentate da Fabrice. A seguire, Concetta ricordava brevemente la vita e le opere dei personaggi più importanti nella lotta alle mafie in Italia. Chiara analizzava e decrittava la scena del backstage di Gomorra che potremmo intitolare “l’angoscia di morire”.
Infine i ragazzi erano esortati a passare all’azione attraverso la presentazione della realtà di Libera e dei campi estivi. Infatti dall’estate 2014 gli ormai famosi campi di Libera sono attrezzati per accogliere anche ragazzi e ragazze stranieri. Un’occasione unica per fare antimafia in maniera concreta attraverso il lavoro nei campi un tempo appartenenti ai mafiosi. Un modo efficace per mostrare come la lotta all’illegalità ed alle mafie non possa essere limitata all’Italia ma debba avere per protagonisti tutti in Europa.
Abbiamo deciso di non andare a “La Croix-Rouge” in compagnia di polizia e del presidente della locale associazione di quartiere per scattare due foto, constatare il degrado e l’abbandono da parte dello Stato, avvicinare due ragazzi che spacciano e poi documentare con dovizia di particolari l’eroica fuga verso la civiltà scortati dai gendarmi mentre dei delinquenti spietati ci lanciano pietre addosso insultandoci. Fin troppi reportage, anche molto ben fatti, giacciono ignorati o strumentalizzati nel web e nella stampa.
Ci è sembrato giusto far luce anche su altre questioni e realtà che spesso la stampa tralascia o decide di omettere. È troppo facile scaricare tutti i problemi di Marsiglia sugli immigrati dei quartieri nord.
Capitale del Mediterraneo
Sabato sera, al tramonto, ci godiamo il panorama, superbo, dalle pendici che ospitano la basilica di Notre Dame de la Garde. Qui si ha l’impressione di poter controllare tutta Marsiglia. Si vede il porto più antico di Francia, fondato 2600 anni fa in seguito al matrimonio tra un turco ed una ligure, Protis e Gyptis. Affianco svetta la Maison de la Méditerranée: ci ricorda che questo lato del Mediterraneo è ancora sinonimo di casa e di speranza per molti che sono nati dalla parte sbagliata del mondo e che spesso decidiamo di lasciar morire.
Una volta che si viene qua sopra si capisce tutto e non si hanno più dubbi: Marsiglia può essere la capitale del Mediterraneo. La città che è nata ed è diventata una grande potenza grazie al suo crogiuolo di culture deve agire adesso per risolvere i suoi problemi. Può collassare o affrontare la realtà e trasformare i suoi problemi in risorse.
“Riusciremo a vincere?”
“Ma c’è anche a Marsiglia la mafia?” Senza il consenso e la connivenza della gente le mafie e la criminalità non sopravvivono. I marsigliesi hanno più che mai l’occasione e la necessità di prendere l’iniziativa per risvegliare le coscienze di un Paese e di un Continente. Per riaffermare il diritto ad una vita felice, sicura e libera.
“Ma si riuscirà a vincere le mafie?” è l’ultima domanda che ci viene posta al liceo don Bosco. Il giudice Giovanni Falcone amava ripetere che “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”.