giovedì, Novembre 21, 2024
Come fosse oggi

20 ottobre 1974, Adelchi Argada e la sua scelta dalla parte degli oppressi

Adelchi si era lanciato su uno dei suoi compagni, colpito a una gamba da un colpo d’arma da fuoco. Ma nel farlo ne piovvero altri quattro, che lo uccisero. Era il 20 ottobre 1974 e la vittima era un giovane operaio, di quelli che magari avrebbero voluto studiare, ma che troppo presto erano stato costretti a ripiegare sul magro stipendio pagato a chi sta in fabbrica. Alla passione per la politica, però, Adelchi non ci aveva rinunciato.

Militante del Fronte Popolare Comunista Rivoluzionario Calabrese (Fpcr), era presente quel giorno a Lamezia Terme, dov’era in programma la festa provinciale dell’Avanti. Ed era in programma anche una manifestazione contro i neofascisti che si ritevano autori delle scritte comparse nella notte precedente sui muri della città. Quando il corteo iniziò a partire, motivi di tensione erano già stati registrati. E dalle parole si era arrivati alla soglia dello scontro fisico senza che si fosse tuttavia ancora giunti all’epilogo di giornata.

Un epilogo che si sarebbe toccato intorno alle 15.30 quel 20 ottobre di 29 anni fa, una domenica. Fu intorno a quell’ora infatti che i fratelli Adelchi, con altri compagni, incrociarono cinque giovani di estrema destra. A quel punto dalle mani si passò ai proiettili, quattordici in tutto, quattro dei quali, appunto, uccisero Adelchi.

Ai suoi funerali arrivarono a Lamezia Terme in trentamila. E nel corso della cerimonia, a cui in tanti dovettero assistere accontentandosi della piazza davanti alla cattedrale, uno studente pronunciò queste parole:

Conoscevamo Adelchi Argada come uno dei nostri migliori militanti, sempre schierato dalla parte degli oppressi. Bisogna capire perché è morto; era un operaio, uno dei tanti giovani costretto a una certa età a lavorare perché per i proletari, per i figli dei lavoratori, non esistono privilegi che sono di altri. Argada ha fatto una scelta, si è messo dalla parte di chi vuole una società diversa non a parole, in cui lo sfruttamento sia abolito e il fascismo non possa trovare spazio.

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