14 ottobre 2007, Aldo Bianzino, morto mentre era nelle mani dello Stato
La storia di Aldo Bianzino ricorda fin troppo da vicino quella del diciottenne ferrarese Federico Aldrovandi. Aldo infatti, per quanto più anziano di Federico (ha 44 anni), il 12 ottobre 2007 viene arrestato insieme alla sua compagna, Roberta, e portato nel carcere perugino di Capanne, in isolamento. A farlo finire in cella è una coltivazione di canapa indiana scoperta nella sua abitazione di campagna, a Pietralunga, a poca distanza da Città di Castello.
Il giorno dopo l’uomo, che è un falegname, incontra il suo avvocato, ma 24 ore più tardi il detenuto è morto, senza che avesse problemi di salute così gravi da giustificarne il decesso, nonostante all’inizio si parli di cause cardiache e poi della rottura di un aneurisma. Poi la doccia fredda del referto dell’autopsia: a uccidere Aldo potrebbero essere state le lesioni interne riscontrate dal medico legale. Lesioni che parlano di due costole fratturate, milza e fegato spappolati e quattro ematomi cerebrali. Il sospetto che si fa largo, dunque, è che abbia subito un pestaggio mentre si trovava già in carcere.
A quel punto inizia una battaglia giudiziaria condotta dai figli di Aldo, Elia e Rudra, per capire cos’è accaduto. In questo sono supportati da avvocati come Fabio Anselmo, il legale di Ferrara che si è occupato anche del caso di Federico Aldrovandi e di quello del geometra romano Stefano Cucchi. Ed è in questa fase che emerge come il detenuto sia stato percosso e poi non sia stata soccorso, nonostante vicini alle Capanne ci fosse un ospedale presso cui avrebbe potuto essere soccorso e curato.
Oggi esiste un comitato che si batte per la verità sulla vicenda di Aldo Bianzino. Una vicenda per la quale si chiede la riapertura del caso, finito con una lieve pena per omissione di soccorso a carico di una guardia carceraria. E per conoscere meglio la storia di Aldo, ma anche quella di altre vittime per mano di forze che avrebbero dovuto tutelare coloro che custodivano, c’è una ricostruzione che ne tira le somme:
Infine quelle di Bianzino e di Aldrovandi non sono le uniche vicende del genere. Altre ne raccontemo prossimamente e diverse di queste, per una coincidenza, sono concentrate più o meno negli stessi periodi.
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