“Signora Bertolino, lei sì che è un uomo!”
Intervista con una “memoria storica” dell’antimafia, Enzo Guidotto
Siamo a Salemi, in occasione della presentazione di “Vent’anni” con Enzo Guidotto, consulente della Commissione antimafia e Presidente dell’Osservatorio veneto sulla mafia dal ’92.
Guidotto: Ho avuto modo di conoscere Borsellino per averlo invitarlo più volte nel nord est, a Udine all’università e in provincia di Treviso. Siamo stati suoi ospiti anche a Villa Grazia di Carin, nel ’90. Nel maggio del 90, venne a trovarmi per partecipare insieme ad alcuni convegni: arriva all’aeroporto di Venezia con la moglie, e non ha la scorta. E’ noto che per concludere l’istruttoria del maxi processo, sia lui che Falcone erano stati portati di peso nell’isola dell’Asinara, per potere continuare a svolgere il loro lavoro, essendoci una situazione non di semplice rischio ma di pericolo.
Questo si verifica nell’estate dell’85, all’indomani dell’uccisione del commissario Montana, del commissario Cassarà e dell’agente Antiochia. E’ noto anche a tutti, quindi a maggior ragione alle autorità, che le sentenze di morte di Cosa Nostra vengono eseguite. Chi non le esegue viene castigato, e non hanno una scadenza. Eppure non aveva la scorta.
Maggio del ’90, la prima notte lui e la moglie la passarono in un albergo di Castelfranco Veneto provincia di Treviso. L’albergatore era un po’ tonto, il maresciallo dei carabinieri ha detto che i carabinieri avrebbero fatto “qualche giro” con la gazzella. Qualche giro non significa niente, perché i mafiosi sono intelligenti e furbi. Chi dispone i servizi di sicurezza a volte dimostra di non essere nè intelligente nè furbo. E non gli diedero scorta.
Così l’indomani lo feci ospitare in una villa veneta, di proprietà dei Fratelli delle scuole cristiane. Nessuno sapeva che si trovavano là marito e moglie. Per cui i carabinieri nelle notti successive hanno continuato a fare i giri, all’albergo, inutilmente.
Proprio quella volta, appena è sbarcato dall’aereo, è salito sulla mia macchina e gli ho posto delle domande su un personaggio… su una signora figlia di un noto mafioso, secondo gli atti della commissione parlamentare antimafia.
Una signora, proprietaria della distilleria di Partinico, Antonina Bertolino.
Ma la signora Bertolino è originaria di Salemi…
Guidotto: Dunque: il padre, Giuseppe Bertolino, era di Partinico, e secondo quanto disse Buscetta, fu capo della famiglia mafiosa di Partinico, nonché membro della cupola di Cosa nostra per un certo periodo. Lui era di Partinico, la moglie era una Agueci di Salemi, figlia di un cavaliere rispettabilissimo che abitava in via Crispi, la stessa strada in cui abitava la famiglia Salvo. Ma il cavaliere Agueci era una persona stimata in paese e difatti avversò, in qualche modo, il matrimonio della figlia con Giuseppe Bertolino per alle notizie che circolavano su questo personaggio, che aveva fatto fortuna in America. Qualcuno dice che faceva parte di un gruppo mafioso in America, qualcuno dice che è stato autista di Al Capone. Ma bisognerebbe vedere di trovare una fonte certa.
Si dice anche che la signora Bertolino abbia avuto un incontro con Paolo Borsellino…
Guidotto: Beh, un incontro con Borsellino… Lei ha avuto un incontro forse anche col Papa. Ha avuto degli incontri sicuramente con Giulio Andreotti. Quando alla Procura di Palermo c’era Caselli, ed erano state avviate le indagini su Andreotti, nel procedimento penale per i suoi rapporti con la mafia, la procura di Palermo chiese alla Digos di tutta Italia di acquisire elementi di conoscenza su Andreotti, relativamente a frequentazioni di mafiosi, o soggetti vicini alla mafia.
Ecco, io seppi che lei, con un imprenditore di Campo San Piero (Padova) era andata da Andreotti. Che differenza c’è tra un incontro di Adreotti con un mafioso e l’incontro di Andreotti con la figlia di un mafioso? Eh, dal punto di vista della comunicazione non c’è gran differenza.
Siccome Borsellino una volta mi aveva detto che quando uno sa qualcosa deve riferire a chi di dovere, perché può darsi che l’inquirente nel suo contesto ricostruisca una situazione, in base ad un maggior numero di tasselli del mosaico. Io lo feci presente alla procura di Palermo, e questo giustificò la mia convocazione. Fra l’altro è importante questo incontro con Borsellino, e bisogna vedere come fu.
La signora Bertolino andò a trovare Luciano Violante quando era presidente della commissione antimafia, battendo i pugni sul tavolo. perché l’avevano con lei, ecc…
Molti non lo ricordano e la notizia non è stata rilanciata, ma una volta le hanno fatto un’intervista, su “L’altra Italia” o qualcosa del genere, e allora il giornalista le chiede: “Cosa dice del fatto che Totò Riina ha espresso degli apprezzamenti molto lusinghieri nei suoi confronti?”
Totò Riina infatti avrebbe detto: “Questa donna sì che ha i cosiddetti… non come tanti nostri maschietti ritenuti tali solo perché portano i pantaloni”.
Lei rispose: ”Beh si vede che Totò Riina, abitando in Sicilia, ha apprezzato la mia attività e questo non può che farmi piacere”.
Ecco, le faceva piacere l’apprezzamento di un criminale del livello di Totò Riina. Paradossale.
Cos’è cambiato da vent’anni a questa parte?
Guidotto: Beh, da vent’anni a questa parte, sono venuti fuori tanti altarini. Sono venute fuori notizie che hanno dato conferma dell’esistenza del depistaggio, delle trattative. Ecco, questo è un fatto molto importante. Ci sono stati dei successi, ma la guerra è tutt’altro che vinta.