“Qui Lombardo non è gradito”
L’udienza preliminare è stata rinviata al 24 maggio. Coincidenze.
Al Governatore verrà chiesta spiegazione dei suoi “rapporti diretti e indiretti con rappresentanti di Cosa Nostra”, rapporti non solo documentati, ma “provati in punta di fatto”, come hanno scritto i pm. Un contatto per niente “occasionale, né marginale”, anzi. I magistrati lo definiscono “cospicuo, diretto e continuativo”, volto ad assicurare “il costante e consistente appoggio elettorale della criminalità organizzata”.
Le prove. I carabinieri filmano la festa in onore di Angelo Lombardo, eletto deputato, che arriva al party con un Suv di grossa cilindrata (una Audi Q7 intestata all’Mpa), e si intrattiene con ospiti poco “raccomandabili”. Ma soprattutto i carabinieri registrano. Registrano le telefonate dei boss: Vincenzo Aiello, ritenuto uno dei capi di Cosa Nostra a Catania (secondo alcuni, addirittura il capo dei capi, eletto da Nitto Santapaola in persona); Raffaele Bevilacqua, boss di Enna; Rosario Di Dio, considerato un “esponente di primissimo piano” del clan Ercolano Santapaola.
“Da me all’una e mezza di notte è venuto. Ed è stato due ore e mezza qua da me, dall’una e mezza alle quattro di mattina. Si è mangiato sette sigarette”, dice quest’ultimo ai suoi picciotti, parlando di Raffaele Lombardo, “Raf” per gli amici. Come per il boss Bevilacqua, già assessore provinciale DC, esponente di spicco del “gotha della mafia nissena”, che con Lombardo prende appuntamenti e ha diversi scambi telefonici.
Legami accertati, dunque. Intercettazioni telefoniche, filmati. Ma Lombardo respinge tutte le accuse, liquida l’intero quadro probatorio: “Si tratta di un complotto politico”. Un’ipotesi sostenuta tenacemente anche da Gioacchino Genchi, già consulente proprio per le stragi di Capaci e Via D’Amelio, che ha accettato l’incarico di difendere il Presidente siciliano (fatto insolito per il perito, che non ha mai fornito consulenze private, ma ha sempre lavorato per l’Autorità Giudiziaria). Genchi denuncia “un complotto di dimensioni titaniche” a danno di Lombardo e afferma di poter dimostrare che le accuse a suo carico sono “infondate”. Si vedrà.
Restano intanto quelle telefonate, quegli incontri nel cuore della notte, quelle relazioni pericolose. E resta la volontà, da parte di Maria Falcone, di non scendere a compromessi. Un’ostinazione che a quanto pare è un fattore genetico nella famiglia Falcone. E che non viene meno neppure quando in gioco vi sono personaggi che fanno paura. Che si chiamino Aiello, Lombardo o “Iblis”.
Memoria
COSI’ SCRISSE LUISA, TERZA B, 13 ANNI
Peppino Impastato era un giovane, nato in una famiglia di mafiosi, che decise di ribellarsi all’omertà e alla mafia stessa perché per lui aveva dei principi sbagliati. Lui sperava in un mondo giusto, senza traffici di droga e senza ricatti. Questo lo portò ai conflitti con il padre e con la famiglia e alla morte, saltato in aria con del tritolo. La sua morte fu presto fatta passare come un suicidio e sembrava che tutto ciò che quel giovane insignificante aveva fatto fosse stato cancellato. La mafia aveva vinto e aveva messo tutto a tacere come sempre. Sarebbe finita così la storia se non fosse stato per un piccolo particolare: Peppino aveva portato speranza nei cuori della gente e la speranza non seppe tacere, la speranza doveva manifestarsi. Essa diventò la base di una nuova “guerra” contro la mafia e in onore del giovane Peppino. Così ancora oggi la “guerra” continua e grazie alla speranza lasciata da Peppino e tramandata di generazione in generazione un giorno batteremo la mafia e renderemo il mondo un posto migliore.
Ma la lotta di Peppino non era solo contro la mafia e contro il conformismo; lui combatteva anche contro chi sogna di migliorare il mondo seduto su una sedia. Lui infatti ci ha insegnato a rincorrerli, i sogni; ci ha insegnato a rimboccarci le maniche e a lottare fino ad essere stremati. Io credo che questo significhi vivere, questo è quello che ci rende importanti. Se nessuno inseguisse i propri sogni non ci sarebbero i cantanti, i musicisti, i ballerini, gli attori, gli scrittori, i politici onesti perché questi anziché cantare, suonare, ballare, recitare, scrivere, preoccuparsi del bene di tutti sarebbero seduti su una sedia ad immaginare di realizzare i loro sogni senza concludere nulla.
Questo non vuol dire che se si combatte e ci si impegna si può ottenere tutto, ma se si sta sulla sedia l’unica cosa che si otterrà sarà il rimpianto di non averci provato, di aver perso tempo. Così, quando sarai vicino alla morte non dirai “avrei potuto…”, ma dirai “ho vissuto”. Infatti io credo che vivere, e non sopravvivere, significhi proprio questo: lottare per i nostri ideali e i nostri sogni, avere speranza non solo nel cuore, ma in tutto il corpo e nell’anima, tanta speranza da riuscire a tramandarla ai nostri figli che inseguiranno i loro sogni con tutte le loro forze e forse, chissà, riusciranno a farli diventare realtà.