“A Ragusa la mafia si nasconde dietro ai soldi”
A Ragusa la mafia non si vede ma si sente la puzza dei soldi sporchi. Francesco Fallica, comandante della Guardia di Finanza di Ragusa, ripete ogni giorno che qui è una lavanderia. E le banche devono fare qualcosa.
Colonnello Fallica, lei ha fatto della lotta al riciclaggio a Ragusa una questione di primaria importanza. Che succede a Ragusa?
Nessuno deve sentirsi escluso dal cancro del riciclaggio, tantomeno Ragusa. Oggi i soldi viaggiano veloce e lo fanno attraverso flussi non sempre controllabili. È importante il ruolo delle banche perchè sono il primo momento in cui i soldi entrano nel sistema. Quindi se la banca è attenta, segnalando le operazioni sospette, il riciclaggio si può attenuare. Incuriosisce che queste segnalazioni sono poche nel ragusano, anzi pochissime, nonostante gli scandali che sono scoppiati in provincia.
Facciamo parlare le cifre. In un anno quante segnalazioni sono partite dalle banche?
Nell’ultimo anno circa 130. Sono poche, dovrebbero essere molte di più. Nell’ultimo periodo sono cresciute ma non basta. La segnalazione è un aspetto culturale. Molti non segnalano perchè c’è un rapporto personale con il soggetto che compie un’operazione sospetta. Solitamente, abbiamo notato, si segnala quando il soggetto cambia banca, quasi per vendetta. I funzionari sanno quello di cui parlo, e sanno pure perchè non si fanno le segnalazioni. Ma questo comportamento arreca un danno a loro stessi con possibili sanzioni, ma soprattutto perchè si inquina l’economia.
Come e chi ricicla a Ragusa?
Si ricicla attraverso la banca, oppure attraverso i professionisti o tramite attività commerciali. Anche se non penso, quest’ultimo, sia al momento il sistema principale per pulire il denaro.
Ragusa è stata definita la capitale del riciclaggio in Sicilia, non penso che questa definizione sia molto lontana dalla realtà. La vicinanza con Malta è un fattore importante. E poi ci sono state e ci sono presenze di soggetti con precedenti mafiosi che fanno riflettere. Questo ci incuriosisce e stiamo compiendo attività su questo.
Mafia e riciclaggio. Il mito della Ragusa “babba” si sgretola sempre più. Le vostre indagini sull’eolico e sul settore vinicolo sembrerebbero confermare questa tesi.
Nella zona ci sono stati interessi nell’eolico di alcuni personaggi ambigui con vicinanze mafiose. Questi soggetti si sono infiltrati in provincia tramite passaggi societari che abbiamo osservato. Questo ci fa riflettere e ci stiamo lavorando.
Nel settore del vino io avevo colto, in tempi non sospetti, alcune intromissioni di alcuni soggetti che vanno approfonditi. La Procura ci sta lavorando.
Perchè Ragusa è una zona franca per gli investimenti sospetti?
Perchè c’è un tessuto economico diverso dal resto dell’Isola. Perchè il cittadino ragusano è solitamente per bene, lavoratore, proprietario. Sta bene curando il proprio giardino, non ha tendenze distruttive. Questo aspetto nel tempo è stato colto da gruppi criminali che hanno fiutato l’affare che si poteva nascondere dietro questa tranquillità.
Soggetti nel tempo si sono infiltrati e hanno fatto determinati interessi. È sotto gli occhi di tutti la presenza di colonie di palermitani e trapanesi. Stiamo parlando di persone con profili criminali interessanti. Qui non si è immuni ma ancora non abbiamo capito il quadro generale. Convinciamoci che qui c’è stata e c’è la criminalità organizzata. La tranquillità paga.
Chi comanda a Ragusa? La vicinanza farebbe pensare ad un’influenza dei catanesi.
Qualcuno racconta della presenza di catanesi di massimo livello sul posto. Si racconta che Santapaola abbia fatto parte della latitanza qui. Va detto che qui la mafia non è quella dell’estorsione. È una mafia esterna fatta con presenze forti e io penso sia soprattutto palermitana.